Finalmente Trump ne ha azzeccata una
L' anno prossimo (tutti) a Gerusalemme
Se Obama, un politico che piace alle gente
che piace, avesse preso la stessa decisione di Trump (riconoscere
Gerusalemme come capitale d’Israele), probabilmente le reazioni internazionali sarebbero state meno dure, soprattutto in Europa. Diciamo allora
che Trump, che invece non piace alla gente che piace, resta l’uomo sbagliato. Che però, una tantum, ha fatto la
scelta giusta.
Però il punto non è questo. La vera
questione è perché, nonostante Netanyahu abbia dichiarato “che non
ci sarà alcun cambiamento nello status quo dei Luoghi Santi” e che “Israele
assicurerà sempre libertà di culto a ebrei, cristiani e musulmani”, si
sia scatenata una campagna contro uno stato che, per affinità
di valori e interessi, è l’unico vero e leale alleato
dell’Occidente in un'area geopolitica tormentatissima. Quindi un partner strategico da sostenere a tutti i costi. E invece? Si rema contro, facendo il gioco dei nemici
dell’Occidente. E dunque anche dell' Europa e dell'Italia: quest'ultima, detto,
tra parentesi, per ora, si finge morta. Staremo a vedere fino a quando.
Come il lettore può notare, non ne
facciamo una questione etica, il punto è politico. L’idea stessa del
processo di pace, sbandierata dai nemici di Israele, è un cavallo
di Troia per dividere la pubblica opinione interna ed esterna (particolarmente
in Occidente) al mondo ebraico, cosa che fortunatamente non è ancora
avvenuta. O almeno non del tutto.
Il vero punto non è il processo di pace
tra israeliani e palestinesi, ma la sicurezza dello Stato d'Israele, accerchiato da vicini ostili. Pertanto, se processo di pace deve
essere, esso non può non concernere, nella sua estensione, l’intero
Medio Oriente. Che senso ha, discutere con i palestinesi, se l’Iran, solo
per fare un esempio, resta ostile? Pronto a colpire?
Di qui, la necessità di alleati forti,
per sedersi a un ipotetico tavolo di pace globale (nel senso dell’area
mediorientale), da posizioni di assoluto controllo della situazione.
Ecco perché la scelta di Trump è giusta: pone precisi paletti,
evidenziando la posizione pro-Israele degli Stati Uniti. Solo così
si favorisce il processo di pace: chi tocca
Israele, tocca gli Stati Uniti, il più potente stato della terra, quindi,
meglio trovare un accordo, se non si vuole essere distrutti. Ecco
il senso del messaggio. Forte e chiaro.
Ovviamente, bisogna tenere conto
della natura lunatica del personaggio-Trump. Come della
possibilità che venga defenestrato, benché Pence, il vice, offra, al
momento, garanzie di continuità.
Insomma, il succo è questo: chi vuole la pace non deve temere
la guerra. Anche se, in realtà, non siamo sicuri che il tycoon
abbia capito del tutto il concetto. Mentre Israele sì. E da un
pezzo. Europa e Italia, no. E così remano contro.
Non lasciamo soli i nostri Fratelli
Maggiori. L' anno prossimo tutti a Gerusalemme. Capitale dello Stato
Ebraico, per dirla con Theodor Herzl, il Mazzini d'Israele.
Carlo Gambescia