sabato 25 marzo 2023

Trecentotrentacinque

 


Giorgia Meloni “nun gna ‘a fa”. Sappiamo che il nostro incipit non è in sintonia con la serietà dell’argomento che stiamo per affrontare, ma riteniamo che l’icasticità romanesca dell’espressione, reinventata da Gianfranco Funari, colga bene la pena, ma anche la rabbia per dire, che si prova nel vedere annaspare Giorgia Meloni. Vittima di se stessa. Della paccottiglia ideologica dalla quale non si è mai separata.

Non c’è nulla fare: definire semplicemente italiani, i martiri dell’eccidio nazista delle Fosse Ardeatine, passando sotto silenzio, la natura politica di quelle tremende esecuzioni di massa, avvenute con il beneplacito dei fascisti (la Rsi, non può essere ritenuta sovrana a singhiozzo, solo quando fa comodo: o era una repubblica fantoccio o non lo era…), significa rimuovere la natura antifascista della Guerra di Liberazione. Muovendosi così in perfetta linea con la vulgata neofascista, incarnata nel dopoguerra dalle patetiche nostalgie del Movimento Sociale per la “rivoluzione fascista che non fu”.

Attenzione però: che l’antifascismo sia stato strumentalizzato dal partito comunista italiano, per indebolire il fronte democratico e conquistare il potere, anche con la forza, resta un fatto. Come pure rimane  un fatto l'assoluta incapacità del   neofascismo  di fare  i conti con se stesso.

Probabilmente, come per il famoso cane di Pavlov, Giorgia Meloni, appena si accende la “lampadina” “Fosse Ardeatine”, rimuove, come per riflesso condizionato. E’ più forte di lei. Parliamo di un ambiente, quello da cui proviene, in cui tuttora si difende la tesi che la Seconda guerra mondiale fu “Una guerra del Sangue contro l’Oro”, degli “Eroi contro i Plutocrati”, eccetera, eccetera. Per scoprirlo basta fare un giro in rete.

Siamo davanti a un fatto innegabile: la rimozione dell’antifascismo, il disprezzo verso l’economia libera, il rabbioso senso dell’identità nazionale sono atteggiamenti e comportamenti che appartengono in chiave addirittura riflessologica al mondo politico da cui proviene Giorgia Meloni.

Di solito per scusarla si sottolinea che all’epoca dello sdoganamento berlusconiano del Movimento Sociale era giovanissima e che quindi non aveva potuto ancora attingere alle fonti delle cultura missina.

Ora, ammesso e non concesso che le cose siano andate così, certe sue “uscite”, come quella di ieri, confermano che danno biologico-politico vi è comunque stato. Figurarsi allora, se avesse attinto a piene mani dall’armamentario ideologico neofascista.

Certo, la sinistra vuole far cadere il governo – il che non sarebbe proprio un male – quindi passa al setaccio ogni dichiarazione meloniana. Come direbbe sempre Funari “ ce marcia”.

Insomma, abusa della pazienza altrui. Però, questa volta, ha ragione. L’accusa di antifascismo, o peggio ancora il semplice sospetto, costrinse i poveri prescelti prima a finire in carcere, poi alle Fosse Ardeatine.

Certe cose si devono dire. Gli italiani nel 1944 erano quasi 45 milioni, alle Fosse Ardeatine morirono trucidati in 335 (*).

Carlo Gambescia

(*) Più alcuni sacelli di ignoti (8, due con il solo nome). Si veda qui: https://www.mausoleofosseardeatine.it/vittime/ .

 

Nessun commento: