lunedì 30 gennaio 2023

Adam Smith e Alfredo Cospito

 


Come comportarsi con chi mette in discussione, come l’anarchia, i fondamenti stessi di una società come la nostra che garantisce all’individuo una libertà che non ha precedenti storici?

A questo pensavamo a proposito del caso Cospito e delle proteste delle organizzazioni anarchiche. Certo, una società deve saper difendersi. Però, il punto è che sul nemico le opinioni sono differenti, proprio perché la nostra società consente a ogni individuo di esprimere liberamente il proprio pensiero e di attuarlo, però a una condizione: di non nuocere agli altri.

Gli anarchici che cosa vogliono? Una società senza stato. Chi è il nemico degli anarchici? Lo Stato. Il che complica le cose.

Un passo indietro. Il liberalismo moderno, dopo secoli di monopolio politico statale, ha fatto la sua e nostra fortuna puntando sulla progressiva riduzione del ruolo dello stato. Come? Seguendo, secondo le ricostruzioni postume, la lezione smithiana. Di qui la limitazione della sfera d’azione statale alla difesa esterna, alla polizia e giustizia interna, alla realizzazione di opere pubbliche capaci di favorire la libertà economica (come strade e istruzione).

Si è però trattato di un cammino non intenzionale: Adam Smith non si sarebbe definito liberale, anche perché il termine non esisteva ai suoi tempi. Perciò siamo davanti a un processo culturale, politico, economico che solo nel Novecento si è autodefinito liberale. Per capirsi: nel caso del liberalismo, come altre volte nella storia, la pratica ha preceduto, e di molto, la teoria.

L’anarchico, per contro, vuole imporre – intenzionalmente quindi – la sua visione della società, in alcuni casi, come quello di Cospito, con la violenza contro persone e cose (*). Nel caso dell’anarchismo, ma anche di altre teorie sociali costruttiviste come l’utilitarismo e il marxismo, la teoria precede la pratica, nel senso che si vuole costruire, anche con la violenza, o comunque con il ricorso alla forza, una società dalle fondamenta.

Certo, anche il liberalismo, una volta “scoperto” dagli intellettuali si è tramutato, secondo alcuni detrattori, in una ideologia di conservazione sociale, diciamo dell’esistente, perché teso a imporre, si dice, una sua idea di società. Di qui la lotta senza quartiere che ha condotto Cospito in carcere.

Però, se parliamo di liberalismo novecentesco, anche Cospito in qualche misura è liberale, anzi ultraliberale, perché porta alle conseguenze ultime l’ideologia liberale. Infatti parliamo di teoria non di pratica.

Si rifletta, Adam Smith non sapeva di essere liberale, Cospito invece è fiero di essere anarchico. E vuole che tutti lo siano per il “loro” bene. Invece Smith riteneva di non sapere assolutamente nulla del bene di ogni singolo individuo, sicché credeva, a nostro avviso giustamente, che la migliore soluzione fosse quella di permettere agli individui di perseguirlo – il bene – da soli, in piena libertà.

Smith consigliava, Cospito impone. Questa la differenza tra il liberalismo inconsapevole delle origini e il liberalismo consapevole di oggi, anche nelle sue forme anarchiche. Il punto perciò è cognitivo. In sintesi: “io conosco ciò che è bene per te”.

Non desideriamo entrare nel merito della questione penale. Però Cospito, sebbene storto e pieno di spine, è un ramo novecentesco della grande quercia liberale: il ramo costruttivista, quello del liberalismo consapevole diciamo.

Sul punto si pensi al ramo welfarista e liberalsocialista, che pretende proprio come l’anarchismo di sapere – di conoscere – ciò che sia bene per ogni singolo individuo. Fino al punto di usare come una pistola puntata contro il cittadino la burocrazia del welfare state.

La violenza del welfarista è morale (anche se non sempre), quella dell’anarchismo è materiale (anche se non sempre). Il welfarismo e l’anarchismo – ripetiamo – pretendono di conoscere a menadito ciò che sia bene per ogni singolo. Una follia sociologica.

Che fare allora? Degli aspetti penali, come detto, non desideriamo parlare. Per fare una battuta, eventualmente, chiederemmo punizioni esemplari innanzitutto per liberalsocialisti e welfaristi… Che il potere lo gestiscono sul serio.

In realtà, quel che che ci interessa è la questione cognitiva. Qui riteniamo di poter dire la nostra. Si deve tornare alle radici senza nome, si deve tornare a liberalismo inconsapevole di Adam Smith.

Carlo Gambescia

(*) Qui per una sintesi biografica: https://it.wikipedia.org/wiki/Alfredo_Cospito .

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