Ci risiamo. La storia dell’esposizione del prezzo medio alla pompa e delle sanzioni al benzinaio “non allineato” (perché il senso punitivo è questo) è roba da “allarmi siam fascisti terror dei benzinai”.
Innanzitutto è un invito alla denuncia. Cose da stato totalitario. Come del resto la richiesta di alcune associazioni di consumatori di una "moral suasion", altro approccio punitivo nei riguardi delle aziende petrolifere perché tengano bassi i prezzi alla pompa. Che si fa? Si arrestano i petrolieri? Se la ricetta economica è questa, perché non tagliare i tempi e sparare a vista sui petrolieri, come facevano i brigatisti rossi?
Ammesso e non concesso che sia economicamente produttivo controllare i prezzi dall’alto fissando un prezzo medio, il meccanismo dei prezzi, in particolare di quelli petroliferi, è legato alle dimensioni del mercato: più è ampio, più i prezzi sono volatili, perché difficili da controllare, dal momento che offerta e domanda si spostano velocemente da una parte all’altra del mercato mondiale. Quindi, più vincoli sui prezzi si introducono, più cresce il rischio di una riduzione o spostamento dell’offerta verso mercati più remunerativi. Detto in parole povere si rischia di trovare le pompe a secco.
Insomma, un approccio, quello del governo Meloni, che risulta, particolarmente ripugnante e imbecille. Soprattutto la tesi di condanna del non immediato allineamento tra prezzi all’ingrosso e prezzi alla pompa al netto delle accise.
Ripugnante perché si crea ad arte il capro espiatorio: benzinai e petrolieri. Si vuole far credere al consumatore che non sia colpa delle accise elevate. Che invece – cosa nota agli economisti seri – incidono a prescindere sul meccanismo dell’ offerta: le accise alte penalizzano l’offerta, le accise basse o nulle la favoriscono. E un’offerta ridotta fa lievitare i prezzi e viceversa. Quindi la colpa non è di petrolieri e benzinai ma delle accise italiane troppo elevate.
Imbecille, perché la tesi della speculazione, ragiona, anzi sragiona, come se il mercato petrolifero italiano fosse l’unico al mondo: il solo al centro dell’attenzione di una congiura petrolifera anti-italiana.
In realtà, il riallineamento graduale rinvia al meccanismo mondiale dei prezzi che come detto è volatile.
Probabilmente, e in parole povere, il petrolio che deve essere venduto all’Italia è ceduto altrove: il che spiega la neutralità dei petrolieri nei riguardi di un rapido riallineamento dei prezzi in Italia. Ci si interroghi piuttosto sul ruolo economico punitivo - a prescindere - delle accise elevate.
Concludendo: si chiama mercato mondiale e piaccia o meno funziona così. Lo si spieghi al console generale Meloni e al capomanipolo Lollobrigida.
Certo si può uscire dal mercato mondiale. Mussolini tentò, puntando sull’autarchia. Con infausti risultati.
Probabilmente i bisnipoti neomissini del duce ancora ragionano come il maestro elementare di Predappio. Che di economia nulla capiva.
Carlo Gambescia
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