Il libro della
settimana: George Orwell, Nel ventre della balena, nuova edizione
ampliata. a cura di Silvio Perrella, Bompiani 2013, pp. 380, Euro 10,50 .
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Si legge ancora
Orwell? Curiosamente La
fattoria degli animali e 1984 sembrano
tuttora non dispiacere, forse per il pendant anticapitalista, al lettore
“indignato” e magari nostalgico del Muro
berlinese. L’esatto contrario, se ci si pensa bene, di ciò
che auspicava Orwell. Il quale riteneva il capitalismo
un malato grave ma comunque curabile. In che
modo? Iniettando socialismo democratico
direttamente in vena. E se necessario, come
in chemioterapia, in dosi da
cavallo, senza però uccidere il paziente.
Nulla a che vedere
insomma con le pericolose ubriacature leniniste, staliniste,
mussoliniane, hitleriane che tanto avevano agitato i combattenti degli
opposti fronti durante la guerra civile spagnola. Un
evento al quale Orwell, da socialista liberale
privo però di illusioni perfettiste, dedicò il suo libro più
intenso, Omaggio alla Catalogna: testo
struggente perché figlio di un’intuizione epocale, legata, come
ogni maligno fulmine a ciel sereno, alla disillusione maturata e patita
sulle riarse pietraie catalane: che fascisti e antifascisti condividevano la
stessa ottusa mentalità totalitaria. Un'intuizione di quelle
giuste, e perciò tuttora poco amata dai
nipotini di quei nonni in camicia nera e rossa ( o
russa): pacifisti, anti-occidentalisti, decrescisti, rosso-brunisti,
rifondatori comunisti, neo-fascisti e compagnia cantante. I
quali "pescano" in Orwell, come dicevamo,
solo quel che fa più comodo ideologicamente.
Giunge quindi più
che mai opportuna la riedizione della bellissima raccolta orwelliana di scritti
letterari e politici ( per giunta resa più interessante
dall’inserimento di un lungo saggio sulla guerra di Spagna): Nel
ventre della balena(Bompiani), a cura di Silvio Perrella. Un
volume, ben suddiviso in quattro sezioni (Sul leggere; Sullo scrivere;
Sul credere e sul non credere; Sul vivere e sul morire), che si divora in un
pugno di ore. Un po’ per lo stile colloquiale (ben reso dai traduttori), un
po’ per l’ipnotico fascino degli argomenti trattati: autobiografici, critici,
artistici, filosofici, sociologici e politici.
La sezione
indubbiamente più interessante (almeno per i cultori, come
noi, della sociologia del potere) è quella politica, la terza.
Che si apre con due saggi fondamentali: “Nel ventre della balena” e “Sguardo
retrospettivo sulla guerra spagnola”.
Orwell si interroga
intorno a una questione fondamentale: si possono conciliare impegno
politico e letterario? Lo scrittore deve adagiarsi, magari
passivamente, nel ventre della balena delle grandi questioni
del suo tempo? Oppure chi scrive deve contrastare il male anche
ricorrendo alle armi? O comunque sostenere con la penna la causa dei
combattenti ?
Diciamo che Orwell
non offre risposte sicure o vie d’uscita comode, se non quella,
apparentemente sommessa, di provare a conservare, in qualsiasi
situazione, il rispetto verso la propria e altrui umanità. Soprattutto in
guerra. E lo spiega alla sua maniera, tra il serio e il faceto, lasciando però
il segno: "Un soldato [franchista], che probabilmente recava un messaggio
a un ufficiale, balzò fuori dalla trincea e corse in piena vista lungo il
margine del parapetto. Non aveva avuto il tempo di vestirsi completamente e si
reggeva i pantaloni con ambedue le mani. Non ebbi il coraggio di sparargli. È
vero che non sono un tiratore scelto, ed è molto improbabile che, alla distanza
di cento metri, riesca a centrare un uomo in corsa. È anche vero che pensavo
soprattutto a tornare sano e salvo alle nostre trincee, mentre i fascisti erano
stati distratti dagli aeroplani. Ma ciò che mi impedì di sparare fu il
particolare dei pantaloni. Ero venuto per colpire un fascista. Ma un uomo
che regge i pantaloni che stanno per cascagli non è un fascista, è
evidentemente un nostro simile, e questo pensiero mi tolse ogni desiderio di
sparargli"(p. 203).
Probabilmente,
a parti invertite, Ernst Jünger, l'Omero delle tempeste di
acciaio, avrebbe sparato lo stesso. O no?
Carlo Gambescia
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