Utopie
Si fa presto a dire Bitcoin...
Si fa presto a dire Bitcoin...
Prima
di affrontare la questione dei Bitcoin, dobbiamo fare
una piccola premessa. Quindi un poco di pazienza.
La
moneta è da sempre un interessante
problema sociologico perché
rappresenta un ottimo
esempio di oggettivazione sociale: detto
altrimenti, di un veicolo sociale (la moneta), creato dall’uomo, ma sul quale
l’uomo (come individuo), finisce per perdere ogni controllo in favore delle istituzioni sociali (economiche e politiche). Ciò accade perché la moneta, sorta spontaneamente per facilitare
gli scambi, essendo un mezzo di pagamento, di riflesso, non può non essere anche misura del valore, e quindi, passo ulteriore, di conto o conservazione (tesaurizzazione) della
ricchezza (come "sommatoria" di valori). Insomma, si registra sempre un momento in cui la moneta (che nasce spontaneamente), acquista
la forza propria delle istituzioni che
sorgono per governarla (oggettivazione). Siamo davanti a una costante politica e sociologica, quindi metapolitica. In sintesi: per ragioni di stabilità sociale, ogni "movimento" non può non trasformarsi in "istituzione".
Pertanto, il
dibattito, oggi così frequente, sulla
natura politica della moneta rinvia a una fase successiva: alla trasformazione della moneta di scambio
da moneta, puramente fiduciaria, in
moneta legale, sotto l’imperio della legge, ossia al passaggio dalla fiducia
tra gli uomini alla fiducia degli uomini nella legge. Parliamo di un livello più elevato di "fiduciarietà". Tradotto:
le transazioni commerciali tra individui (semplifichiamo), prima in pecore, poi in frammenti di metallo, preziosi o meno,
precedono la moneta legale, emessa in principio dallo stato-cittadino, come
nell’antica Ionia. Mai dimenticarlo.
Ora
i Bitcoin, di cui si tanto si parla,
sono una moneta fiduciaria, allo stato puro (senza alcuna manipolazione politica). Il che rinvia alle origini spontanee
e non politiche della moneta. Tuttavia, poiché si tratta di una moneta fiduciaria venuta “dopo” le monete legali, e soprattutto
interna al gruppo fiduciario di accettazione, necessitava ( e necessita) di una "pietra di paragone" esterna per stabilirne il valore e farsi accettare,
sulla base di un valore comparato, all’interno del suo gruppo. E così poter assolvere alle funzioni di scambio e conto-tesaurizzazione.
Ecco
il punto debole. Una moneta come il Bitcoin, a meno che non sia adottata
simultaneamente da tutto l’universo-mondo è destinata a rimanere un mezzo di scambio, uno
tra i tanti titoli, in competizione con
altri mezzi di scambio. I quali dalla loro, hanno però la forza della spada che rinvia inevitabilmente all' umano bisogno di sicurezza e stabilità: le basi socio-psicologiche di qualsiasi sistema sociale.
Insomma,
non bisogna cadere prigionieri dell’utopia
della moneta, eternamente allo stato nascente, priva di oggettivazione, vista soltanto come un processo che si auto-riproduce, a prova di istituzioni sociali. Diciamo che lo "spontaneismo" è soltanto una parte della vicenda. In
realtà, come storia e sociologia
provano, i processi di oggettivazione, piaccia o meno, implicano la nascita di
istituzioni economiche e politiche, dalla banca allo stato e alla banca di
stato: istituzioni che sono al tempo stesso processo ed esito, o meglio esito (solido) di un processo
sociale (gassoso).
Certo,
sarebbe bellissimo fare a meno delle istituzioni politiche. Ma - solo per chiarire una volta per tutte il punto - il "Bitcoin Moneta Unica Mondiale" avrebbe automaticamente necessità
di uno "Stato Unico Mondiale". Se, ad esempio, gli Stati
Uniti adottassero il Bitcoin al posto del Dollaro, esso diverrebbe sicuramente una moneta forte, ma in competizione con altre monete. Insomma,
siamo davanti a processi lunghi, complessi e conflittuali. Probabilmente, per arrivare a uno stato mondiale, unificato sul modello dello stato-nazionale, dovrebbe dichiararci guerra Marte.
Pertanto, ci si diverta pure con il Bitcoin, come con
le monete del Monopoli. Certo, divertirsi fino a un certo punto: perché qualcuno guadagnerà mentre qualcun altro perderà. Come accade in Borsa. Fermo però restando che la moneta, quella vera, è un’altra cosa.
Carlo Gambescia