Fascismo/Antifascismo:
non se ne può più
(La manifestazione di Como)
È
stupefacente come ancora ci si confronti, dopo più di settant’anni, a colpi di slogan fascisti
e antifascisti. Ovviamente, pensiamo alla manifestazione
“antifascista” tenutasi ieri a
Como, di natura prettamente ideologica,
come del resto certe "esternazioni" di segno contrario, "in nero", meno affollate, ma inquietanti.
Però "stupefacente" fino a un certo punto. In
politica, le ideologie a prescindere dal valore cognitivo, sono essenzialmente risorse emozionali: “proiettili” di carta, retorici,
da usare per sconfiggere, sul piano dei "sentimenti" collettivi, l’avversario. Per
quale ragione parliamo di “piano
collettivo”? Perché sotto l'aspetto dei comportamenti sociali, qualsiasi idea, anche
la più nobile e articolata, pur di arrivare a tutti, e quindi trasformarsi in
idea-forza, capace di convincere e vincere,
non può non assumere inevitabilmente, per trascinamento collettivo, una forma semplificata, priva di
qualsiasi sfumatura. Il fenomeno (della
semplificazione), sociologicamente parlando, si è notevolmente accentuato con l’avvento della
società massa. I Social, oggi così discussi, hanno solo offerto all' "uomo-massa", di orteghiana memoria, un' autostrada, emotivo-retorica, a dieci corsie.
Insomma, fascismo e antifascismo
sono pure e semplici risorse ideologiche e politiche. Ben diverso sarebbe il discorso,
se invece ci si impegnasse sul piano dei valori comuni alla moderna società liberale. Come? Ad esempio, scendendo in piazza
per manifestare in favore della libertà contro il totalitarismo. Il che però, per dirla con una "filosofa", nostra contemporanea, Gianna Nannini, "è bello e impossibile". Perché antifascisti e fascisti condividono la stessa ripulsa verso il liberalismo
moderno: gli antifascisti, perché non hanno mai rimosso l’eredità marxista di una società perfetta,
egualitarista, da imporre con la forza; i fascisti, perché si sono ben guardati dal respingere l’idea di una
società gerarchica, anti-egualitarista, da perseguire con la violenza.
Si dirà: ma il liberalismo non è a sua volta una risorsa ideologica? Diciamo che il liberalismo è l'involucro della modernità. E' qualcosa di più: Croce parla di "pre-partito", una "filosofia" necessariamente comune a tutte le forze politiche moderne che aspirino a una "società aperta", per dirla con Popper. Quindi tutto posto? No, perché ad esempio in
Italia, lo schema fascismo-antifascismo, rinvia, dal punto di vista dei
“proiettili” retorici, all’idea della
repubblica antifascista, ma non
anticomunista: idea fondata sulla furba e falsa equazione, già togliattiana, che l’anticomunismo, e quindi anche le correnti liberali che lo avversano, siano cripto-fasciste. Quindi addio pre-partito e metapolitica (dell'azione) liberale.
L’idea
stessa di totalitarismo, per un verso, viene addirittura rivendicata dal
fascismo di Salò e da larga parte dei post-fascisti missini, aennini, eccetera, in particolare i militanti, e per l’altro negata, prima dai comunisti, poi
dai suoi variegati successori, perché, come spesso si legge, inutile eredità della Guerra Fredda e, per giunta, troppo impregnata di liberalismo.
Alcuni
giorni fa scrivevamo del “pericolo fascista” (*). Che indubbiamente esiste, però
come armamentario ideologico. Esiste, insomma, un immaginario etnocentrico e gerarchico, pronto all’uso, soprattutto in una società ad alto rischio di razzismo, per ragioni storiche, sociali, redistributive e perfino umorali. Tuttavia, lo scatenamento degli istinti carnivori, per ora latenti nella nostra società, rischia di essere alimentato dalla stessa sinistra che ha manifestato a Como in
nome di un antifascismo zoppo, privo della fondamentale componente anti-totalitaria: una sinistra, insomma, che rifiuta, solo perché ritenuta a priori fascista, qualsiasi politica di controllo dei flussi migratori di tipo prudenziale-liberale, politica che invece "inciderebbe" sul malcontento razzista limitando i pericoli di contagio. Si può essere più rigidi di così?
Il
fascismo, alle sue origini, si nutrì di una crisi dello
stato, i cui dirigenti si mostravano incapaci
di prendere qualsiasi decisione. Purtroppo, si era dinanzi al dissolvimento di una classe politica liberale, popolare, socialista che invece di governare si baloccava con le parole d’ordine della
democrazia sociale. E oggi? Ovviamente Di Maio non è Mussolini: però si noti come il
M5s si sia ben guardato dal partecipare
alla manifestazione di Como, senza per questo appoggiare i gruppetti neo-nazisti. Per ora, ovviamente.
Invece
di scendere in piazza, in nome dell’antifascismo immaginario ( o quasi), si cerchi
di prevenire le ragioni che potrebbero essere alla base di un possibile ritorno dell'immaginario fascista. Il giochino - e qui torniamo
ai proiettili di carta - dell’identificazione
tra cripto-fascismo e qualsiasi
tentativo di controllo dei flussi è
molto pericoloso, perché rischia di alimentare risposte oltranziste di segno
contrario. O ancora peggio, che qualcuno ne approfitti.
Qualsiasi riferimento al movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio non è puramente casuale…
Qualsiasi riferimento al movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio non è puramente casuale…
Carlo
Gambescia