In principio era lo Scià… Spazzato via da una rivoluzione sciita contro l’Occidente, il “Grande Satana”, secondo le parole di Khomeyni: leader spirituale di una rivoluzione da intendere però nel senso astronomico del giro completo di un corpo celeste che ogni volta ritorna al punto di partenza.
Si legga il ritratto che ne fece Oriana Fallaci quando lo intervistò. Molto prima di essere strumentalizzata in chiave razzista dalle destre italiane: un vecchiaccio torvo e impassibile, un autentico reazionario. Un grande pericolo per l’Occidente, che invece fu sottovalutato. Del resto, come allora si diceva, lo Scià era corrotto, mentre Āyatollāh era sinonimo di purezza religiosa. Però lo Scià era alleato e amico dell’Occidente. Un bastione contro il fondamentalismo. Mentre la purezza, come tutti oggi possono vedere, non è sinonimo di democrazia liberale.
Però a quei tempi Nino Pasti, generale di idee comuniste, filorusso, suocero di Corrado Augias, scrisse su “Relazioni Internazionali” dell’ Iran come esempio di una rivoluzione pacifica… Chissà dove sarà finita la lettera di protesta di un giovane e ignoto studente, ma lettore della rivista. Anno di grazia 1979.
Purtroppo la forma mentis dei nemici di Israele, una miscela di antisemitismo e antioccidentalismo, non è cambiata. Come non è mutato il nesso, già allora molto stretto, tra Russia, pacifismo a senso unico filorusso e anticolonialismo, anch’esso a una corsia filorusso. Un tempo il "vello d'agnello" che ricopriva tutto, era filosovietico, oggi, ripetiamo è filorusso. Se non è zuppa è pan bagnato.
Nelle pubblicistica della destra e della sinistra radicali, Israele è liquidato come stato colonialista e imperialista, secondo la vecchia ricetta filosovietica, perciò i droni armati di bombe e razzi iraniani sono giustificati: buoni contro cattivi. Profumano di pace.
Neofascisti e neocomunisti, pur disprezzandosi a vicenda, condividono lo stesso odio verso Israele e gli ebrei. Il rossobrunismo, fenomeno politico negato con sdegno da neofascisti e neocomunisti, in realtà è nei fatti. Sotto il vestito buono dell’antisionismo – diciamo così per semplificare – si nasconde il mostro a sette teste dell’antisemitismo. Che unifica, di fatto, i due estremi.
C’è però dell’altro. Anche se non vi sono prove provate, si percepisce, o meglio si intravede, dietro l’attacco terroristico di ottobre contro Israele, oltre alla manina di Hamas e dell’ Iran, la manona della Russia: vera mente di un attacco diversivo ma concentrico contro l’Occidente e i suoi alleati, Israele per primo. Si rifletta: la Russia di oggi non rappresenta forse l’autoritratto vivente del rossobrunismo di fatto?
E in Europa che si fa? Panico. Come fenomeno inibitorio di qualsiasi azione politica e militare. Si distillano rinvii.
Ieri il professor Panebianco sul “Corriere della Sera” scriveva della Cina, che per attaccare e impadronirsi di Taiwan, attende di vedere come andrà a finire l’aggressione russa all’Ucraina. Ora è il turno di Israele. I tempi in sala di attesa si allungano.
Però il metodo russo, se nessuno si opporrà con decisione, potrebbe fare scuola. Scuola dei dittatori, come scriveva Ignazio Silone, grandissimo scrittore, anticomunista e roccia abruzzese, passato per le infuocate fornaci togliattiane del Pci degli anni Venti del Novecento.
Il nostro appello può apparire retorico, addirittura patetico, dal momento che l’analista deve sempre muoversi dalle parti dell’obiettività. Almeno così si dice.
Però quando pensiamo che siamo diventati analisti, perché nati in Occidente, quindi liberi di diventarlo senza fare sconti ideologici a nessuno, e che invece se nati in Russia e in Cina avremmo fatto una brutta fine, non possiamo non lanciare un grido di allarme. Probabilmente inutile: Occidente dove sei? Occidente dove vai? Non vuoi la guerra? Allora sarà la guerra a scegliere per te. E contro di te.
Carlo Gambescia
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