Iraq, 450 soldati italiani alla difesa della diga di Mosul
Renzi diplomatico?
Sì, come Mussolini
Sì, come Mussolini
Gaetano Salvemini rimproverava a Mussolini l’improvvisazione in politica estera e
il piegarla a basse ragioni
di politica interna, senza
un disegno generale eccetera, eccetera. Atteggiamento politico che a suo avviso dava ragione delle scelte che condussero prima all’isolamento diplomatico, poi all’alleanza
con Hitler, infine al disastro militare. Il suo testo, Mussolini diplomatico, viene tuttora letto con profitto dagli storici. Cosa c’entra tutto questo con
Renzi? Che l’ idea
dell’invio a Mosul, zona di guerra caldissima, di 450 soldati italiani per difendere la diga e gli interessi di una impresa italiana non può che essere
frutto di improvvisazione. Sicché ’ex
Sindaco di Firenze - certo, fatte le debite proporzioni storiche - rischia di infilarsi, come Mussolini, in un tunnel senza uscita. Dal momento
che sul piano delle conseguenze esistono solo due possibilità: o il frettoloso ritiro
anti-stillicidio, dopo il mesto ritorno delle prime decine di bare avvolte nel tricolore, o una progressiva escalation militare, perché l’Isis, maestra nei rilanci truculenti, non può farsi sfuggire una Dogali 2 servita su un piatto d’argento. Pensiamo in particolare al rischio-spirale, ossia al potere "avvitante" del crescente invio di truppe a fondo perduto. Per quale ragione usiamo quest'ultimo termine? Come definire altrimenti, un’operazione militare, di
pseudo-polizia? Perciò priva di valori tattici, strategici, non inquadrata in alcuna alleanza ben definita, puro frutto (avvelenato) di pacche sulle spalle scambiate
con l’altro Sindaco a Washington, perché tale è la levatura del Presidente
americano, Barack Obama?
Dicevamo, improvvisazione legata, come per Mussolini, a ragioni di
politica interna. Quali potrebbero essere
le ragioni di Renzi diplomatico? Probabilmente, quelle cerchiobottiste, di
mostrare alla destra interventista (poca roba in verità, però...) di fare comunque qualcosa, e provare alla sinistra economica e pacifista (tanta roba, invece) di muoversi
per scopi economici (gli interessi italiani) e umanitari (acqua e luce), non
scontentando in quest’ultimo caso, neppure il Papa. E invece sul piano della
politica esterna? Di collocarsi, a poco prezzo e vanitosamente - fare lo "splendido", se si preferisce... - a metà
strada tra Obama e Putin. Il tutto, per l'appunto, sulla pelle di 450 soldati, comunque pochi in ogni
caso. Come lo Stato
Maggiore ben sa, ma, fatte le debite proporzioni, come nel 1940, preferisce
tacere e subire.
Pretoriani, destinati, comunque vada, a pagare per tutti: senza onore né gloria, per dirla con
l’immaginoso ma efficace linguaggio di quel vecchio leone di Jean Latérguy. E con essi l’Italia.
Carlo
Gambescia
Carlo, hai ancora una volta inquadrato il problema italiano. Siamo una piccola provincia dell'Impero, a cui si richiede di tanto in tanto dei sacrifici. Conta per il vanaglorioso premier mantenere l'alto scranno, poi se l'Italia va in malora, poco gliene cale. L'abbraccio di Washington sarà sempre più letale.
RispondiEliminaGrazie caro Angelo. Colgo l'occasione per farti gli Auguri di un Santo Natale!
RispondiEliminaChe tu possa passare un caldo e luminoso Natale. Ritemprandoti per future battaglie. L'anno prossimo ne vedremo delle belle (brutte sicuramente).
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