La rivista della settimana: “éléments”,
avril-juin 2014, n. 131, pp. 64, Euro
5,50 -
http://www.revue-elements.com/elements-Europe-Marche-ou-Europe-Puissance.html |
L’ultimo fascicolo di “éléments” (avril-juin 2014,
n. 131) ruota in larga parte intorno
all’approfondimento dell’ idea di guerra.
Nel bene e nel male. Non è numero speciale: si tratta di un filo
rosso che sembra sottendere i principali
contributi.
Comincia
Robert de Herte (Alain de Benoist) nell’editoriale, dove, rievocando "l'actualité" del 1914, si asserisce, in linea con certo marxismo, come il capitalismo nei momenti di crisi, pur di non rallentare i processi di accumulazione, finisca sempre per indossare l'uniforme militare. Schumpeter (per non parlare del conte di Saint-Simon, Comte e Spencer, vissuti però prima del 1914)
non sarebbe d’accordo. Ma tant'è.
Si
prosegue con un’intervista al filosofo
Robert Redeker, attento indagatore del
processo di trasformazione del soldato classico in soldato moderno. Tradotto: da
guerriero a gendarme.
Dopo
di che, giunge puntuale una rievocazione
dell’Ernst Jünger guerriero, non solo
della penna. Particolarmente
interessante l’intervista di Alain de Benoist a Julien Hervier, amico, traduttore
ed editore dello scrittore tedesco, con interessanti accenni ai “Carnets” della guerra 1914-1918. Notevole l'inedito (in Francia): "Je m'incline devant ceux qui sont tombés", discorso del 1979, tenuto a Verdun, in occasione della commemorazione dei caduti.
Infine,
il piatto forte del fascicolo è rappresentato dal focus dedicato a “Europe-Marché ou Europe- Puissance” con scritti di Alain de Benoist, Felix Morès, Gérard Dussouy, Éric Maulin,
Pierre Le Vigan. Praticamente l’Europa attuale, così
com’è, terreno di caccia di burocrati, neppure benevoli, viene smontata pezzo per pezzo. Quel colpisce è il realismo che
distingue le diverse analisi.
Il
punto, insomma, non è quello di uscire o
meno dall’Euro, bensì di conferire una volontà politica a un’unificazione necessaria, ma per ora solo economica. Come?
Qui le ricette si diversificano: si va dallo stato federale al recupero - intanto sul piano dell’immaginario - dell’idea di impero, ma in chiave
minimalista. Infatti, in qualche misura, l’idea, tutta politica (schmittiana) di Europa si coniuga con la necessità - come sottolinea Alain de Benoist - del pochi ma buoni, stretti intorno a un “noyau carolingien”. Perciò,
secondo il pensatore francese, più ci si allarga economicamente, come è
avvenuto dal 2004 in poi, più si perde in qualità politica. E i
risultati sono sotto gli occhi di tutti. Che si debba passare attraverso un’altra
guerra? Alain de Benoist, non lo
esclude, ma non dice esplicitamente contro chi? Di sicuro, però, non contro la Germania.
Carlo Gambescia
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