Finale di Coppa Italia: spari, feriti e caos
The show must go on
Ogni volta che ci scappa il
ferito o il morto si torna a parlare degli ultrà. E soprattutto si torna a chiedere misure sempre più dure verso un
fenomeno, dietro il quale in realtà si
nasconde lo stesso bisogno che ha
determinato il successo di programmi
come il “Grande Fratello” e di certa televisione di intrattenimento: il
bisogno di apparire pubblicamente, di essere famosi almeno per un giorno.
Mescolato, ovviamente, a dosi crescenti
di violenza, dal momento che la violenza
- preceduta da rituali collettivi e identitari - rimane l’unico
mezzo del tifo ultrà per essere al centro dell’attenzione mediatica.
Che fare? Vietare l’ingresso ai gruppi di tifosi
organizzati? Misura che del resto, benché sul piano individuale, è già
applicata con scarsi risultati. Oppure vietare le riprese televisive delle
partite a rischio? Il che però, per le società calcistiche rappresenterebbe una perdita
economica secca. Militarizzare gli
stadi? Per provocare, come già avviene, la
risposta ancora più aggressiva del tifo
organizzato - che non aspetta altro - trasponendo negli stadi
gli stessi violenti schemi (azione-reazione) delle battaglie
di piazza?
Insomma, non scorgiamo
vie d’uscita. Forse un rimedio,
anche se parziale, potrebbe essere
quello del parlare meno di calcio. E perciò di
diminuirne indirettamente la
forza di attrazione sociale, prosciugando, per così dire, l'acqua in cui nuotano gli ultrà.
Ma il calcio, come è noto, è
un business. Di qui, l’impossibilità, come per
ogni altro prodotto economico, di
rinunciare, da parte della società e dell’indotto ( calciatori, giornalisti,
media, veicoli pubblicitari) alla commercializzazione.
Ciò significa, come del resto si intuisce dai severi ma ipocriti
titoli dei giornali, che il bisogno di apparire degli ultrà continuerà a
esprimersi in modo violento, attirando su di sé
la reazione punitiva talvolta
blanda, talaltra drastica - secondo il Ministro dell’Interno in carica - della polizia. Dal momento che the show must go on… Perché, in fondo, di spettacolo si tratta.
Carlo Gambescia
Soluzione a costo zero: giocare alle sette del mattino. A quell'ora, nessuno ha voglia di menare.
RispondiElimina;-))) Grazie Roberto!
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