La nota farsesca è che mentre in Ucraina si muore per una giusta causa (fermare l’aggressivo espansionismo russo), in Italia e in Europa si discute accademicamente di “efficientamento degli immobili”. Altra parolina magica in gergo amministrativo-welfarista, apparentemente neutrale, di regola corredata sul piano visuale, come per i bambini delle elementari, di casette colorate, pupazzetti, eccetera.
In realtà, siamo davanti, all’ennesima filiazione politica della pericolosa (per la libertà) vulgata ecologista. Che, a quanto pare, non incontra alcuna resistenza. Se non quella, come in Italia, dello strappare all’Unione Europea la posticipazione di una data o una variazione nella tipologia di immobili, eccetera, eccetera. Fermo restando – non sia mai – l’approccio, in realtà terroristico, sposato, culturalmente, da tutti partiti, a destra come a sinistra.
Perciò non si dia ascolto a Giorgia Meloni, che oggi grida a una specie di nuova patrimoniale sugli immobili, solo perché fa comodo spostare l’attenzione dell’elettore di destra sull’ Europa matrigna.
A dire vero, per l’ “efficientamento degli immobili”, probabilmente entro dieci anni, i proprietari, soprattutto delle abitazioni più vecchie, saranno costretti ad affrontare notevoli spese aggiuntive per conseguire la “miracolosa” classe energetica fissata da un gruppo di politici fanatici. Li si immagini, come all’interno di un bunker, tutti concentrati sulla salvezza del pianeta terra, come si vede nei film catastrofisti.
Purtroppo, le correnti reazionarie che hanno sempre accompagnato lo sviluppo della società liberale e capitalistica hanno preso il sopravvento e conquistato la sfera decisionale, a destra come a sinistra.
Invece il punto è culturale. Chiunque oggi non assecondi la pericolosa vulgata ecologista, sulla cui non scientificità si sono pronunciati non pochi studiosi e scienziati (*), viene liquidato come “negazionista”: classico argumentum ad hominem per squalificare lo sfortunato dissenziente, rubricandolo tra i nazisti, vista l’origine del termine.
Triste sorte che tocca a chiunque oggi sia convinto che dinanzi ai 5 miliardi (passato) + 5 miliardi (futuro) di anni di vita del nostro pianeta, la vulgata ecologista, con i suoi capziosi dati statistici, rappresenti, se ci si passa la metafora, una specie di fugace moda estiva sulla lunghezza degli abiti femminili.
Di conseguenza, in questo incipiente clima semitotalitario, il punto non è mettere in gioco l’adesione dell’Italia all’Unione Europea, ma come lavorare culturalmente per un ritorno alla normalità. Insomma per far trionfare la verità.
La vera questione è come far cambiare idea alla gente, oggi impaurita e quindi pronta a piegarsi a misure politiche illiberali, varate in nome del catastrofismo ecologista.
L’Unione Europea, per dire le cose come stanno, non deve essere verde, ma capitalista e liberale. Nel senso di sposare la causa del progresso economico e della libertà. L’Unione Europea al momento, cosa purtroppo capitata altre volte nella storia, sembra intenta a tagliare, partendo dalle sue radici capitaliste e liberali, l’ albero ancora rigoglioso su cui si è arrampicata negli ultimi due secoli. Un caso da manuale di autolesionismo storico.
L’ecologismo, come abbiamo più volte scritto (**) è la prosecuzione del comunismo con altri mezzi.
Attenzione però: i vincoli politici e sociali di ogni tipo introdotti dal terrorismo ecologista, a colpi di maggioranze politiche rosso-verdi, sempre più ampie, impoveriscono e imprigionano i cittadini. E rischiano di provocare una reazione altrettanto autoritaria e nemica delle istituzioni capitaliste e liberali.
Dietro la battaglia ecologista si nasconde il sogno nichilista di un nuova lotta di classe, in un modo impoverito e terrorizzato, diviso in due: quello di un nascente socialismo verde e di una reazione parafascista di colore opposto, diciamo verde-nero.
Per capirsi: la crescente accettazione della vulgata ecologista a destra come a sinistra, implica diversità di mezzi non di fini. Giorgia Meloni e altri politici di destra voglio uscire dall’Europa, ma solo per edificare una via nazionalista -. oggi si dice sovranista – alla cosiddetta salvazione ecologista del nostro pianeta. Per dirla alla buona: se non è zuppa e pan bagnato. Radicalizzando il concetto: Greta e Giorgia pari sono.
Quel che invece occorre è un ritorno alla normalità capitalista e liberale. Ma come fare ? Se basta accendere la televisione o andare sui Social per essere travolti dal catastrofismo ecologista? Ridotto in pillole da telegiornale e "perle" di saggezza alla Osho?
Siamo purtroppo in una di quelle fasi storiche e sociali in cui le strutture, in questo caso politiche e di mentalità, sembrano aver assunto forza propria, dominando la gente comune, fino al punto di impedire a qualsiasi opinione contraria di manifestarsi. Il pensiero unico ecologista, per usare un termine alla moda, sta cancellando ogni traccia di pensiero liberale e capitalista.
Terrorismo e conformismo. Questa purtroppo la triste realtà.
Carlo Gambescia
(*) Ad esempio sulla cosiddetta emergenza climatica si veda qui: https://lanuovabq.it/it/non-ce-emergenza-climatica-scienziati-sfidano-i-catastrofisti .
(**) Si veda qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/la-religione-ecologista-il-nemico-principale/ ; https://cargambesciametapolitics.altervista.org/ghiacciai-e-principio-di-falsificabilita/ ; https://cargambesciametapolitics.altervista.org/come-ragiona-lecologista-medio-male-purtroppo/ ; https://cargambesciametapolitics.altervista.org/il-balilla-ecologista/ .
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