Il libro della settimana: Andrea Granelli, Il lato oscuro del digitale. Breviario per (sopravvivere) nell’era della rete, prefazione di David Bevilacqua, postfazione di Antonio Spadaro, Franco Angeli 2013, pp. 160, Euro 21,00.
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Di regola le rivoluzioni, provocano reazioni politiche. Non per prenderla, troppo alla larga o addirittura fuori misura, ma ad esempio alla Rivoluzione Francese seguì il Congresso di Vienna. E, per entrare in argomento, alle Rivoluzioni industriali (perché se ne contano più di una) la nemesi ecologista. In fondo, gli scalmanati della No Tav stanno ai valori del progresso come gli aristocratici convenuti a Vienna stavano agli ideali repubblicani dei sanculotti.
Pertanto, anche la Rivoluzione digitale, troverà i suoi accesi nemici reazionari? A questo e altri interrogativi risponde un bel libro, fresco di stampa: Il lato oscuro del digitale. Breviario per (soprav)vivere nelle’era della rete (Franco Angeli). Ne è autore Andrea Granelli, specialista della materia e imprenditore di successo proprio nel "ramo" del digitale (per usare il vecchio termine, tanto amato dai “cummenda”milanesi).
Parliamo di un libro ben scritto, diremmo avvincente. In poco più di centocinquanta pagine ( suddivise in quattro snelli e organici capitoli), Granelli riesce a dominare una materia magmatica e controversa come quella del futuro digitale, sezionando, con abilità chirirgica, i suoi lati dark. E quali sono? Si va, solo per citarne alcuni, dal rischio populista alla nascita di straripanti monopoli economici, dall’anomia digitale all’overdose di informazioni e allo scarso rispetto per la diversità culturale.
Si prenda, ad esempio, la questione - semplificando - dell’anomia digitale. Granelli scorge nel forzato isolamento dell’internauta, chiuso in casa davanti alla tastiera (e perciò privo di riferimenti sociali: ecco l'anomia), un grande pericolo: quello di essere non tanto in contatto con tutto il mondo quanto ( se non esclusivamente) con il proprio narcisismo... Siamo dinanzi a una falsa socialità, illusoriamente fondata sul principio sbagliato. Quale? Che l’amico della rete sia un amico vero. Insomma, che la quantità delle amicizie con perfetti sconosciuti, alimentata da Facebook, possa trasfomarsi in qualità, ossia in autentico capitale sociale: in rapporti duraturi e vissuti. Il che, come si prova nel libro, è falso.
Sotto questo profilo, scrive Granelli, « il digitale - può essere un creatore di illusioni, con le sue promesse molto evocative ma difficilmente mantenibili. Queste promesse, quando vengono disattese, possono creare stati fortemente depressivi e quindi rafforzare la percezione che nulla funzioni e che viviamo in tempi di crisi. Questa percezione - che spinge a rassegnarsi e a tirare i remi in barca - è particolarmente pericolosa per i nativi digitali [i giovani nati e cresciuti con le tecnologie digitali, ndr], poiché (…) per loro la vita reale e quella virtuale sono un continuum integrato senza soluzione di continuità. Un problema nel mondo digitale equivale a un problema nella vita reale» (p. 103).
Ciò significa che la nemesi della rivoluzione digitale, in primo luogo, può culminare - come sta avvenendo - nella creazione di un universo irreale, popolato di persone reali ma sempe più incapaci di reagire e interagire concretamente con i propri simili, a loro volta prigionieri della crescente irrealtà digitale. Il che, in secondo luogo, potrebbe però non escludere, per reazione, vere e proprie esplosioni luddiste. Far nascere una specie di fondamentalismo antidigitale, destinato a crescere, anche se all’inizio patrimonio di pochi duri e puri.
Non vanno però neppure sottovalutate le conversioni in senso opposto: dal populismo analogico a quello digitale. Come ad esempio quella di Beppe Grillo. Secondo alcuni biografi, sembra infatti che il carismatico leader cinquestellato, prima di incontrare Casaleggio, una specie di Casanova del digitale, predicasse contro l’uso del personal computer…
Come evitare questi eccessi? Granelli, parla della necessità di lavorare, cominciando dalla scuola, intorno a una «pre-disposizione che ci consent[a] di cogliere il meglio del digitale ( e proteggerci dal peggio), andando molto al di là del semplice risultato di un addestramento o alfabetizzazione» (p. 132). Occorre «sensibilità», quale affinamento psicologico e culturale, da perseguire attraverso l’uso abbinato di «cuore e cervello».
Insomma, va acquisita, fin da piccoli, l'abitudine alla lettura, allo studio e alla riflessione: i soli mezzi capaci di affinare la nostra sensibilità. Granelli sottolinea l'importanza, psico-culturale di farsi, come si diceva un tempo, una cultura. E principalmente di far capire, in particolare ai giovani, che intorno al personal computer c’è tutto un mondo…
Il lato oscuro del digitale sembra essere percorso da una antica certezza: che la conoscenza possa trasformarsi in virtù. Detto altrimenti, che il sapere faccia l’uomo buono. O «sensibile» per dirla con Granelli. In questo senso, lo scienziato-filosofo, il politico colto, il cittadino informato, lo studente modello, l’internauta umanista, l'imprenditore digitale che legge e rilegge la Divina Commedia, potrebbero rappresentare la giusta risposta ai lati dark della rivoluzione informatica. Augurio che facciamo nostro.
Carlo Gambescia
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