Tuttavia, proprio per evitare il solito inutile giochino argomentativo destra-sinistra, anche sulle terminologie, la prenderemo da lontano. Sappiamo di abusare della pazienza del lettore. Chiediamo perdono in anticipo.
Il mondo moderno è caratterizzato dalla nascita e dallo sviluppo dell’individualismo. L’individuo, concettualmente parlando, è una persona separata dalle altre con dei propri bisogni, obiettivi, e desideri da perseguire. Per essere separati, si deve essere padroni di se stessi. E si è padroni di se stessi, a cominciare dal proprio corpo, quando non si dipende da nessun altro. Detto in sociologhese, quando non si dipende da alcuna istituzione.
Il principale avversario dell’individuo è rappresentato dalle istituzioni. Cioè da altri individui, che per status (posizione gerarchica), producono, all’interno di una organizzazione o apparato (quindi con altri individui simili per status), norme di comportamento. Come ad esempio, per il passato, papato e impero. E per il presente lo stato.
Va anche detto che ogni istituzione prima di essere tale è un movimento, cioè ha origini spontanee, sociali, frutto di interazioni tra individui. Per fare solo un esempio, si pensi al cristianesimo, prima movimento basato su libere adesioni individuali, poi istituzione gerarchica e coattiva.
Comunque sia, quanto più ampia la sfera delle istituzioni tanto più ridotta la libertà individuale. Sotto questo aspetto, nel mondo moderno l’individuo gode di una libertà individuale prima sconosciuta . Infine, il fatto che nel mondo pre-moderno alcuni uomini e donne abbiano goduto dei piaceri individuali dell’intelletto, rappresenta la classica eccezione che conferma la regola. I piaceri spirituali sono e saranno sempre per pochi.
Ovviamente le società non possono fare a meno delle istituzioni. Se nell’Europa pre-moderna, dominarono istituzionalmente Impero e Chiesa, nell’Europa moderna, lo stesso ruolo è svolto dallo stato. Si tratta però di una questione di dosaggio. Si pensi ad esempio alle differenze che intercorrono tra stato assoluto, stato costituzionale e stato totalitario.
Che giro di parole, penserà il lettore… In realtà, la lunga premessa aiuta a capire che quando si parla come Giorgia Meloni di “utero in affitto” e di “divieti universali” si ragiona in termini di istituzioni. Anzi di logica istituzionale. Non si è dalla parte dell’individuo: lo stato, come un tempo impero e chiesa, si auto-attribuisce il potere di determinare istituzionalmente ciò che sia bene o male per l’individuo.
Detto altrimenti, lo stato determina i bisogni, obiettivi e desideri da perseguire di cui si diceva all’inizio. Inoltre quando non basta più la pressione morale-sociale sul piano dei comportamenti prescritti dal costume, allora si dettano direttamente norme giuridiche alle quali l’individuo deve attenersi per evitare sanzioni.
Il bene principale, anzi fondamentale, dell’individuo è la libertà, a partire dal potere di disposizione e godimento del proprio corpo. Si chiama anche diritto di proprietà.
Ovviamente nel caso della maternità surrogata entra in gioco la figura del nascituro. Un altro essere umano, un individuo, con i suoi diritti, eccetera, eccetera. La questione quindi si fa più complessa.
Però la vera domanda resta una sola: chi deve decidere ciò che fare del nascituro? Lo stato o l’individuo? Dicamo che in una società individualistica, moderna, non può che essere l’individuo. Mentre in una società pre-moderna, istituzionalista, non può che essere l’istituzione, ad esempio chiesa e impero, magari di concerto.
Quando si legge di “divieto universale dell’ utero in affitto”, avvertiamo un brivido lungo la schiena. Piaccia o meno, si esce dall’individualismo per entrare nell’istituzionalismo. Ciò significa che la libertà individuale è a rischio.
Non è solo una battuta: chi non ricorda l’espressione tipica delle battaglie femministe di un tempo? “L’utero è mio e lo gestisco io”. Ecco, oggi, è l'istituzione che vuole tornare a "gestirlo".
Sono cose che si devono dire. È bene che si sappiano. Che poi l’istituzionalismo di Giorgia Meloni ci riporti al mondo pre-moderno è un’altra riprova della natura anti-individualistica e retriva della destra che oggi ci governa.
Carlo Gambescia
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