Come farsi male da soli
Politiche 2018,
Politiche 2018,
Si
voterà a marzo, forse la prima
domenica. Prepariamoci a una campagna elettorale surreale: qualcosa che,
rispetto alla storia della Prima e Seconda Repubblica, andrà oltre ogni possibile fantasia onirica. Esageriamo?
No. Un solo esempio.
Tutte
le forze in campo, da Fratelli d’Italia
al Movimento Cinque Stelle, passando per Forza Italia, Lega, Partito Democratico &
Co., ragionano come se si votasse ancora con il maggioritario. Anzi, di più: con il premio di maggioranza. In realtà,
siamo tornati al proporzionale, con uno spruzzo di uninominale.
Certo, è
vero che, se i partiti di centro-destra e centro-sinistra si
apparentassero presentando liste di coalizione nazionale, sarebbero vincolati a presentare un candidato unico, nei collegi uninominali (di centro-destra e di centro-sinistra). Il che consentirebbe di raggranellare qualche
eletto in più. O addirittura, in caso di taciti patti di desistenza, tra centro-destra e centro-sinistra di penalizzare i candidati pentastellati. Ma per ora di liste
uniche (e di possibili desistenze trasversali...) nessuno osa parlare.
Ovviamente, di tutte queste divisioni può avvantaggiarsi
il Movimento Cinque Stelle, già in testa nei sondaggi. Che però non avrebbe i numeri per governare da solo. Del resto, lo stesso discorso vale per il centro-destra coalizzato. Perché, ripetiamo, il Rosatellum non garantisce alcuna maggioranza assoluta, ma solo maggioranze relative o risicatissime ( nella migliore e più improbabile) delle ipotesi). Infatti, i sondaggi dando per scontato ciò che
scontato non è ( ossia che
il centro-destra presenti lista unica), assegnano a Berlusconi, Salvini e avanzi post-aennini e post-centristi, consensi
molto al di sotto del 51 per
cento dei voti. Ammesso e non concesso, ripetiamo, che in un Parlamento, come quello italiano, si possa
poi governare con la metà più uno dei seggi. Figurarsi perciò con il 38/40 per cento dei voti (nelle urne) - ammesso eccetera, eccetera - puntando su maggioranze (in seggi), da raccattare, un giorno sì e l'altro pure, nei corridoi della Camera e del Senato... Per la serie, continuiamo a fare (e farci...) del male alla democrazia rappresentativa.
Si è fatto solo l’esempio del centro-destra, dal momento che il centro-sinistra, ancora più diviso, è messo peggio.
Ricapitolando, con questa legge elettorale, coalizioni o meno, nessuno, dopo il voto, avrà un numero sufficiente di parlamentari per governare. Di qui, il clima surreale di una campagna elettorale, dove tutti parlano di vincere e governare, pur sapendo benissimo, che le prossime elezioni, come ieri ha dichiarato Berlusconi in un momento di lucidità, potrebbero portare a un Gentiloni bis e/o a nuove elezioni, magari sempre con il Rosatellum…
Si è fatto solo l’esempio del centro-destra, dal momento che il centro-sinistra, ancora più diviso, è messo peggio.
Ricapitolando, con questa legge elettorale, coalizioni o meno, nessuno, dopo il voto, avrà un numero sufficiente di parlamentari per governare. Di qui, il clima surreale di una campagna elettorale, dove tutti parlano di vincere e governare, pur sapendo benissimo, che le prossime elezioni, come ieri ha dichiarato Berlusconi in un momento di lucidità, potrebbero portare a un Gentiloni bis e/o a nuove elezioni, magari sempre con il Rosatellum…
Tuttavia, dove "impazza" il proporzionale tutto è possibile: perfino un governo Di Maio, Salvini, Meloni
e transfughi di altri partiti. Oppure un governo Bersani, D'Alema, Di Maio (in caso di totale rovescio renziano). O infine, tra Berlusconi e Renzi ( se l’enfant gâté di
Rignano sull’Arno uscirà vivo dall'accerchiamento dei dinosauri): un governo quest'ultimo, definito "Della Nazione", che per alcuni sarebbe il male minore.
In
realtà, una campagna elettorale surreale produce inevitabilmente governi
surreali. Che poi dietro la “surrealtà”
ci sia una legge elettorale incongruente è questione, dispiace dirlo,
che rinvia, piuttosto che alla politologia alla psichiatria, in particolare alla branca che si occupa dei pazienti autolesionisti.
I Tafazzi, insomma.
I Tafazzi, insomma.
Carlo Gambescia
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