Cara donna Mestizia,
Le segnalo un grave
episodio recentemente verificatosi sotto i miei occhi. Con l’idea di acquistare
una bistecca per cena, ieri sera, all’uscita dal lavoro, mi reco dal macellaio
di fiducia. Sono le sei e mezzo, il negozio è affollatissimo, e il titolare, il
sempre valido ma ormai ex giovane Cav. Nereo Sparacchini, non riesce più a
servire i clienti con la prodigiosa, giocolieristica rapidità d’un tempo.
Petulante, una signora che da qualche minuto gli ha ordinato una costata con
l’osso lo sollecita, e addotti certi suoi improrogabili impegni lo apostrofa
sgarbatamente così: “Che stamo ancora a pascola’ er vitellone?” Lo Sparacchini
si annuvola, la guarda, fa una pausa significativa e a gran voce chiama in
aiuto il suo garzone, in quel momento al lavoro sui quarti di bue nel reparto
frigorifero. Il solerte giovanotto risponde tosto all’appello, e piomba in
negozio ancora tutto infagottato nel grembialone coperto di macchie rosse, con
le mani e la faccia insanguinate e brandendo alta la mannaia gocciolante.
All’istante, il negozio si svuota in uno scomposto fuggi fuggi generale, al
quale dà il via, sgomitando e distribuendo borsettate alla cieca, proprio la
signora che con tanta impazienza aspettava la sua costata. Resto io solo, che
nonostante fossi l’ultimo della fila vengo immediatamente servito. Non nego che
ciò mi abbia fatto piacere, anche perché mi piace cenare presto per poi
dedicare la serata allo studio dell’Esperanto e all’elaborazione dei miei
progetti di Governo Universale Pacifico, recentemente minacciati dai sabotaggi
della potente, infida organizzazione estremista dei Vegetariani per la Pace Vegetale
Universale. Cionondimeno, l’episodio resta di estrema gravità, e testimonia, se
ve ne fosse bisogno, quanto lavoro c’è ancora da fare per costruire una cultura
dell’accoglienza, della solidarietà, dell’eguaglianza e insomma della
cittadinanza e della pace universale. RingraziandoLa per l’ospitalità, La
saluto cordialmente e mi deziras al vi multan feliĉon (Le auguro tanta
felicità). Suo
Dott. Emerenziano
Paraponzini
P.S. Rileggendo, mi
accorgo che ho scordato di fare il nome del bravo garzone di bottega del Cav.
Nereo Sparacchini. Il laborioso giovane si chiama Pik Badaluk, è originario
dello Zambia, da quasi tre anni presta la sua opera – a prezzo assai modico, mi
dicono - presso la macelleria del Cav. Sparacchini, e, benché clandestino,
spera di ottenere quanto prima la meritata cittadinanza italiana (in attesa di
poter rivendicare - aggiungo io - la cittadinanza del mondo che gli spetta di
diritto).
Caro Dott.
Paraponzini,
La ringrazio per la
preziosa segnalazione, che per un caso curioso mi tocca anche personalmente. La
mia domestica a ore Kabimba, originaria anch’essa dello Zambia, mi aveva
infatti confidato, di recente, di un tenero legame nascente fra lei e un suo
giovane compatriota, impiegato presso un macellaio del quartiere e ragazzo
seriamente intenzionato. M’era sfuggito il nome del fidanzato, ma ora che Lei
mi nomina il giovane Pik Badaluk e la macelleria del Cav. Sparacchini, a me ben
nota, mi sovviene che si tratta senz’altro di lui. Ne sono assai lieta per la
mia Kabimba. Purtroppo, la crisi economica che tutti ci colpisce mi
costringerà, sin dalla settimana prossima, a privarmi della sua collaborazione
domestica: ma sono certa di interpretare i Suoi sentimenti se anche da parte
Sua faccio a Kabimba e a Pik Badaluk ĉiujn miajn gratulojn kaj bondezirojn por
ilia estonteco kune (tutte le mie felicitazioni e i miei auguri per il loro
futuro insieme).
Roberto Buffagni è
un autore teatrale. Il suo ultimo lavoro, attualmente in tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo
fondamentalista, musiche di Alessandro Nidi, regia di
Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e Isa Danieli. Come si vede anche dal titolo
di questo spettacolo, ha un po’ la fissa del Risorgimento, dell’Italia…
insomma, dell’oggettistica vintage...
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