lunedì 29 aprile 2024

Giorgia Meloni, il fascismo e la psicologia di massa

 




Se fascista, a prescindere da tutto, è chi fa appello alle forze profonde che agitano le masse, allora Giorgia Meloni è fascista.

Cosa si intende per forze profonde? La forza della suggestione di massa. Cioè il puntare apertamente e politicamente su sentimenti come l’odio, l’angoscia, la paura. Sentimenti contagiosi che diventano tanto più potenti se condivisi a livello collettivo, quando le sensazioni si generalizzano e intensificano. Insomma, vietato ragionare. Il che implica l’enorme sviluppo del ruolo di un capo carismatico in grado di comunicare, o meglio ipnotizzare la massa, per portarla dove desidera, come un pastore il suo gregge. Metafora facile, quest’ultima, ma efficace.

Gli ultimi, a usare sistematicamente le forze profonde, furono i fascismi. Il che spiega la nostra definizione. Tra l’altro Giorgia Meloni, per sua stessa ammissione, ha salde radici missine, quindi fasciste, come provano i suoi elogi del Movimento Sociale Italiano, che non fu altro che il partito dei fascisti dopo Mussolini.

Si leggano questi due passaggi tratti dal suo intervento di ieri a Pescara:

“È arrivato il momento di alzare la posta, facciamolo ancora l’8 e 9 giugno insieme, cambiamo l’Europa. Non mi interessano i sondaggi, non mi interessano le ricostruzioni interessate degli osservatori. Mi interessa solo il giudizio dei cittadini ed è un giudizio che rispetto e rispetterò sempre”.

“Chiederò agli italiani di scrivere il mio nome di battesimo – annuncia a dirigenti e militanti di FdI radunati a Pescara – La gente continua a chiamarmi Giorgia. Mi hanno chiamato in tutti i modi per offendere le mie origini: pesciarola, fruttivendola, borgatara. Quello che non hanno mai capito che io sarò sempre fiera di essere una persona del popolo. Ecco, se volete dirmi che ancora credete in me, scrivete sulla scheda semplicemente Giorgia” (*).

Si noti subito il disprezzo per la mediazione, quindi per l’uso della ragione, (“non mi interessano i sondaggi, non mi interessano le ricostruzioni interessate degli osservatori”).

In realtà, il “giudizio dei cittadini”, al quale si appella Giorgia Meloni, non è tale. Soprattutto quando ridotti a massa decerebrata di “credenti” (“se volete dirmi che ancora credete in me”), perché invitati, ripetiamo, a non usare la ragione ( le “ricostruzioni”). Il cittadino, evocato dalla Meloni, è tutto eccetto che il cittadino bene informato, pilastro della civiltà liberale.

A questa nullificazione collettiva della ragione si affianca, di necessità, l’appello al capo carismatico: lei stessa, “Giorgia”, che si auto-identifica in “persona del popolo”. Altri politici hanno invitato in passato ad essere votati per nome proprio (ad esempio Marco Panella…), ma non  nel  fuorviante contesto dettato da una pericolosa suggestione di massa, come nel caso della Meloni. Che non è mai stata iscritta, è bene ripeterlo, a un partito demo-liberale come il partito radicale. Insomma non è al di sopra di ogni sospetto. Anzi…

Oltre all’uso delle forze profonde, affiora quell’ipocrisia che fu tipica del fascismo dei telefoni bianchi: il godersi la vita, al riparo dalle masse incensate dal famigerato balcone. Il “duce degli umili” , per primo, visse nella lussuosa villa Torlonia, per la modica cifra di una lira all’anno.

Stando al quotidiano “Domani”, Giorgia Meloni, nel giugno del 2023, si sarebbe comprata in zona Torrino (a due passi dall’Eur) “una villetta di 350 metri quadri con annessa piscina, acquistata per oltre un milione di euro” (**).

Per carità, non si tratta di Villa Torlonia. Né di pochi spicci. Che, tra l’altro, Giorgia Meloni ha tirato fuori di tasca propria. Inoltre ognuno di noi è libero di vivere come e dove vuole. Ci mancherebbe. Però, ecco, non è proprio uno stile di abitazione da “persona del popolo”, come si autodefinisce la Meloni.

In questi giorni si è molto polemizzato sui Social (e altrove) sulla foto a testa in giù di La Russa, pubblicata dall’attore Riondino. Qui purtroppo, la sinistra, come sempre esagera. Piazzale Loreto, non fu sicuramente una bella pagina.

Perché invece di puntare sulla truculenza, non ricorrere a un sano e spiritoso fotomontaggio? Come ai tempi de "Il Male”, quando la sinistra era capace di satira vera. Nel 1978  fece epoca  la finta prima pagina di "Paese Sera", quotidiano  allora vicino al Pci, su Ugo Tognazzi, “capo del brigate rosse”, ammanettato. Oggi si chiamano fake news e fanno ridere di meno (ma questa è un’altra storia…).

Si pensi però, ad esempio,  a un La  Russa, invece che “a foto in giù”, tra due carabinieri accusato di uno spartano  furto di merendine. Non di un demopluto  flacone di profumo Chanel.

Insomma, lasciamo il duce riposare in pace. E soprattutto non si evochi la violenza. Cadendo nella trappola della psicologia di massa del fascismo. E di Giorgia Meloni. Tra l’altro abilissima a presentarsi come la sana  popolana vittima  di una sinistra snob.

Certo, i tempi sono duri, una risata difficilmente seppellirà questo governo. Però forse i carabinieri…

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.secoloditalia.it/2024/04/meloni-lancia-da-pescara-la-sfida-per-bruxelles-scrivete-giorgia-portero-in-ue-il-modello-italiano/ .

(**) Qui: https://www.editorialedomani.it/fatti/giambruno-inchiesta-sui-servizi-ora-meloni-teme-il-complotto-rjbar7m7?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTAAAR3BleA9KiNqgbLcHXiM4W .

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