La
corruzione italiana fra
statalismo e liberismo
Abbiamo più volte affrontato la
questione della corruzione, ovviamente dal punto di vista sociologico (http://carlogambesciametapolitics.blogspot.it/search?q=corruzione
) . Vale la pena di tornarci
sopra? Sì, e per una semplice ragione: la “Relazione dell’Unione
sulla Lotta alla Corruzione”
Pensiamo alla sempre più ingombrante presenza dello stato nell’economia
e alla crescente
ampiezza di quell’area grigia,
pubblico-privato: un’ambigua terra di
nessuno dove ci si confronta a colpi di
appalti, autorizzazioni, permessi,
controlli ispettivi, regolazioni, eccetera.
Di conseguenza, le occasioni di corruzione e concussione sono praticamente infinite. Cosicché,
la corruzione politica, stante la situazione italiana dove il peso dello
stato nell’economia è rilevante, può essere contrastata solo con dosi massicce
di liberismo. A brigante statale,
brigante e mezzo liberista… Quanto più lo stato viene espulso
dall’economia tanto più diminuiscono le
occasioni e le tentazioni della corruzione politica. E di riflesso anche
le concussioni.
Naturalmente, ciò non significa,
che la risposta liberista sia
valida in assoluto. Infatti, non
parliamo di principi eterni, ma di metodologie economiche vincolate
storicamente.
Oggi, se si vuole contrastare la corruzione si deve essere liberisti. Domani si vedrà.
Carlo Gambescia
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