Risate amare su “Spelacchio”
La filosofia di Jeeg Robot
A
Roma, e purtroppo in tutto il mondo, si
ride di “spelacchio”. Così i romani, in un momento di antica e corrosiva lucidità, hanno chiamato, l' albero di Natale, rinsecchito, che disonora piazza Venezia, cuore della Capitale. Parliamo di un mostruoso grumo di rami ai minimi termini, specchio di un’
amministrazione a cinque stelle, totalmente incapace di intendere e di
volere. Sembra incredibile. Eppure è così.
Tra
l’altro, la “sindaca” annuncia misure
come le microtelecamere sui cassonetti
con partita iva, il contapersone ( e perché non il contapassi) a piazza di Spagna. Roba da forum di schizzati, da gente, senza arte
né parte, che viveva davanti al pc, in attesa di andare in vacanza grazie alla
quattordicesima della nonna vedova. E
che ora, compunta, rilascia, dichiarazioni al Tg1.
Inutile
aggiungere, purtroppo, che l’argomento
razionale, non serve a nulla: i romani e gli italiani, ridacchiano, ma alla fin fine, sembrano gradire. Perché, si dice, i cinquestelle sono onesti. Come se per parafrasare Benedetto Croce, dal chirurgo, sul punto di operarci, invece della laurea in medicina, si pretendesse l'approfondita conoscenza e pratica dell'etica kantiana. Sicché, rischiamo di vivere l'incubo di una campagna
elettorale, formato Social, che potrebbe promuovere a ministri gente come Di Maio, Di Battista & Co: brutti, anzi incapaci, ma buoni, come certi biscotti gentilini.
Risparmio
ai lettori, per oggi, approfondite analisi. Sono troppo amareggiato. La sociologia certifica che “la gente” ha perduto la
fiducia nelle istituzioni. Non certifica però che questo è avvenuto
dopo venticinque anni di
autolesionistiche campagne mediatiche e giudiziarie che hanno contribuito a distorcere la visione della realtà. Inutile ripetere che gli italiani non sono mai stati bene come
oggi. E in tutti i sensi. Perfino i clochard sono assai diversi, nella complessione fisica, da quelli di "Miracolo a Milano", il film pauperista di De Sica e Zavattini del 1951. Eppure, siamo al punto di rimettere in
discussione perfino i vaccini.
Si
pensi alla questione del rientro delle salme dei Savoia: la maggioranza degli
italiani, neppure sa di che cosa si parli; i commentatori, sui Social, si insultano a colpi di slogan (tipo “viva la repubblica, abbasso la
monarchia” e viceversa); i politici e gli intellettuali discettano sulla
necessità di una memoria condivisa, salvo però nutrire feroci e opposti pregiudizi sulla storia d’Italia. Conclusioni: nessuno
ascolta nessuno. E la maggioranza degli italiani, assai distratta, si trova d’accordo solo per
ribadire che se piove è sempre colpa del governo. Ladro.
In
un contesto del genere - che non è solo italiano perché le politiche
welfariste hanno viziato il popolo
sovrano ma bambino - non ci si può stupire
del successo di un partito come Cinque Stelle, che promette reddito di cittadinanza e tagli alle tasse,
rilancio dell’economia e decrescita, pensioni più alte e abbassamento dell’età per riceverla.
È
la filosofia infantile di Jeeg Robot, penso in particolare al
film interpretato da Claudio Santamaria: uomini e donne che si comportano da
bambini, e che credono
nel supereroe indistruttibile, che prima o poi li salverà: non si sa bene da che cosa, ma li salverà. Ed è bello crederlo. Perché ci salverà "tutti", comunque sia, dai cattivi di turno. Designati da chi? Dal Movimento Cinque
Stelle, of course.
Carlo Gambescia