mercoledì 16 dicembre 2015

Iraq, 450 soldati italiani alla difesa della diga di Mosul
Renzi diplomatico? 
Sì, come Mussolini


Gaetano Salvemini  rimproverava a Mussolini  l’improvvisazione in politica estera e il piegarla a basse  ragioni di politica interna,  senza un disegno generale eccetera, eccetera. Atteggiamento politico che a suo avviso dava ragione delle scelte che condussero prima all’isolamento diplomatico, poi all’alleanza con Hitler, infine al disastro militare. Il suo testo,  Mussolini diplomatico,  viene tuttora letto con profitto dagli storici. Cosa c’entra tutto questo con Renzi?   Che l’ idea dell’invio a Mosul, zona di guerra caldissima, di 450 soldati  italiani per difendere la  diga e gli interessi di una impresa italiana  non può che essere frutto di improvvisazione.  Sicché ’ex Sindaco di Firenze - certo, fatte le debite proporzioni storiche -  rischia di  infilarsi, come Mussolini,  in un tunnel senza uscita. Dal momento che sul piano delle conseguenze esistono solo due possibilità:  o il frettoloso ritiro anti-stillicidio, dopo il mesto ritorno delle prime  decine di bare avvolte nel tricolore,   una progressiva escalation militare,  perché l’Isis,  maestra nei rilanci truculenti, non può farsi  sfuggire una Dogali 2 servita su un piatto d’argento.  Pensiamo in particolare al rischio-spirale, ossia  al  potere "avvitante" del crescente  invio di  truppe  a fondo perduto.  Per quale ragione usiamo quest'ultimo termine? Come definire altrimenti,  un’operazione militare, di pseudo-polizia?  Perciò priva di valori tattici, strategici, non inquadrata in alcuna alleanza ben definita, puro frutto (avvelenato)  di pacche sulle spalle scambiate con l’altro Sindaco a Washington, perché tale è la  levatura del Presidente americano, Barack Obama?   
Dicevamo, improvvisazione legata, come per Mussolini, a ragioni di politica interna. Quali potrebbero  essere le ragioni di Renzi diplomatico? Probabilmente, quelle cerchiobottiste, di mostrare alla destra interventista (poca roba in verità, però...) di fare comunque qualcosa, e provare  alla sinistra economica e pacifista (tanta roba, invece) di muoversi per scopi economici (gli interessi italiani)  e umanitari (acqua e luce), non scontentando in quest’ultimo caso, neppure il Papa.  E invece sul piano della politica esterna? Di collocarsi,  a poco prezzo  e vanitosamente - fare lo "splendido", se si preferisce... -  a metà strada tra Obama e Putin.  Il tutto, per l'appunto,  sulla pelle di 450 soldati,  comunque pochi in ogni caso.  Come lo Stato Maggiore ben sa, ma, fatte le debite proporzioni, come nel 1940, preferisce tacere e subire.
Pretoriani, destinati, comunque vada,  a pagare per tutti: senza  onore né gloria, per dirla con l’immaginoso ma efficace linguaggio di quel vecchio leone di  Jean Latérguy.  E con essi l’Italia.

Carlo Gambescia       

3 commenti:

  1. Carlo, hai ancora una volta inquadrato il problema italiano. Siamo una piccola provincia dell'Impero, a cui si richiede di tanto in tanto dei sacrifici. Conta per il vanaglorioso premier mantenere l'alto scranno, poi se l'Italia va in malora, poco gliene cale. L'abbraccio di Washington sarà sempre più letale.

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  2. Grazie caro Angelo. Colgo l'occasione per farti gli Auguri di un Santo Natale!

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    1. Che tu possa passare un caldo e luminoso Natale. Ritemprandoti per future battaglie. L'anno prossimo ne vedremo delle belle (brutte sicuramente).

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