Europee di domenica
Consigli per gli acquisti
Lungi
da noi voler dare qualsiasi indicazione di voto, strettamente partitica. Solo quattro osservazioni , come dire,
propedeutiche. E valide per tutti: come
direbbe Totò, a prescindere.
In
primo luogo, in campagna elettorale
tutti i partiti, tendono a dare il peggio. Come è stato. Potrebbero dare il meglio? Difficile
dire. In democrazia, se si vogliono prendere voti, si deve parlare al mondo e
per farsi capire il linguaggio deve
semplice, addirittura semplicistico. Il che
facilità slogan, stereotipi, luoghi comuni insulti seriali, eccetera. Ovviamente, si può sempre esagerare: purtroppo, il confine tra
democrazia è demagogia è molto sottile. E sta al singolo uomo politico capire quando fermarsi e a chi vota premiare o punire con il voto il demagogo. Servono buon senso ed equilibrio.
In
secondo luogo, l’elettore si guardi da
chi offre soluzione facili Un caustico giornalista e scrittore americano, Henry Louis Mencken, scrisse che «per ogni problema umano esiste
una soluzione che è semplice chiara e sbagliata». Come del resto, è bene
guardarsi, anche da chi tende a farla troppo difficile. Anche qui, insomma, è una questione di
equilibrio…
In
terzo luogo, se ci si perdona il
bisticcio, si può anche esprimere il
proprio voto non votando. La libertà di
voto (non solo nel senso di poter votare
ma anche di non andare a votare) è un
diritto irrinunciabile che caratterizza quella forma di democrazia denominata liberale. Semplificando, è come se qualcuno obbligasse qualcun altro a
comprare beni che non piacciono o
ritenuti inutili. Il che è contrario al buon senso.
In
quarto e ultimo luogo, in democrazia, ci
si mette alla prova governando. Quindi il miglior modo per demitizzare l’avversario è quello di farlo governare, ovviamente dopo ottenuto
il consenso degli elettori. Certo, esistono dei rischi. E in Italia, purtroppo, ne
sappiamo qualcosa. Il che significa, che anche in questo caso, ci si deve affidare alla prudenza dei singoli.
Non c'è altro. Poche idee ma buone, speriamo. Buona giornata a tutti !
Carlo
Gambescia
Grazie per la chiarezza e l'equilibrio. In Italia, però, da un bel po' il consenso degli elettori pare non sia più necessario per governare....
RispondiEliminaCaro Roberto, abbi pazienza, proprio perché mi definisci chiaro ed equilibrato, perché baso le mie analisi sull'etica dei mezzi, non dovresti - certo tu lo fai simpaticamente, sei un amico - stuzzicarmi su affermazioni basate sull'etica dei principi, che dal punto di vista dell'analisi concreta della politica hanno un puro e semplice valore di copertura ideologica. So che quello sto per dire disturberà (non parlo di te) le anime belle della politica, ma il principio del consenso degli elettori, come il principio del diritto divino dei re, dipende dalla qualità del popolo, nel primo caso, e del re, nel secondo, nonché dalle circostanze e dalla maturità delle classi politiche, che gestiscono e veicolano i desiderata del popolo e del re. Perciò siamo così sicuri, che votare, mettiamo, nel 2011, avrebbe risolto problemi italiani, antecedenti a quella data? Insomma, quel che può essere giusto dal punto di vista dell'etica dei principi, può essere ininfluente da quello dell'etica dei mezzi.
RispondiEliminaCaro Carlo,
RispondiEliminahai ragione come al solito. Mi piace "stuzzicarti" un po', perchè so che ci intendiamo, sul fondo delle cose. Approfitto per farti e farmi una domanda: posto che secondo l'etica del mezzi tutto "dipende" (ed è vero), non ti pare che anche secondo l'etica dei mezzi la violazione sistematica, o perlomeno la negligenza reiterata, dell'etica dei principi, sia un "peggio che un crimine: un errore", come diceva Talleyrand?
Terra terra: dai e dai, quando tra dire e fare il mare diventa un oceano, due oceani, tre oceani, etc., si finisce per cascarci dentro e affogarci.
Perchè va bene che la maturità è tutto, ma un eccesso di maturità diventa il marcio, come nel regno di Danimarca...
Grazie Roberto per l'interessantissimo spunto: quello del realismo politico come ideologia politica. Certo, quando il nome non corrisponde più alla cosa, ma deve coprire altre cose, siamo fuori della pura e semplice analisi della politica. Ma siamo anche fuori di quell'equilibrio, tra forze opposte e concorrenti, che deve distinguere l'agire di ogni politico. Quindi concordo con te e con l'amico Talleyrand che aveva perfettamente capito - come osserva Guglielmo Ferrero - che dal punto di vista della funzionalità organizzativa (per dirla i termini moderni) la distanza tra principio di diritto divino e quel che politicamente implicavano i rivolgimenti rivoluzionari e sociali, era divenuta tale che sarebbe stato un errore non sostituirlo con un altro principio organizzativo. Il che spiega anche - in quell'età di rivolgimenti all'ennesima potenza - le successive e intelligenti ( o opportunistiche, dipende dal punto di vista) virate del "Vescovo di Autun" poi "Cittadino Talleyrand-Périgord" infine "Principe di Benevento" : personaggio straordinario. Grazie per averlo ricordato.
RispondiEliminaHo capito non si deve votare per Grillo: cosa che farò. saluti Daniele (anche a Roberto Buffagni)
RispondiElimina:-)
RispondiEliminaCordiali saluti a Daniele, e un salutino anche allo straordinario Talleyrand. Lessi in una sua biografia che dopo anni di minuziosa trattativa dilpomatica, quasi in extremis riuscì a farsi riammettere nella Chiesa e a farsi amministrare i sacramenti sul letto di morte. E lì, mentre il sacerdote gli dava l'Estrema Unzione, ebbe l'ultimo colpo di genio e di teatro diplomatico: presentò all'unzione il dorso, invece del palmo delle mani; perchè quando era stato consacrato vescovo, aveva già ricevuto il sacro crisma sul palmo delle mani. Mi ha sempre ricordato, per la sua estrema coerenza, un altro grande personaggio, stavolta di finzione: il Perotti di "Amici miei", che sul letto di morte recita la supercazzola al pretino. (Magari si potesse sapere com'è andata la trattativa col Padreterno, dopo...)
RispondiEliminaGuglielmo Ferrero se ne occupa in "Ricostruzione".
RispondiEliminaUna biografia interessante, forse un po' datata, tradotta in italiano, è quella di Madelin (dall'Oglio), dove a pagina 487 si riferisce l'episodio dell'estrema unzione... Il Perotti è un realista del vita e del giornalismo: grande personaggio e anche grande attore Noiret... Un abbraccio!
Perrozzi: c'era qualcosa che non mi tornava. Il senso era giusto però.
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