Cari amici ci scusiamo per l’insistenza, ma chiediamo ai lettori una maggiore partecipazione.
Si rifletta. La tragedia di Crotone è un passaggio essenziale, sociologicamente parlando, per capire l’inadeguatezza della destra e della sinistra – questa destra, questa sinistra – dinanzi alla questione migranti, perché prive, ripetiamo, di qualsiasi filosofia liberale.
Si pensi alla dichiarazione di Mattarella, riassuntiva dell’indirizzo “buonista” in materia della sinistra: “Emigrare è un diritto”.
Indirizzo che in realtà rinvia allo “spezzatino dei diritti”. Certo che emigrare è un diritto, però è un diritto che rinvia a un più generale diritto alla libertà personale, che racchiude anche il diritto alla libertà di movimento in senso fisico.
Lo “spezzatino dei diritti”, scusandoci per l’espressione triviale ma crediamo efficace, separa il diritto all’immigrazione, che piace tanto alla sinistra umanitaria, dal diritto a usare la propria autovettura, che se d’antan e a benzina, non piace alla stessa sinistra, sempre umanitaria ma ecologista. Il diritto alla libertà personale va sempre inteso en bloc. Non si deve mai "spezzettare". Altrimenti non è più tale.
Questo accostamento tra un migrante in fondo al mare, e un pensionato vivo e vegeto che non può usare la sua autovettura, a molti potrà sembrare esagerato, addirittura blasfemo. Si badi invece al principio dello “spezzatino dei diritti”: un principio che implica la scomposizione del diritto alla libertà personale, in tanti sub-diritti – o meglio pseudo-diritti – sulla cui liceità decide lo stato , o meglio l’ideologia politica di chi sia al governo in quel momento.
Pertanto l’identificazione tra uno stato che dovrebbe essere neutrale e l’ideologia politica di un governo che invece usa e abusa dei diritti, significa che un presidente della repubblica di destra potrebbe tranquillamente dichiarare che il diritto a migrare non esiste. Quindi, si rifletta, c’è qualcosa nello “spezzatino dei diritti” che non funziona.
E qui veniamo alla destra, che tende, come oggi giustamente titola “Il Riformista”, a “buttarla in caciara” (*). Si pensi infatti a questa storia, continuamente evocata da Giorgia Meloni, in chiave di cattivismo riverniciato però di buonismo, del “combattere gli scafisti e fermare il traffico di esseri umani”. In realtà, è solo un gioco di parole per confondere le idee, che punta a distogliere l’attenzione dal cattivismo della destra, Però non è solo questo. Un passo indietro.
Come funziona il mercato? Quando sussistono difficoltà di allocazione di beni, si formano mercati paralleli. Così, ad esempio, nasce il contrabbando, che è una naturale reazione della libertà di mercato contro il monopolio di un determinato bene.
Sotto questo aspetto lo “scafismo” è una forma di contrabbando. Certo, di esseri umani… Il nostro approccio potrebbe sembrare immorale. Però si segua il ragionamento. Come si deve combattere lo scafismo? Come ogni problema di allocazione di beni: liberalizzando, aprendo le frontiere. “Lasciate fare, lasciate passare”… Lo stato non è mai la soluzione. Sarà il mercato del lavoro (e delle professioni) a fare da setaccio ai surplus migratori.
Invece il governo di destra cosa vuole fare? Vuole combattere il “contrabbando”… E in nome di che cosa? Del monopolio. Cioè di un’ideologia statalista, che nel caso di Fratelli d’Italia affonda le origini addirittura nel fascismo, Un regime fondato sul partito unico, monopolista, che imbavagliò tutti gli italiani. Ecco che cosa è immorale: il bavaglio del proibizionismo “migratorio, reninvenzione post fascista di una forma di monopolio statale.
In sintesi, sembra quasi che destra e sinistra siano d’accordo: il sub-diritto a migrare, evocato dalla sinistra, proprio perché elargito dallo stato, rinvia al monopolio statale e alla conseguente lotta allo scafista della destra, che però nasce proprio dal monopolio statale del sub-diritto a migrare, sempre però controllato dallo stato; tesi sostenuta dalla destra e dalla sinistra, dal momento che il diritto di vietare e consentire rinvia per la destra e per la sinistra allo stato. Istituzione che, nei fatti, finisce sempre per identificarsi con le ideologie propugnate dal governo in carica. Si tratta di una specie di circolo vizioso dello statalismo, che usa, diciamo a corrente alternata, sub-diritti e repressione.
Lo stato invece dovrebbe essere neutrale e rimettersi agli spontanei meccanismi economici e sociali: i diritti, dal migrante al pensionato con automobile d’antan, “sono” non devono essere elargiti e trasformati in sub-diritti condizionati dall’ideologia, migratoria o antimigratoria, ecologista o antiecologista, Esiste, insomma, una zona franca, cara alla filosofia liberale, oggi totalmente ignorata dalla destra e dalla sinistra.
Se lo stato si facesse da parte, smettendo di vietare (destra) o permettere (sinistra), lo scafista sparirebbe da solo, perché il migrante non dovrebbe più nascondersi su navi-carretta. Come pure il “diritto di migrare” verrebbe temperato, al suo arrivo, dalla selezione del mercato delle professioni e dei lavori. Diciamo severa ma giusta.
Insomma la verità è che più i governi si allontanano dai meccanismi di mercato per sposare la causa dello stato che vede e provvede, più ci si allontana dall’idea di una società libera, capace di autoregolarsi da sola.
Perciò, il grido di battaglia di ogni vero liberale non può che essere laissez faire, laissez passer.
Dai migranti ai pensionati.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.giornalone.it/prima-pagina-il-riformista/ .
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