L’Eni, ente dietro il quale c’è lo stato o comunque il governo, ha aperto un conto in rubli per pagare gas il russo, pur mantenendo aperto il conto in euro. In questo modo però l’Italia ha violato le sanzioni economiche contro la Russia varate dall’Unione Europea e obbedito a Mosca. O comunque sia, siamo davanti al solito atteggiamento, storicamente italiano, segnato da una grave ambiguità e da una bella dose di vigliaccheria.
Si dirà, che bisogna essere realisti, che tutti fanno così, e che prima di ogni cosa vengono gli italiani.
È proprio così? Certo, l’influenza economica dell’Italia sulla Russia è pari a zero. Mentre quella della Russia sull’Italia è notevole, soprattutto in ambito energetico, quindi ci si doveva piegare: si chiama legge del più forte.
Del resto l’Unione Europea, sul piano geopolitico, non conta praticamente nulla, di qui, ecco il ragionamento italiano, meglio rischiare una elefantiaca procedura di infrazione sulle sanzioni violate, che dispiacere alla Russia e morire di freddo.
A dire il vero, però, il realismo dell’Eni e del governo (perché senza placet di Draghi…), ha un fondamento di viltà. Roba da vigliacchi. Un amaro calice che lascia un retrogusto sgradevole. Che probabilmente gli italiani, stando pure ai sondaggi, non avvertono. Oppure, che mandano giù turandosi il naso, aspettando che passi la nottata.
Diciamola tutta: in Italia la categoria dei “falchi” – così sono liquidati coloro che ritengono che la Russia vada ridimensionata, a partire da un’ energica risposta all’invasione dell’Ucraina – risulta di proporzioni a dir poco lillipuziane. Neppure i militari, da anni messi all’angolo, hanno sposato la tesi dell’appoggio militare incondizionato all’Ucraina.
Le polemiche delle colombe filorusse, che non sono poche rispetto ai “falchi”, godono di grande visibilità in tv e sui social. Si punta a demolire qualsiasi politica ostile verso la Russia (dagli aiuti militari a un intervento diretto). Attenzione, politica ostile che nessuno sembra aver formulato chiaramente.
La Russia è militarmente in difficoltà, si potrebbe dare il colpo di grazia. Però in Europa si fa finta di non capire. E in Italia pure. Anzi, come nel caso dell’Eni, addirittura la si aiuta.
Purtroppo, nonostante si sia costruita, con la complicità del governo italiano, questa storiella mediatica dei falchi, i falchi non esistono, o comunque se esistono, ripetiamo, non contano politicamente nulla.
Le decisioni vere, sotto le chiacchiere e nessun distintivo, come prova la scelta dell’Eni, sono pro Russia. Detto per inciso, non saranno i miserabili aiuti militari italiani per centocinquanta milioni di euro a cambiare gli equilibri militari in Ucraina.
Del resto l’establishment ucraino, con Zelenzky in testa che di massmedia se ne intende, ha perfettamente capito, che solo gli Stati Uniti, per quanto a spizzico, sono in grado di aiutare l’Ucraina. Kiev sa perfettamente di che pasta corrotta sono fatti gli italiani. Quindi l’Ucraina si accontenta di qualche mitragliatrice pesante, un pugnetto di cannoni anticarro e forse alcuni missili. Questo passa il convento. Sicché per il momento a Kiev si fa finta di nulla.
Del resto i filorussi possono contare sull’aiuto della palude pacifista: sulla condanna morale a priori della guerra, anzi di ogni guerra. Un atteggiamento che, di fatto, non risale oltre le responsabilità di Putin e che ignora la forza propria della macchina militare e ideologica russa che ramifica l’invasione dell’Ucraina.
E così, in un mare di melassa umanitaria, che consente ai filorussi di presentarsi come difensori della pace, di ridicolizzare Zelensky come marionetta degli americani (ma a chi dovrebbe chiedere aiuto, in alternativa, agli europei? Tipo quelli dell’Eni?), si va avanti giorno dopo giorno, sperando che i russi si stanchino o che gli ucraini cedano.
I falchi si contano sulla punta delle dita e non contano nulla. Non si dia retta alle storielle messe in giro dai filorussi, non sgradite a un governo ipocrita che si nasconde dietro il pacifismo pur di restare in sella.
I popoli purtroppo, come capita alle persone, si misurano nei momenti di grave crisi, quando si deve stare di qua o di là. L’Italia, al di là della manfrina umanitaria e di un pugno di armi, sta dalla parte dei russi, come mostra il cedimento dell’Eni.
Certo, ufficialmente, non lo si ammette. Ma i fatti ci dicono che è così. Altro che falchi. Al momento vincono i vigliacchi.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.