È bella la fiction Rai su Carlo Alberto dalla Chiesa. Al di là delle questioni tecniche ( diciamo cinefile), che del resto non potremmo affrontare per mancanza di competenze, emerge con grande fedeltà la sua genialità. Dalla Chiesa, che da buon uomo di guerra (si lascino perdere le amenità del Castellitto intervistato che parla di uomo di pace…) intuì che a brigante (le brigate rosse) si doveva rispondere con brigante e mezzo (il primo nucleo antiterrorismo) .
Lo stato, piaccia o meno (a chi scrive non piace), per tenersi in piedi deve contare sulle sue forze armate e di polizia. Il terrorismo che all’epoca veniva ricondotto, ma non da tutti, a una specie di “controstato”, in qualche misura di potere costituente, andava perciò debellato dal potere costituito a ogni costo, anche giocando duro.
L’infiltrazione di “Frate Mitra”, al secolo Silvano Girotto, all’interno delle Brigate Rosse, fu qualcosa di assolutamente geniale. A un certo punto della fiction, si sente dire dal Castellitto-Dalla Chiesa: “Qui serve un comunista”. Il “Nostro Generale” aveva capito, che solo Girotto, che aveva fatto sul serio, da spretato, la guerra rivoluzionaria in Bolivia, poteva attirare l’attenzione, se non addirittura l’adorazione, di Curcio e degli altri brigatisti. E lo fa squadernando sulla scrivania un numero del “Candido” di Pisanò, dove invece si crocifiggeva il prete guerrigliero: la solita estrema destra, settaria e idiota come da manuale. Però Dalla Chiesa leggeva tutto, memorizzava, e poi passava all’esecuzione. Un grande carabiniere. Geniale.
E così fu. I pesciolini rossi, rimasti nell’animo studenti secchioni di sinistra, abboccarono all’amo dell’affascinante professore ordinario di guerra rivoluzionaria: Silvano Girotto.
Dalla Chiesa resta un esempio non solo di fedele servitore dello stato (come oggi si usa dire con tono spesso mellifluo), ma soprattutto di severo realista politico. E per giunta messo al posto giusto. Non per nulla aveva alle spalle profondi studi di scienze politiche. Ad esempio a un certo punto, si sente dire, sempre dal Castellitto-Dalla Chiesa, a proposito degli intellettuali di sinistra schierati con le Brigate rosse: “ Sono romantici. In realtà è solo violenza, solo violenza…”.
Ecco, alla violenza brigatista, del “controstato”, Dalla Chiesa oppose, moltiplicandola con i suoi colpi di genio, la forza soverchiante dello “stato”.
Poi lo inviarono a Palermo. Ma questa è un’altra storia.
Carlo Gambescia
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