È veramente amaro constatare dopo quasi ottant’anni la connivenza politica tra destra ed estrema destra. Certo, in teoria, gli interessati negano, ma nei fatti è così. Del resto si tratta di un accoppiamento poco giudizioso che viene da lontano. La destra europea, tra le due grandi guerre mondiali, scelse il fascismo e le dittature. Optò, perfino con entusiasmo, per il verbo dell’estrema destra antiparlamentare, antiliberale, anticapitalista.
In questo modo la destra perse ogni rispettabilità liberale. Nonostante ciò, soprattutto in Italia, ci si vanta ancora di aver “inventato” il fascismo, nemico totale del liberalismo.
Storici come De Felice e Nolte hanno spiegato chiaramente che la destra di estrazione borghese rinunciò negli anni Venti e Trenta al liberalismo. Perché prigioniera della paura, magari in parte comprensibile, di finire schiacciata sotto il tallone del comunismo. Questa destra borghese si negò a rivendicare dinanzi alle dittature fasciste l’essenza politica di quel geniale processo di costituzionalizzazione della politica e di liberalizzazione degli scambi che nel secolo XIX fu la forza, anche di attrazione, dell’Europa e dell’Occidente
Ne uscimmo, pagando tutti un prezzo altissimo: quello di una guerra mondiale contro il nazi-fascismo.
Una lezione che oggi pare dimenticata. Si pensi all ’attuale alleanza di governo. Ideologicamente sembra riproporre quei “blocchi nazionali” che nel primo dopoguerra portarono al potere i fascisti: Forza Italia (incluso un pugno di moderati che non contano nulla) rappresenta la destra pseudo liberale, più retriva, che sogna il capitalismo assistito; la Lega si mostra intrisa dello stesso spirito razzista, prima nazionalista e poi fascista; Fratelli d’Italia neppure nasconde la sua nostalgia per il Ventennio. Ignazio la Russa, fascista dichiarato, è diventato Presidente del Senato, seconda carica dello stato. Tutto normale? Bah…
La cosa più grave è che su una sfida all’Occidente, come quella rappresentata dall’Ucraina aggredita dalla Russia, il redivivo “blocco nazionale” si sia schierato dalla parte dei russi. Ovviamente in modo ipocrita, predicando l’equidistanza, come Forza Italia e Lega, oppure in modo burocratico, senz’anima, come Fratelli d’Italia. Salvo poi, come accade a proposito di Sanremo, sbranare Zelensky (*). O peggio ancora lasciare che lo si sbrani, in silenzio, come fa Giorgia Meloni …
Diciamo la verità: in un paese normale e con una destra normale, liberale e filoccidentale, neppure lontanamente si discuterebbe sul collegamento televisivo dell’aggredito Zelensky con il Festival di Sanremo.
Invece di plaudire in Italia si polemizza su un amico dell’Occidente, liquidandolo come un burattino e un servo.
Si discute, anche aspramente, giocando sull’antica incomprensione collettiva delle rivoluzioni liberali. Un atteggiamento reazionario che rimanda alla cultura della Controriforma cattolica, ostile alla modernità. Uno schema mentale che sembra tuttora condizionare gli italiani, nonostante il processo di secolarizzazione sociale.
Sotto questo aspetto la celebrazione del Giorno della Memoria è un’occasione fondamentale per rivendicare i valori liberali, dal momento che parliamo della stessa destra filofascista che non aprì bocca sulle leggi razziali del 1938. E qui si pensi, come tragico esempio di un’epoca di vergognosa connivenza politica, al silenzio di Vittorio Emanuele III.
Da un punto di vista liberale, la celebrazione del Giorno della Memoria e la difesa dell’Occidente, a cominciare da quella dell’Ucraina aggredita, vanno insieme, perché rinviano allo spirito del 1945, di una guerra vinta in nome dei valori liberali. Quindi attenzione ai proclami e ai comportamenti politici non conseguenti. Parliamo di uno spirito, quello del 1945, inviso alle destre fasciste e filofasciste di ieri come di oggi. Mai dimenticarlo.
Detto questo, resta la vera e unica domanda. Avremo mai una destra normale? Capace di fare finalmente i conti con il fascismo e di riscoprire la grande lezione del liberalismo e dell’Occidente?
Carlo Gambescia
(*) Ne abbiamo già parlato ieri: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/zelensky-e-sanremo/ .
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