martedì 17 gennaio 2023

L’Antitrust e la micro-Capaci contro l’economia di mercato

 


Perfetto. L’ultimo dei mafiosi “stragisti” è in prigione. Bravi. Purtroppo esistono anche crimini senza vittime, diciamo ideologici, da danni morali. Non si usano le bombe, però…

Si pensi ai vertici dell’ Antitrust. Ovviamente parliamo di professori e magistrati, tutta gente onesta e rispettabile. Però, ecco, credere, per fare un piacere al governo anticapitalista di destra (dal quale, tra l’altro, l’Antitrust sarebbe per statuto indipendente), che gli aumenti alla pompa siano di natura speculativa, non è cosa facilmente perdonabile. Si denigra il capitalismo. Siamo davanti a un atteggiamento, che per gravità, rinvia a una specie di micro-Capaci ideologica, morale diciamo, senza morti e feriti, contro l’economia di mercato e le sue articolazioni.

Ci spieghiamo.

La struttura del mercato petrolifero, lo si chieda a qualsiasi storico dell’economia, è per sua natura oligopolistica, a causa del rapporto tra le enormi dimensioni degli impianti, necessarie per produrre una cosa fondamentale in un’economica privata che si chiama profitto. Nonché per tenere bassi i costi delle materie prime, di produzione e trasporto. Questo non significa che l’oligopolio sia contro il libero mercato. Ne è una articolazione.

Un passo indietro. L’idealismo economico del mercato costituito da piccoli produttori indipendenti può funzionare e funziona per la ristorazione, ma non per un mercato del petrolio che impone congrui investimenti dal punto di vista economico, segnato dalla volatilità dei prezzi  a causa di guerre, rivoluzioni, sommovimenti, improvvide decisioni politiche,  eccetera.

Vorremmo che il lettore capisse la stupidità dei controlli alla pompa, facendo le pulci all’anello più debole delle catena, come pure delle inchieste sulle grandi compagnie petrolifere, considerate invece l’anello più forte. Per quale ragione?

Innanzitutto, la benzina, quella che mettiamo nelle automobili, grazie alla struttura oligopolistica del mercato petrolifero costa  poco. I petrolieri sono perfettamente consapevoli del fatto che alzando troppo i prezzi, la benzina resterebbe invenduta con ripercussioni sulle grandi dimensioni impiantistiche, come pure sui trasporti, con gravi effetti di ricaduta su costi e profitti delle imprese petrolifere. Parliamo di impianti che devono estrarre petrolio ventiquattr’ore su ventiquattro, se vogliono portare profitti. Di qui stoccaggi dai costi elevati e tempistiche di raffinazione rapportate alle quantità estratte.

Perciò  il consumatore dovrebbe essere addirittura grato ai petrolieri. Gli accordi oligopolistici tengono bassi i prezzi. E invece che si fa? Li si combatte e addita come nemici del popolo. Si tratta insomma di un oligopolio in favore del consumatore. E’ il mercato stesso ad autoregolarsi via oligopolio.

Ora che un governo di neomissini, dalle radici anticapitaliste, evochi la speculazione è nell’ordine delle brutte cose italiane malate di fascismo autarchico. Però, che l’Antitrust, che sulla carta si dice dalla parte del mercato, si presti al gioco politico, no. Qui la micro-Capaci ideologica di cui dicevamo sopra: il fare le pulci a petrolieri e benzinai alimentando una ingiusta ed esplosiva cultura del sospetto verso l’economia di mercato.

L’Antitrust dovrebbe invece indagare sui pesanti oneri fiscali che gravano su ogni litro di benzina, drogando offerta e domanda. Perché qui l’unico a speculare, e sul serio, è il governo.

Carlo Gambescia

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