ll settimanale tedesco “Der Spiegel”,su posizioni liberali, dedica ampio spazio al ritorno di Marx. Si parla addirittura di “Rinascimento” .Ne dà notizia “Il Riformista” in un interessante articolo in cui si dipinge Marx come un pensatore sempreverde (*).
Non pochi anni fa, Costanzo Preve, importante filosofo, più marxiano che marxista (nel senso della incapacitante fedeltà alle stratificate interpretazioni della scolastica marxista), presentò Marx come l’ultimo dei filosofi antichi e il primo dei rivoluzionari moderni: un nuovo Platone, più dinamico, in linea con l’ontologia sociale dei tempi (tradotto: il contesto storico ed esistenziale tardo novecentesco), teorico di una specie di comunitarismo, però universalistico, distante da qualsiasi interpretazione utilitaristica e scientista della storia, come pure dal materialismo del socialismo reale e del capitalismo.
All’epoca l’analisi di Preve venne liquidata dai marxiologi come un’interpretazione di destra, anche a causa di alcune sue sospette frequentazioni editoriali. E in effetti Preve volava piuttosto alto e controvento.
Qual è il vero punto? Che a Marx si continua a far dire tutto. Da una parte c’è il Marx storico, storicizzato se si vuole, reale, alle prese con un capitalismo che non aveva ancora capito il ruolo non solo elettorale del welfare e dei consumi crescenti. Un Marx in soffitta, che gratifica gli storici delle idee, un pugno di eruditi. Dall’altra, c’è il Marx interpretato, immaginario, pronto all’uso rivoluzionario, al quale, come anticipato, si continua a far dire di tutto.
Il cosiddetto “rinascimento”, di cui parlano “Der Spiegel” e “Il Riformista”, è riconducibile al Marx immaginario. Ad esempio, è di gran moda, ma non da oggi, il Marx ecologista. Lo “Spiegel” informa della riscoperta in tale direzione di alcuni frammenti e note e marxiane.
A nostro avviso, al di là dell’interesse dal punto di vista della storia delle idee, Marx resta un pensatore superato e pericoloso.
Superato, perché il capitalismo di oggi, molto flessibile sotto il profilo produttivo e fin troppo attento ai diritti sociali, non è quello della metà dell’Ottocento. Pericoloso, perché l’impianto del pensiero di Marx è comunque di tipo costruttivista, ossia si crede che l’uomo possa costruire e ricostruire il mondo sociale a suo piacimento.
Il che, prima nel pensiero marxiano, poi per ricaduta in quello marxista, genera e rigenera una pericolosa contraddizione.
Da un lato Marx credeva nelle ineluttabili leggi del socialismo scientifico, come quella della caduta tendenziale del saggio di profitto (poi smentita dai fatti). Dall’altro riteneva possibile, dove non c’erano ancora le condizioni ma comunque si intravedeva la testolina del nascituro, come capitava un tempo alle ostetriche, di intervenire – ecco il costruzionismo – con il forcipe della violenza rivoluzionaria. Oggi in ostetricia il forcipe non si usa più. Per contro sembra che il fascino del forcipe rivoluzionario non sia mai sparito...
A dire il vero, Marx non si è mai pronunciato chiaramente sulla tempistica del socialismo. Di qui però la sempre riemergente contraddizione, per dirla in chiave biblica (per alcuni suoi benevoli esegeti Marx resta tuttora l’ultimo dei profeti biblici), tra “i segni dei tempi”, talvolta lenti a manifestarsi e la volontà di affrettarli ricorrendo alle vie di fatto, prima e dopo la rivoluzione. Con catastrofici risultati storici che sono sotto gli occhi di tutti. Ovviamente di coloro che vogliono vedere.
In sintesi: riscoprire Marx? No, grazie.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.ilriformista.it/rinascimento-marx-solo-in-italia-e-chiuso-a-chiave-in-soffitta-337277/ .
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