lunedì 16 gennaio 2023

Ucraina, missili e piagnoni

 


Nella Firenze di Savonarola, “profeta disarmato” che tuonava contro i ricchi, i suoi seguaci furono definiti piagnoni: nemici del lusso, evocavano l’austerità e la repubblica teocratica, animata da un popolo di cittadini rivestiti da frati. Confidando nel fatto, che con l’esempio e qualche falò di abiti di lusso, i fiorentini, pacificamente, prima o poi si sarebbero convertiti al verbo piagnone. Savonarola e seguaci finirono male. Il lettore prenda appunto.

Questa mattina basta scorrere i titoli dei giornali per scoprire che i nuovi piagnoni sono coloro che piangono i civili uccisi dal missile russo, ma che continuano a sperare che prima o poi Mosca capirà e si convertirà al verbo pacifista.

Si piangono i morti ma si resta a braccia conserte.

In genere, politicamente parlando, il nuovo piagnone è di sinistra. Consueta antropologia sociale:  gli uomini sono buoni e capiranno. Sicché si vuole la pace, porgendo l’altra guancia. Pertanto – ecco la vulgata pacifista – non si devono cedere armi all’Ucraina. O comunque solo il minimo necessario per difendersi, diciamo resistere, fino a quando la Russia non si stancherà, convertirà eccetera, eccetera.

Dal punto di vista dei processi politici questa scelta, adottata da quasi tutti i governi occidentali (Stati Uniti compresi), può essere definita temporeggiatrice.

In guerra il temporeggiare rinvia a due tipi di comportamenti: a) si temporeggia aspettando le circostanze più favorevoli, per attaccare e sconfiggere il nemico, come Roma nella Seconda guerra punica; b) si indugia nella speranza che le cose si risolvano da sole, tecnica che alternata a periodi di guerra consentì all’Impero romano d’Oriente di sopravvivere per circa mille anni a quello d’Occidente.

Il punto è che la tattica (Roma) e la strategia (Bisanzio) “temporeggiatrice” implicano l’accettazione della guerra. Cioè, si indugia, per un tempo più o meno lungo, senza per questo rinunciare all’idea di combattere il nemico senza battere ciglio.

Ora la differenza tra Roma, Bisanzio e l’Occidente euro-americano è nel fatto che il nuovo piagnone occidentale è pacifista: rifiuta l’idea stessa di guerra, convenzionale o non convenzionale che sia. Anzi, come nel caso dell’aggressione russa all’Ucraina, ci si nasconde dietro i pericoli della guerra non convenzionale, per non affrontare la guerra convenzionale (*).

Un atteggiamento che inevitabilmente rafforza il nemico, perché si sente al sicuro, libero di sfruttare tutti i mezzi della guerra convenzionale. Il pacifismo, purtroppo, come mostra la ritirata geopolitica dell’Occidente, dopo la grande del vittoria del 1945, rafforza solo i suoi nemici.

Quanto più ci si rifiuta di combattere, tra le lacrime, tanto più il nemico, ghignando, si rafforza.

Si rifletta su un punto importante. Il mondo occidentale delle costituzioni, dei parlamenti, dei mercati, ha poco più di duecento anni. Roma e Bisanzio, semplificando, come durata, hanno almeno rasentato, per alcuni addirittura superato, i mille anni.

Per quale ragione? Perché, pur temporeggiando, Roma e Bisanzio non rifiutavano, al momento opportuno, di battersi.

Carlo Gambescia

(*) Abbiamo affrontato il punto specifico qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/guerre-reali-e-guerre-immaginarie/ .

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