sabato 4 marzo 2023

Giorgia Meloni in India: finché c’è guerra c’è speranza

 


Chi scrive non è un pacifista né un guerrafondaio. Diciamo che è un realista. Le armi si possono vedere tranquillamente a tutti, eccetto che ai propri nemici, ovviamente.

E qui viene pronta la domanda. Che cosa è andata a fare la Meloni in India? A vendere armi. L’India ne è il primo importatore mondiale. E l’Italia il sesto esportatore, con una quota del mercato mondiale, pari al 3,1 per cento: gli Stati Uniti hanno il 39, la Russia il 19, la Francia l’11, la Cina il 4,9 per cento: quindi le nostre sono briciole (*).

Tuttavia, anche se si tratta di spiccioli, il matrimonio, diciamo così, si potrebbe pure fare… Probabilmente anche la seconda tappa negli Emirati, si propone l’obiettivo di scambiare armi contro petrolio o comunque beni del settore energetico (semplificando). Per inciso, Arabia Saudita, Quatar, Emirati, come importatori di armi sono rispettivamente al secondo, al sesto e al nono posto.

Comunque sia è una buona strategia economica? Sì e no. Perché per un verso è un fatto positivo che l’Italia si sforzi di crescere come partner economico nel mondo, per l’altro è pericoloso correre da soli, senza avere i fondamentali in ordine. Senza dimenticare, sempre al riguardo,  l’elevato costo del lavoro e, cosa determinante, un sistema industriale non competitivo: “strutturalmente” non competitivo.

Per capirsi: l’India è un mercato troppo grande per l’Italia (e infatti siamo al ventottesimo posto come mercato di destinazione dell’export italiano: il saldo è nettamente a favore dell’India). Detto altrimenti: non abbiamo le strutture dimensionali per competere con altri esportatori, come Stati Uniti, Russia e Cina, né per espanderci in India. Si può svuotare il mare indiano con il cucchiaino Italia? No.

Inciso: furbamente nel Report del Ministero degli Esteri, aggiornato dopo lungo tempo il 16 febbraio, quando si dice il caso, si riportano i dati, solo dei competitori economici europei, diciamo alla portata dell’Italia (**). Trucchi da “servette” della politica internazionale.

Insomma, ricapitolando, non abbiamo il fisico. Vecchio problema dell’Italia, che resta, anche sul piano economico una potenza medio-piccola. Perciò perché agitarsi tanto? Sono briciole. Si vuole la svolta economica vera? Allora, visto che al governo Meloni piace tanto lo stato e si dice nazionalista, si organizzi un gigantesco piano per la costruzione di centrali nucleari per rendere “LA NAZIONE” indipendente sul piano energetico. Non ci si accontenti di vivacchiare vendendo elicotteri e motovedette per la gioia di Finmeccanica, Leonardo, Alenia e altri miracolati di stato e parastato…

Però, si sa: finché c’è guerra c’è speranza.

Al di là delle battute, una ragione dell’attivismo indiano della Meloni ovviamente c’è. E qual è? Rimanda alla politica interna, ai sondaggi d’opinione e anche alle ospitate da  Bruno Vespa. Si chiama fumo negli occhi degli italiani.

Che malinconia.

Carlo Gambescia

(*) Qui una sintesi con dati più aggiornati dei nostri: https://notizie.virgilio.it/italia-export-armi-1525043 .
(**) Qui: https://www.infomercatiesteri.it/public/osservatorio/schede-sintesi/india_128.pdf.

Nessun commento: