sabato 28 settembre 2024

Netanyahu. Averne di statisti così in Occidente…

 


Premessa. Se ci si pensa bene, sono dei veri deficienti, politicamente parlando. L’espressione non è da forbito saggio politologico (tipo Ispi, per tenersi in casa), ma crediamo renda bene l’idea di forte deficit politico di Hamas. Che, ecco il punto, ha scatenato, nel momento meno opportuno, una fortissima reazione di Israele, che sta risultando vincente. E forse risolutiva.

Potrebbe esservi dietro il Mossad? Meglio così. Bravi due volte. Gli israeliani, ovviamente.

Fatti contenti i complottisti, torniamo all’ azione comunque inopportuna di Hamas. Per quale ragione? Perché la Russia è in guerra, una guerra stupida ( che si potrebbe tramutare nelle Malvine russe, in crisi di regime), scatenata da Mosca stessa. La Russia, nelle condizioni in cui si trova, non può aiutare nessuno (anzi sono Cina e Iran ad aiutare la Russia…).

La Giordania tace. Il Libano è inerme, la Siria indebolita, l’Iraq normalizzato. La Turchia non può tradire l’Occidente (ha un debito pubblico che fa paura, e che i russi non possono comprare, mentre dei cinesi Ankara tuttora non si fida). L’Egitto non si espone. La Libia è a pezzi. Tunisia e Algeria hanno gravissimi problemi politici ed economici interni. Il Marocco si tiene al di sopra delle parti. L’Arabia Saudita, per quanto riottosa, rimane in campo occidentale. Emirati piccoli e piccolissimi hanno scelto la cautela.

Lo stato islamico azzerato. Quanto a  Houthi e "pirati"  del Golfo persico, puro folclore politico, da Tg delle 20. L’unico stato indocile, ma privo di vere risorse militari resta l’Iran, una specie di Tigre di Carta (che minaccia, proprio come Putin, ma non “attua”). L’Iran andrebbe “normalizzato”. Riportato alla condizione, anche di buona vita, precedente alla catastrofica rivoluzione islamista del 1979, che ha portato solo guerra, povertà e oscurantismo.

Siamo andati di corsa. Forse troppo. E ci scusiamo. Però venendo al punto, in queste condizioni, Netanyahu, vero statista, contando anche sull’appoggio americano e mettendo pure in conto la pavidità europea, si sarà detto: “Ora o mai più”. Anche perché, la Cina in Medio Oriente, di fatto, non vuole mettere piede.

Israele dopo aver schiacciato o quasi Hamas, dopo una magnifica operazione di Intelligence, quella sui cercapersone,( che in futuro sarà studiata nelle scuole dei servizi segreti di tutto il mondo), ora sta colpendo i terroristi Hezbollah. Benissimo, avanti tutta.

Probabilmente, fin qui, abbiamo parlato troppo di Israele. Cosa necessaria, perché l’Occidente euro-americano può trarre solo vantaggi dall’ opera israeliana di normalizzazione del Medio Oriente. Perché schiacciare la componente terrorista e fondamentalista, come è avvenuto con lo Stato Islamico, significa, riportare la pace. Pace armata, ma pace.

Dopo di che, l’unico pericolo resterebbe quello rappresentato dall’Iran. E qui servirà unità colossale di intenti in Occidente per “normalizzarlo” , o con una rivoluzione interna, o con un’azione militare, o entrambe le cose. Sempre che non ci pensi prima Israele.

Pertanto il primo pilastro di una politica estera dell’Occidente è rappresentato dall’appoggio pieno (quindi anche militare, economico, eccetera) alla normalizzazione del Medio Oriente, che Israele sta portando militarmente.

Il secondo pilastro, è costituito dall’ appoggio pieno dell’Occidente all’Ucraina, fino al punto di ridurre Mosca a miti consigli.

Il terzo pilastro, è dato dal distacco della Cina dalla Russia. Come? Lavorando sul piano delle pressioni economiche, senza però metterla per l’angolo. Sopire e troncare, troncare e sopire (come consigliava il Conte Zio manzoniano). Promettere vagamente Taiwan, senza però avere l’intenzione di cederlo. La Cina va spinta a uscire allo scoperto. Anche militarmente. Non ha grandi tradizioni militari. Anche perché la Cina rimane storicamente affetta da violenti e improvvisi processi centrifughi. Inoltre dal momento che la Cina è retta da un regime autoritario, come la Russia, può valere anche per Pechino la regola della sindrome delle Malvine. Cioè della guerra esterna che fa cadere il regime interno. Certo la Cina non è l’Argentina. Il che, però, a dirla tutta, implicherebbe tempi ancora più lunghi di riorganizzazione. Come dopo la caduta della dinastia Han (posteriori).

Dopo di che ciò che resterebbe dei cosidetti Brics (Brasile, India, e stati minori) non sarebbe più un problema per l’Occidente.

Il vero punto critico è che l’Occidente euro-americano è diviso al suo interno, ciancia di pace, soprattutto l’Europa che si illude circa il valore della politica (sbagliatissima) del chiudersi a riccio. Lo stesso discorso può essere esteso al possibile ritorno all’ isolazionismo legato a una vittoria Trump. Il magnate americano di politica non capisce nulla : 1) vuole rompere con la Cina; 3) vuole cedere sull’Ucraina, sperando che poi 3) la Russia dia una mano agli Stati Uniti sull’Iran.

Una presidenza Trump sarebbe catastrofica per la politica estera dell’Occidente. Come sono altrettanto deleterie le tendenze politiche delle destre nazionaliste europee, alcune già al potere, come in Italia. Non pochi, tra questi partiti, sono addirittura al soldo di Mosca. Una vera e proprio quinta colonna dei nemici dell’Occidente.

Li si osservi all’opera:  criminalizzano Netanyauh e condannano Israele, ma non la Russia di Putin, noto e pacifico collezionista di farfalle; parlano di pace, ma non sono contrari alla costruzione di centrali atomiche in Iran, e così via.

Purtroppo, come già detto, l’Occidente è diviso. Con nemici interni che fanno del loro meglio per alimentare le divisioni: lupi pacifisti della peggiore specie, quella che si vende al nemico. Più che disfattisti, traditori.

Non sarà facile. Perché per battersi, e qui si impari da Israele, occorre essere (pre-)muniti di spirito combattivo. Spirito che nasce dalla coesione intoro a valori e interessi comuni.

Inoltre, cosa fondamentale, l’Occidente non dispone di statisti del calibro di Netanyauh. Si narra che Clinton, disse di lui, dopo un colloquio a Washington, che si dava troppe arie. Clinton è nato nel 1946, Netanyahu nel 1949. Il primo è in “pensione” da anni. Mentre Netanyauh, tuttora in carica, fa faville politiche. Si dirà che Clinton si è bruciato per correre dietro alle gonnelle (come si diceva un tempo). Vero. Però le donne piacciono anche a Netanyauh. Con una differenza: che il Premier israeliano ha una marcia politica in più.

Averne di statisti del suo calibro in Occidente…

Carlo Gambescia

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