lunedì 8 aprile 2024

Il ritorno del Mambretti

 


Per alcuni il perché del successo sociologico del Cavaliere  non è stato ancora  chiarito. C’è chi si butta sul complottismo, chi sull’alta politologia.

Di sicuro sarà difficile trovare la risposta nelle centosessanta pagine apologetiche (incluso un breve inedito di Berlusconi sulla libertà) scritte da Paolo Del Debbio, noto inforchettatore da talk populista, con aspirazioni un tempo di serio scienziato sociale. E oggi forse di parlamentare europeo in quota Forza Italia (*).

In realtà parlare addirittura  di mistero sociologico è un’ esagerazione. Si rifletta. Un imprenditore televisivo, ridanciano, scende politica, si dichiara liberale ma al tempo stesso sdogana la destra dalle radici fasciste, commettendo lo stesso errore sociologico dei liberali “storici”.

Quale errore? Quando i liberali cooptarono nelle elezioni del 1921 i fascisti nei blocchi nazionali, portandone 35 alla camera. Il che concesse quel premio di legalità, cioè di apparente rispettabilità, che consentì a Mussolini di agguantare nel 1922, blandendo e minacciando, il governo dell’Italia.

Se oggi una ex fascistella governa l’Italia da Palazzo Chigi, la colpa è di Berlusconi, perché per primo scoperchiò il famoso tombino che permise ai neofascisti di uscire dalle fogne. Ma quale mistero sociologico? La sociologia di Berlusconi è la sociologia di un battistrada politico dell’estrema destra.

Detto altrimenti: Berlusconi,  ridendo e scherzando, ha conservato le televisioni, ha fregato gli italiani promettendo tutto a tutti, ha consentito all’estrema destra di mettere un piedino poi diventato piedone nella politica italiana.

Riassumendo: gli errori del Cavaliere  furono politici ed esistenziali.

In parte politici, come il non aver rovesciato l’Italia come un calzino,   in "nome della libertà",  quando ebbe i voti in parlamento per farlo,  principalmente tra il 2001 e il 2005.

In parte esistenziali, legati alla sua natura di bon vivant di provincia.

Berlusconi, milanesissimo per carità, pur avendo dimostrato di avere qualità imprenditoriali, rimase per tutta la vita una specie di Mambretti, di Moriondo, di Panozzo : un personaggio, della provincia tra il comasco e il varesotto, invidiato dagli amici per le tante donne, che sembra uscito da uno dei  brumosi racconti di Piero Chiara.

E proprio per questo risulterà  simpatico a non  pochi elettori: con quel suo modo di fare da bravo giocatore di biliardo, mezzo chansonnier, mezzo play boy, capace pure di fare i soldi, magari cadendo  in qualche impiccetto. Insomma  “uno di noi”, quando volte lo si è detto e scritto.  Svelato il mistero.

In realtà il Cavaliere ha combinato solo guai. Le corporazioni italiane sono ancora tutte lì. E Giorgia Meloni, che, cinguettante, lo intervistava sul parco di Atreju, ora si  è  impadronita  della stanza dei bottoni.

E nonostante ciò, Del Debbio dipinge Berlusconi come una specie di Winston Churchill. Sì, un Churchill che giocava a biliardo con Hitler.

Capito? Così va il mondo. Del Debbio celebra il ritorno del Mambretti.

Un’ultima notazione. Negli anni Novanta, per l’esattezza 1995, vennero raccolti in un libro gli scritti di Ezio Tarantelli, economista, ucciso a colpi di mitraglietta da due brigatisti rossi, nel parcheggio della Facoltà di Economia e commercio de “La Sapienza”. Aveva appena fatto lezione. Il titolo del volume era bellissimo: La forza delle idee. Scritti di economia e politica.

Ecco, per dirla brutalmente, che c’entra la forza delle idee di Ezio Tarantelli con il mondo del Mambretti?

Carlo Gambescia

(*) Paolo Del Debbio, In nome della libertà. La forza delle idee di Silvio Berlusconi , Piemme 2024.

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