Sul piano ideale, l’intensità della volontà di potenza, cioè di essere potenti, nel senso della capacità di sottomettere gli alleati e di piegare gli avversari e i nemici.
Per limitarsi al Novecento, quindi agli esempi più conosciuti e vicini a noi, l’Italia fascista nutriva, sul piano ideale, nei suoi quadri politici, una grande volontà di potenza, ma era priva di risorse materiali. La Germania hitleriana, parliamo sempre e solo dei quadri politici, invece disponeva sia della volontà di potenza sia delle risorse, quindi possedeva in pieno le caratteristiche ideali e materiali che contrassegnano una grande potenza. E come tale si comportò.
Va sottolineato che la natura del sistema politico (risorsa materiale-organizzativa) può favorire o meno lo sviluppo della potenza.
Ad esempio, nelle democrazie, la classe politica non decide da sola: va ascoltata la pubblica opinione e rispettate le scelte elettorali. Quindi le democrazie (forma di governo in cui il potere risiede, e non solo in linea di principio, nel popolo non facilitano lo sviluppo della potenza. Anzi posso addirittura limitarlo.
Per contro le autocrazie (forma di governo in cui un singolo ritiene un potere assoluto) non devono rendere conto all’elettore. Quindi possono procedere spedite nei loro progetti di potenza.
Ci spieghiamo meglio: è vero che a governare sono sempre in pochi – anche dove il potere è assoluto, esiste comunque una classe politica raccolta intorno all’autocrate – però è altrettanto vero che nelle democrazie, le élite politiche trovano maggiori ostacoli nel portare a effetto le decisioni inerenti alla fase ascendente del ciclo politico, cioè alla conquista e conservazione del potere (quella discendente rinvia alla sua perdita). Mentre nelle autocrazie regna sovrana l’obbedienza. O comunque il silenzio. E chi tace acconsente.
Sotto questo aspetto la Russia può essere definita una grande potenza che riunisce in sé forze ideali e materiali. Per contro gli Stati Uniti possono essere definiti una grande potenza, però manchevole di forze ideali. Alle grandi risorse materiali non unisce (o unisce in modo limitato) alcuna forza ideale o volontà di potenza.
Quanto all’Europa, al momento non costituisce una grande potenza. O se lo è, si tratta di una potenza di rango inferiore, dalle discrete risorse materiali ma priva di risorse ideali. In Europa la volontà di potenza a livello diffuso è morta nel 1914.
La Cina può invece essere messa sullo stesso piano della Russia. Siamo davanti a un’altra grande potenza che riunisce in sé forze materiali e ideali. Con potenziale demografico addirittura superiore alla Russia. Grande potenza, quindi, ma per ora, come detto, in chiave passiva. Si limita alle grandi esercitazioni militare intorno all’isola di Taiwan. La Russia, come prova l'aggressione all'Ucraina, è invece ben oltre.
India, America Latina, mondo islamico sono un esempio invece di mancata o assente integrazione tra risorse materiali e ideali: pseudo-potenze che quando hanno le risorse materiali (America Latina) non hanno volontà di potenza. Oppure quando hanno la volontà di potenza non hanno le risorse materiali (mondo Islamico). Oppure non hanno l’una né l’altra (India).
Probabilmente il nostro quadro semplifica troppo una situazione mondale ricca invece di sfumature, storiche, culturali, economiche e sociali. Però crediamo renda bene l’idea che l’unica grande potenza con la volontà e la capacità di essere tale sia la Russia. Nel senso si badi, di volontà di potenza attiva, come attesta la guerra di conquista dell’Ucraina. Quella della Cina invece, per ora, in assenza di guerre di conquista, cioè di vere e proprie imprese militari, è una volontà di potenza passiva, allo stato basico: c'è ma deve manifestarsi, aspetta la buona occasione.
In Occidente, infine, come detto, difetta proprio la volontà di potenza ( né attiva né passiva). E per fare una politica dell'equilibrio, diciamo ottocentesca, non deve esservi squilibrio, come oggi, tra le grandi potenze, proprio sul piano, ripetiamo, della fusione tra risorse materiali e ideali. Fusione non facile da conseguire per tutti, come detto.
