L’idea che Mosca stia perdendo la guerra e che per questo motivo si stringa alla Cina non ci convince.
Che i risultati russi siano inferiori alle aspettative iniziali (satellizzare l’Ucraina) è vero, ma non è altrettanto vero che la visita di Xi Jinping a Mosca sia una specie di ciambella di salvataggio lanciata dalla Cina a una Russia che annaspa, quindi bisognosa di aiuto.
Crediamo che tale tesi sia una specie di “film” girato e rappresentato ad uso e consumo delle democrazie welfariste occidentali, che dimentiche della gloriosa vittoria militare sul nazifascismo, ritengono, illudendosi, di vincere le guerre con le sanzioni comunicative, economiche e per procura militare. Un film che sembra piacere agli europei. Sicché il bilancio del consenso, dopo un anno di guerra, sembra chiudersi con un saldo positivo. Al cinema dei sondaggi d’opinione però (*).
Invece la realtà, non il film, sembra essere completamente diversa: parliamo di due grandi potenze autocratiche, antiliberali, dalle estese basi economico-territoriali , tra l’altro confinanti, un vero blocco eurasiatico, due giganteschi stati, largamente dotati di armi convenzionali e non convenzionali, portati da tempo, quasi inevitabilmente, a convergere per similarità di valori e interessi, cioè a prescindere dall’invasione russa dell’ Ucraina.
Se vi sarà guerra tra Russia e Cina, vi sarà dopo aver regolato, e in maniera vincente, i conti con l’Occidente. E probabilmente per spartirsi le spoglie dei perdenti. Non sarebbe la prima volta nella storia. Le vicende successive alla Prima guerra mondiale, sotto tale profilo, sono esemplari.
Pertanto l’Occidente euro-americano invece di baloccarsi con le “guerre per procura” dovrebbe ragionare intorno a due opzioni che sono conseguenti: 1) come dividere la Cina dalla Russia, ovviamente in modo provvisorio, perché la forza di gravità interessi-valori porta le due potenze a unirsi: diciamo per comune pesantezza del loro essere; 2) come prepararsi adeguatamente a un conflitto armato con la Russia, una volta separata dalla Cina.
Probabilmente, visto che con la Cina l’Occidente non ha valori in comune, si potrebbe giocare sugli interessi, cedendo, per gradi, su Taiwan, con ovvie garanzie per i suoi cittadini, e gestendo bene le trattative, inserendovi dei bonus economici, ai quali cinesi sono storicamente molto sensibili.
In cambio, l’Occidente (in primis gli Stati Uniti), dovrebbe chiedere mani libere in Europa orientale e, se necessario, nel "deserto dei tartari" russo.
L’alternativa a queste due opzioni crediamo sia rappresentata soltanto dalla guerra contro la Cina e la Russia alleate insieme. Quindi con inferiori possibilità di vittoria. Altra ragione, però, per armarsi fino a denti e prepararsi moralmente a combattere fino all’ultimo sangue.
Quando parliamo di guerra ci riferiamo a una guerra convenzionale con eventuale uso di armi atomiche tattiche. Una guerra atomica, proprio perché impolitica (né vincitori né vinti), non sembra un’ipotesi realistica. Ovviamente non si può escludere, l’uso dell’arma atomica come extrema ratio, secondo una logica da ultimo bunker hitleriano.
Il vero problema, per tornare al “film” sull’efficacia delle sanzioni economiche e morali, che tanto piace in Occidente, è costituito dall’incapacità, almeno al momento, delle classi politiche, e probabilmente anche dirigenti, di pensare la guerra (**).
A molti lettori, le nostre osservazioni faranno pensare allo strampalato linguaggio del dottor Stranamore di Kubrick: parole di un eccentrico, di un “matto”, quasi roba da riderci sopra. Gambescia straparla…
Purtroppo questo atteggiamento derisorio, che non riguarda solo i semplici lettori, non è altro che la riprova di una diffusa incapacità di “pensare la guerra”. Incapacità che permea una società che scende in piazza inferocita per non andare in pensione due anni dopo e nella quale una riforma previdenziale si tramuta in epico progetto napoleonico.
Il lettore faccia attenzione: pensare la guerra, non significa sposare la causa del rabbioso e insensato militarismo degli autocrati, ma capire che la libertà va difesa anche con la spada. E di conseguenza significa capire che ci si deve sempre mettere nelle condizioni di poterla sguainare al momento opportuno. Pensare che la spada sia diventata inutile è il principale sintomo, il più grave, di quell’ incapacità di pensare la guerra che porta i popoli, soprattutto quelli liberi, alla rovina.
Per dirla brutalmente: ad essere conquistati da altri popoli che non soltanto sanno pensare la guerra, ma che pensano solo alla guerra.
Carlo Gambescia
(*) Si veda l’ultimo Eurobarometro (febbraio 2023):https://italy.representation.ec.europa.eu/notizie-ed-eventi/notizie/eurobarometro-cittadini-dellue-ancora-fortemente-favorevoli-allucraina-e-al-perseguimento-della-2023-02-23_it . “ I cittadini europei continuano inoltre a essere largamente favorevoli al divieto di trasmissione dei media statali russi (67 %) e al finanziamento da parte dell’UE dell’acquisto e della fornitura di attrezzature militari destinate all’Ucraina (65 %)”. Però, a quanto sembra, non si è posta la domanda – quando si dice il caso – su un punto fondamentale: quello dell’ impegno militare diretto della Nato nel conflitto. Sul campo, con le truppe per capirsi.
(**) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/loccidente-e-lincapacita-di-pensare-la-guerra/ ; https://cargambesciametapolitics.altervista.org/la-russia-e-capace-di-pensare-la-guerra-loccidente-no/ .
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