Forse la sinistra ha trovato il suo Gian Burrasca
Viva Renzi
col pomodoro!
di Teodoro Klitsche de la Grange
A Renzi sono
stati dati diversi soprannomi: da “rottamatore” che è un programma ed un augurio
ad “ebetino” che è un errore, perché il fiorentino non sappiamo se sarà un
grande statista, ma sicuramente è assai furbo (una golpe lo avrebbe chiamato il Suo più illustre concittadino).
A me sembra
che quello che, finora lo rende meglio, sia quello di Gian Burrasca. Non tanto
perché anche il tremendo ragazzino gli era concittadino, ma perché,
nell’ambiente in cui si muove trova tanti personaggi simili a quelli del libro
di Vamba.
Ad esempio il
cognato di Giannino Stoppani, l’avv. Maralli, tribuno socialista,
anticlericale, ma che si sposa (clandestinamente) nella chiesetta di campagna,
per evitare di perdere i voti dei compagni fiorentini. Così da guadagnarsi
l’epiteto di “mangiapreti in città, bigotto in campagna” dagli avversari.
Quanti
avvocati Maralli trovate nella sinistra italiana (per la verità non pochi anche
nella destra)? E il nostro Gian Burrasca in diverse occasioni li ha messi alla
berlina. Ad esempio quando ha ricordato che la sinistra vintage ripeteva da un ventennio tutti i giorni il ritornello del
“conflitto d’interessi” di Berlusconi, non prendendo nessuna iniziativa per
risolverlo nei circa nove-dieci anni in cui è stata al governo dal 1994.
Ma non
mancano i Calpurni (il direttore del collegio Pierpaolo Pierpaoli, sussiegoso,
ma incolto e poco perspicace): qualche tempo fa rispedì al mittente i soliti
parrucconi della sinistra culturale – che
intendevano fargli una “lezione di democrazia”, di cui i suddetti avrebbero
avuto bisogno più di Renzi, non foss’altro perché ne facevano una faccenda
“giuridica”, quando è materia politica.
Se pensiamo
alla zia Bettina, la zia zitella di Gian Burrasca, che crede che l’anima
dell’unico pretendente avuto nella sua vita si sia impiantata nel vaso di fiori, il pensiero corre subito ad un
personaggio del PD, nubile e toscana. Ma più che alla suddetta, quante donne e
uomini che votano PD credono agli spiriti, alle idee, ai giudizi dei trapassati
(anzi strapassati) del “secolo
breve”? Ed agli idola, Pareto
scriverebbe alle derivazioni, i cui
fantasmi si aggirano – sempre meno – per l’Europa e il mondo? Tanti. Ed è a questi
che Gian Burrasca potrà tanto giovare; ridestandoli dal sonno ideologico in cui
si sono (e li hanno) rinchiusi anche dopo il crollo del comunismo. Una cura di
sano pragmatismo, di percezione dei problemi e sfide nuovi, cui urgono risposte
nuove, e che non si possono trovare nel Cile di Allende o nella Berlino di Rosa
Luxemburg, è quello che Renzi sta praticando.
E che se gli
riesce sarà un grande passo in avanti per la sinistra e per la democrazia
italiana, che si troveranno più adeguate al presente, mentre spesso lo erano (e
lo sono) al passato.
Non
auspichiamo comunque che pratichi ai compagni come fa Giannino Stoppani, la
cura riservata a Calpurnio e alla di esso consorte, dopo la seduta spiritica:
un sacco di legnate.
Teodoro Klitsche de la Grange
Teodoro Klitsche de la Grange è avvocato, giurista, direttore del
trimestrale di cultura politica“Behemoth" (http://www.behemoth.it/ ). Tra i suoi libri: Lo specchio infranto (1998), Il salto di Rodi (1999), Il Doppio Stato (2001), L'apologia della cattiveria (2003), L'inferno dell'intellettuale (2007), Dove va lo Stato? (2009), Funzionarismo (2014).
Grazie all'avv. Klitsche de La Grange per questa deliziosa e azzeccatissima analogia. Peccato che per gustarla appieno si debba avere un bel po' d'anni, e ricordare quanto ci siamo divertiti, da bambini, con le avventure di Gianburrasca...
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