giovedì 14 dicembre 2017

Come farsi male da soli 
Politiche 2018, 
tra surrealismo e autolesionismo





Si voterà a marzo, forse  la prima domenica.  Prepariamoci a  una campagna elettorale surreale:  qualcosa che,  rispetto alla storia della Prima e Seconda Repubblica,  andrà oltre  ogni possibile fantasia onirica.  Esageriamo?  No. Un solo esempio.
Tutte le forze in campo, da Fratelli d’Italia  al Movimento Cinque Stelle, passando per Forza Italia, Lega,  Partito Democratico & Co.,   ragionano come se si votasse ancora con  il maggioritario. Anzi,  di più: con il premio di maggioranza.  In realtà,  siamo tornati al proporzionale, con uno spruzzo di uninominale. Certo,  è  vero che, se i partiti di centro-destra e centro-sinistra si apparentassero presentando liste di coalizione nazionale,  sarebbero vincolati  a presentare un candidato  unico, nei collegi uninominali  (di centro-destra e di centro-sinistra).  Il che consentirebbe di   raggranellare qualche eletto  in più. O addirittura, in caso di taciti patti di desistenza, tra centro-destra e centro-sinistra di  penalizzare i candidati pentastellati. Ma per ora di liste uniche (e di possibili desistenze trasversali...)  nessuno osa parlare. 
Ovviamente,  di tutte  queste divisioni può avvantaggiarsi il Movimento Cinque Stelle, già in testa nei sondaggi.  Che però non avrebbe i numeri per governare da solo. Del resto, lo stesso discorso vale  per il centro-destra coalizzato.  Perché, ripetiamo,  il Rosatellum non garantisce alcuna maggioranza assoluta, ma solo maggioranze relative o  risicatissime ( nella migliore e più improbabile) delle ipotesi).  Infatti,  i sondaggi dando per scontato ciò che scontato non è  ( ossia che   il centro-destra  presenti  lista unica),  assegnano a Berlusconi, Salvini e avanzi post-aennini e  post-centristi,  consensi  molto  al di sotto del 51 per cento dei voti. Ammesso e non concesso, ripetiamo,  che in un  Parlamento, come quello italiano, si possa poi governare con la metà più uno dei seggi. Figurarsi perciò  con il 38/40 per cento dei voti (nelle urne) -   ammesso eccetera, eccetera -  puntando  su maggioranze (in seggi),  da raccattare, un giorno sì e l'altro pure,  nei corridoi della Camera e del Senato...  Per la serie, continuiamo a  fare  (e farci...) del male alla democrazia rappresentativa.
Si è fatto solo l’esempio del centro-destra, dal momento che il centro-sinistra, ancora più diviso, è messo peggio.
Ricapitolando, con questa legge elettorale,  coalizioni o meno,   nessuno, dopo il voto, avrà un numero sufficiente di parlamentari per governare.  Di qui, il clima surreale di una campagna elettorale,  dove tutti parlano di vincere e governare, pur sapendo benissimo, che le prossime elezioni, come ieri  ha dichiarato Berlusconi in un momento di lucidità,  potrebbero portare a un  Gentiloni bis  e/o a nuove elezioni,  magari sempre con il Rosatellum…
Tuttavia, dove  "impazza"  il proporzionale  tutto è possibile:  perfino un governo Di Maio, Salvini, Meloni e  transfughi di  altri partiti.  Oppure  un governo  Bersani, D'Alema, Di Maio (in caso di totale rovescio renziano).  O infine,  tra Berlusconi e Renzi ( se l’enfant gâté di Rignano sull’Arno uscirà vivo dall'accerchiamento dei dinosauri): un governo quest'ultimo, definito "Della Nazione",  che  per alcuni sarebbe il male minore.
In realtà, una campagna elettorale surreale produce  inevitabilmente  governi  surreali. Che poi dietro la “surrealtà”  ci sia una legge elettorale incongruente è questione, dispiace dirlo, che rinvia, piuttosto che alla politologia  alla psichiatria, in particolare alla branca che si occupa dei  pazienti autolesionisti.
I Tafazzi, insomma. 

Carlo Gambescia

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