martedì 31 maggio 2022

L’Italia finisce, ecco quel che resta: Draghi

 


Cari amici lettori, Prezzolini, uomo e scrittore non esente da debolezze, pubblicò un libro: “L’Italia finisce, ecco quel che resta”, anno di grazia 1948.  Un vero atto di accusa rivolto contro un popolo di voltagabbana, vili, traditori di tutti, disposti a fare qualunque cosa pur di vivere, o peggio sopravvivere. Come aveva ben capito anche Malaparte in quel ritratto impietoso dell’ Italia del 1943-1945 racchiuso ne “La pelle”.

Malaparte e Prezzolini: un anarchico conservatore e un conservatore anarchico, forse liberali senza saperlo. Oggi nell’epoca del Graphic Novel, sono due illustri sconosciuti.

Prezzolini, visse molti anni negli Stati Uniti, civettò con il fascismo, ma non troppo. Morì centenario in Svizzera, brontolando contro tutto e tutti. Malaparte, giunse fino in Cina, elogiando il comunismo, morì di cancro, dopo aver flirtato, non solo in senso figurato, con la famiglia Agnelli e Mussolini…

Però avevano capito tutto: o andarsene, cercando altrove il meglio, o restare cogliendo l’attimo fuggente, ma sempre con la pistola dell’intelligenza carica.

Ciò che invece non andava mai fatto era ed è commentare le imprese del principe e delle corti del momento. O peggio ancora, tacere e digerire tutto. Prezzolini e Malaparte rompevano i coglioni al potere. A prescindere. Ecco la lezione, grande lezione.

Dicevamo l’Italia che finisce. Quando? A che ora? Per Prezzolini e Malaparte nel 1945.

Probabile. Però si tratta di un’agonia lenta. Perché ieri, anzi questa mattina, sembra essere finita un’altra volta. Come? Dove? Perché? Dopo l’apertura dei giornali.

I Russi ci umiliano, diffondendo la notizia di aver distrutto una postazione ucraina armata di obici italiani. E i giornali tacciono. Si polemizza su tutto, si ride di tutto, ma non su Mosca. Che fa sul serio, ci sfida e calpesta. E noi zitti.

Si noti poi un’altra cosa. Cosa ha dichiarato ieri Draghi? Che l’importante è che Putin non vinca. Attenzione, non che perda, perché sarebbe una provocazione… Ma che non vinca… Un giro di parole per attenuare: mai essere crudi con i potenti. Mosca, invece, ci umilia e sfida, come a proposito del cosiddetto progetto di pace: umiliazione, silenziata dai giornali italiani. Come ieri a proposito degli obici polverizzati.

Noi siamo delle merde, ormai è risaputo, ufficiale diciamo. Ma due righe su quei soldati ucraini che combattono “anche” per noi?

Certo, l’importante è che Putin non vinca…

Sì, l’Italia finisce. Magari a puntate. Resta solo Draghi. Il becchino.

Carlo Gambescia

(*) Qui, pescata per caso nel quotidiano fiume di notizie inutili di Rai News: https://www.rainews.it/articoli/ultimora/Mosca-sito-con-armi-da-Italia-distrutto-71cd6dcc-8333-4096-91f2-03abc894b7f6.html .

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