martedì 23 aprile 2024

“Non me ne fotte nulla”. Nicola Porro e la Resistenza

 


Quella che segue è la valutazione di Nicola Porro, liberale (così dice), a proposito del monologo di Scurati censurato dalla Rai.

«Ma era un monologo del cavolo, una idiozia stratosferica. Insomma, le solita banalità sul 25 aprile. E ve lo dico: non me ne fotte nulla della Resistenza. Io penso che noi non dobbiamo la nostra libertà e la nostra democrazia alla resistenza comunista. Non dobbiamo niente a quei comunisti che avrebbero voluto fare da noi la nuova Jugoslavia. Piuttosto, penso che dobbiamo molto agli americani che sono morti per noi» (*).

Da un intellettuale liberale ci si aspetterebbe un’interpretazione della Resistenza e della Liberazione più evoluta, diciamo così.

Tra l’altro Porro ha rilevato di recente Liberilibri fiore all’occhiello della cultura liberale italiana, casa editrice fondata dal compianto Aldo Canovari ( che poi ne è stato l’anima) e Carlo Cingolani. Pertanto ora siamo molto preoccupati. Perché diciamo la verità: una cosa del genere avrebbe potuto scriverla Marcello Veneziani. Perciò, se tanto ci dà tanto, nulla esclude che l’intellettuale di Bisceglie non possa non diventare un autore di punta di Liberilibri. Se ci si passa  battuta: chi si somiglia si piglia.

Come si può scrivere una cosa del genere e professarsi liberali? E per che cosa? Per minimizzare o addirittura giustificare una grave censura della televisione di stato oggi controllata – perché questa è la nuda verità – da un partito di estrema destra, dalle radici fasciste, quindi antiliberali: Fratelli d’Italia, che pratica l’afascismo per evitare di pronunciarsi sull’antifascismo.

Porro oltre a sposare la tesi, tipicamente neofascista, che ridicolizza la Resistenza e la Liberazione come appendici politiche del comunismo, la usa, ripetiamo, per minimizzare, se non giustificare, un grave atto di censura. Un vero gentlemen liberale...

Ma c’è dell’altro. Porro, come capita ai difensori troppo zelanti di una causa sbagliata, esprime un giudizio storicamente improprio anche sul contributo militare americano. È senz’altro vero che dobbiamo la nostra libertà all’intervento americano in Europa. E di questo saremo sempre grati. Però è altrettanto vero che la campagna d’Italia, per materiali e risorse umane, fu mandata troppo per le lunghe, dal momento che la penisola era considerata un fronte secondario.

Il che pesò sulle attività militari partigiane,  soprattutto nel Nord, costrette a procedere a singhiozzo, a causa dello squilibrio in termini di tempistiche con la lenta avanzata delle truppe alleate. E di questo approfittò la durissima  repressione nazifascista.

Gli americani dallo sbarco in Sicilia (unitamente ad altri microsbarchi “a risalire”), impiegarono quasi un anno per conquistare Roma. Firenze fu liberata nell’agosto del 1944. Poi l’ avanzata si arenò quasi fino alla primavera del 1945, quando i nazifascisti collassarono, sotto i colpi della resistenza partigiana,  degli intensi bombardamenti alleati e delle pessime notizie da Berlino, circondata dalle truppe sovietiche.  E fu Liberazione.

Come si può disconoscere la lotta partigiana che favorì la nostra primavera di libertà? La Resistenza è una pagina nobilissima: un “Secondo Risorgimento” (**). La si veda come una magnifica lotta per una nuova indipendenza e liberazione dell’Italia dallo straniero oppressore. Si pensi ai fascisti, accostandoli agli austriacanti e ai reazionari che si opposero all’unità nazionale.

Una bellissima pagina scritta in nome dell’ “antifascismo”. Cioè contro il fascismo, nemico giurato della liberal-democrazia, faticosamente conquistata dai padri liberali ottocenteschi. Una doverosa scelta “anti” – quindi non “a” fascista – che accomunò tutti i partigiani, a prescindere dal colore politico.

Ma di tutto questo a Porro “non fotte nulla”.

È veramente triste scoprire in quali mani sia finita la gloriosa bandiera liberale.  E purtroppo Porro non è il solo.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.nicolaporro.it/scurati-martire-fate-come-me-meritano-solo-una-pernacchia/ .

(**) Sul punto, perché ricco di informazioni e interessanti giudizi sulla Resistenza e la Liberazione, si veda il classico volume a più mani Il Secondo Risorgimento. Nel decennale della Resistenza e del ritorno alla democrazia 1945-1955, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1955. Scritti tra gli altri di Aldo Garosci, Luigi Salvatorelli, Raffaele Cadorna, Costantino Mortati. Panfilo Gentile. Vi prevale un punto di vista liberale, ma aperto e intelligente. Evoluto.

 

Nessun commento:

Posta un commento