Si lasci stare l’andamento alterno della guerra contro l’Ucraina e si sorvoli sulle dichiarazioni politico-propagandistiche di Putin a proposito della sua volontà di pace e giustizia che ricordano quelle di Hitler negli anni Trenta, dopo ogni colpo di mano.
Putin, per così dire “ci va piano”, perché per ora sta saggiando, per gradi, a piccoli passi, le reazioni dell’Occidente euro-americano. L'autocrazia russa non ha problemi, come invece le democrazia, di coesione interna, quindi può aspettare, come Hitler con Francia e Inghilterra, nel 1939-1940, che Stati Uniti ed Europa si auto-affondino. Però rispetto al 1939, gli Stati Uniti oggi sono parte del gioco.
Si rifletta su un punto. In caso di attacco alla Nato non ci sarà alcuna grande potenza terza capace di intervenire per gettare sul piatto della bilancia tutta la sua forza, come gli Stati Uniti nel 1941.
Allora il Giappone venne fermato, proprio dagli Stati Uniti. Chi fermerà oggi la Cina? Come potranno gli Stati Uniti difendersi su due fronti da una manovra a tenaglia Russia-Cina?
L’insularità, dopo la caduta della Francia, salvò la Gran Bretagna dagli artigli di Hitler, ma grazie anche all’aiuto americano. L’insularità salverà gli Stati Uniti, per così dire, senza l’aiuto “americano”? In assenza di una potenza terza, come furono gli Stati Uniti per la Gran Bretagna? Dopo la caduta dell'Europa? Di cui la Russia, al momento, può fare solo un boccone in pochi giorni?
Deve essere invece chiara una cosa: la Russia ha una netta volontà di potenza, frutto di fusione tra risorse ideali e materiali, che manca, esclusa la Cina, agli Stati Uniti, all’Europa e alle altre nazioni.
Che poi Putin, possa o meno, per ragioni anagrafiche, di salute, di capacità personale, non realizzare i progetti di potenza non ha la minima importanza, dal momento che la volontà di potenza in Russia è diffusa e condivisa dalle élite politiche e dirigenti. La stoffa dei dirigenti politici del Cremlino è la stessa. Si potrebbe parlare di un vero e proprio blocco politico animato da una inestinguibile volontà di potenza, come portato di una buona fusione tra risorse ideali e materiali.
L’Occidente, proprio perché privo di volontà di potenza, crede erroneamente, o peggio ancora si illude, proiettando l'immagine dolciastra che ha di se stesso sul nemico, che anche la Russia ne sia priva . E che, prima o poi, un accordo si troverà, magari a spese dell’Ucraina. Per la serie, se ci si passa la battuta, "e vissero tutti felici e contenti...".
In questo modo si rischia di incoraggiare la Russia ad alzare la posta, dal momento che la remissività dell’Occidente, può solo aumentare l’appetito russo, che vede i suoi obiettivi di potenza a portata di mano. Una debolezza che può far crescere anche la "fame" cinese. Una Cina che non accetterà alcuna alleanza con l’Occidente euro-americano, perché ne fiuta la fragilità, e si prepara a colpire gli Stati Uniti, approfittando della caduta europea.
Perciò si accantonino tutte le stupidaggini geopolitiche sul mondo multipolare, la diversità, il pluriverso, e altre romanticherie. Utopie politiche, impossibili da costruire a tavolino. E che comunque sia, cosa molto sospetta, sono usate dalla propaganda russa e anti-occidentale per dividere e accalappiare gli anti-sistemici di destra e sinistra. In realtà, oggi, le uniche grandi potenze dotate di una effettiva volontà di potenza sono la Russia e la Cina. E le due interessate ne sono perfettamente consapevoli.
L’Occidente euro-americano è ancora in tempo per recuperare la sua volontà di potenza e battersi ad armi pari in questa sfida tripolare?
Purtroppo non è un obiettivo che può essere perseguito in tempi brevi. Le risorse materiali esisterebbero, mancano quelle ideali. Che però per imporsi richiedono tempi lunghi.
Siamo quindi pessimisti.
Carlo Gambescia
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