Festa del lavoro 2013
I giovani e gli alti
e bassi del sistema economico
Festa del Primo
Maggio. Impazza la retorica sulla disoccupazione giovanile. In
effetti, i dati sono sconfortanti. In pratica un giovane su tre
(under 35) è privo di lavoro. Che fare? Diciamo subito che soldi per grandi
politiche tipo “New Deal”, rivolte a creare posti di lavoro pubblici o
semipubblici non ci sono. Con i fondi europei si potrebbe fare qualche cosina,
ma si tratta di spiccioli.
Alcuni propongono
di defiscalizzare le assunzioni tra i diciotto e i
trentacinque anni. Eccellente. Ma come conciliare due politiche
opposte? Da una parte il prolungamento dell’età
lavorativa, dall'altra l’apertura professionale alle nuove
leve ? E, comunque sia, dove prendere i soldi per recuperare
il mancato introito da defiscalizzazioni? Soprattutto in un sistema
economico già stremato dalla proibitiva pressione fiscale?
Come il lettore può
capire si tratta, per dirla brutalmente, dei famigerati conti della serva. Si
toglie da un parte per “tappare” un buco dall’altra, e così via. E di tutto
questo sta discutendo il nuovo governo. Poca roba, insomma. Anche
l'idea del recupero dell'evasione
fiscale resta un fattore più mitico che economico. Del
resto, tralasciando gli aspetti tecnici controversi (alcuni indicano
nell'evasione una forma di autodifesa dall' elevata pressione
fiscale), si tratta di questione antropologico-educativa, la cui
soluzione richiede tempi lunghi. L'esatto contrario di quel che
occorre: misure antidisoccupazione a breve
scadenza.
Perciò non è un
problema ( o almeno non solo) provocato dai vincoli di bilancio imposti
all’Italia dalla cattiva Europa e in particolare dalla Germania. Se il cavallo
dell’economia mondiale, sulla cui "groppa", volenti o
nolenti siamo tutti abbarbicati, non tornerà a bere e
correre, sarà molto difficile perfino sperare che
possano nascere e moltiplicarsi i posti lavoro… Dispiace
dirlo, ma solo quando il Pil tornerà a
risalire, grazie alla ripresa delle economie più forti, innescando
il circolo virtuoso della spirale produzione-consumo, i
giovani potranno trovare lavoro.
Piaccia o meno, ma
l'economia di mercato funziona per alti e bassi. Nelle fasi di
crescita si può sicuramente ridistribuire una torta sempre più grande, in
quelle di stasi o recessione, quando la torta non
aumenta di peso e dimensioni o rischia perfino di
farsi più piccola, non è
invece possibile. In quest'ultimo caso, quando la crisi
persiste, si rischia di logorare il tessuto
sociale, inaridendo le fonti stesse del consenso
politico.
Si può invertire
artificialmente il ciclo economico? Sul punto gli economisti si dividono
in non interventisti e interventisti. Il non interventismo può
avere un costo elevato in termini di disoccupazione e consenso sociale.
Ma anche l’interventismo può produrre tassi di inflazione a due cifre,
disavanzi pubblici imponenti, pressione fiscale
crescente, e di riflesso caduta degli stili di
vita e scontento nei ceti più produttivi .
Da
qualche tempo sembra in atto un ripensamento,
perché si torna a parlare, anche in Italia, di interventismo. Soprattutto
per rendere meno pesante la situazione dei giovani. Ma, ripetiamo, dove e
come trovare i soldi necessari?
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento