domenica 29 maggio 2022

L’ invasione russa dell’Ucraina secondo Vilfredo Pareto

 


Vilfredo Pareto è un sociologo che va letto e riletto perché fornisce sempre chiavi concettuali utilissime per comprendere la realtà (*).

Si pensi alla sua divisione delle azioni umane in logiche e non logiche. Si dirà astrattezze… In realtà, l’invasione russa dell’Ucraina rientra pienamente nell’ambito del non logico.

Un piccola premessa: le azioni logiche sono quelle fondate sul calcolo mezzi fini e rinviano all’agire economico. Mentre quelle non logiche, che rimandano a un agire istintivo, sentimentale, spesso mascherato dall’ideologia e (come vedremo) da una pseudo razionalità mezzi-fini, sono di competenza della sociologia.

Va detto che Pareto introduce un’ulteriore differenziazione: quella tra la logicità di chi osserva e la logicità dell’osservato. Ad esempio, per un antico greco, sacrificare prima di una battaglia, per guadagnarsi il favore degli dei protettivi della sua città, era perfettamente logico, per un generale moderno, è roba da ridere, anche se, la benedizione di un cappellano militare, continua a non guastare.

Risparmiamo al lettore, per non confonderlo, ulteriori spiegazioni sulla classificazione dei residui o sentimenti che presiedono alle azioni non logiche. Ne ricordiamo solo due, chiedendo scusa ai colleghi specialisti, perché in effetti semplifichiamo troppo: a) istinto delle combinazioni (discorsi e grandi parole per convincere o imbrogliare l’interlocutore); b) persistenza degli aggregati (fedeltà ai costumi e alla propria identità). Per capirsi (forse però Pareto non gradirebbe): l’istinto delle combinazioni è di sinistra, la persistenza degli aggregati, di destra.

Ora se i russi avessero fatto, come si dice, due calcoli economici, quindi agito logicamente, da paese degli undici fusi orari, quindi ricchissimo di risorse a prescindere dalla conquista dell’Ucraina, non avrebbero puntato sulla guerra, anzi avrebbero scelto, già da un pezzo, di integrarsi nella libera economia mondiale, per accrescere il proprio benessere, pacificamente, eccetera, eccetera.

Invece, hanno agito in chiave non logica, lasciandosi dominare dalla persistenza degli aggregati, dall’istinto di conquista in nome dell’identità slavofila. Qualcosa, ammesso e non concesso, che può valere per i russi ma non per altri popoli. Per capirsi, l’ideologia divide, non logicamente, mentre l’economia unisce logicamente.

Un passo indietro. Dicevamo del giudizio di logicità da parte di chi osserva e da parte dell’osservatore.

Dal punto di vista dell’osservatore – mettiamo un economista – la Russia si è comportata in modo illogico, addirittura rovinoso, perché, a prescindere dal risultato sul campo, rischia di avviare una spirale di guerre di riconquista, eccetera, impegnando risorse, che invece potrebbe impiegare pacificamente, migliorando le condizioni di vita del popolo russo, eccetera.

Però, dal punto di vista dell’osservato – i russi – l’azione è del tutto logica, perché – qui il lettore faccia attenzione – risponde al criterio mezzi-fini come un’azione logica. Nel senso: questi i mezzi necessari (la guerra) per conseguire un dato fine (la conquista dell’Ucraina).

Il che però è vero e falso al tempo stesso, perché la relazione mezzi-fini c’è, ma è posta al servizio di un’ azione illogica fondata non sul calcolo economico ma su rovinosi residui istintuali di tipo non logico, come la persistenza degli aggregati. Perciò risponde al criterio logico, ma solo apparentemente.

A chi faccia notare ai russi la natura non logica della guerra all’Ucraina, si sente però rispondere, in termini di istinto delle combinazioni, di fratelli ucraini, di nazisti, e altre (pardon) menate del genere.

In qualche misura i russi, auto-ingannandosi e ingannando gli altri, cercano di giustificare logicamente, però alla stregua dell’ antico greco che sacrificava al dio della città, prima di una battaglia…

Come se ne esce? Purtroppo, quando si scivola nel campo del non logico, e addirittura in quello del confronto militare, ad azione non logica non si può non rispondere con azione altrettanto non logica. Perché, il nemico rifiuta la logica. In qualche modo lo si deve prima “piegare” alla logica. Insegnarla, diciamo, dopo una buona razione di calci nel sedere.

A buon intenditor…

Carlo Gambescia

(*) Ovviamente la conoscenza del pensiero paretiano, impone la lettura del Trattato di sociologia generale (1916), quasi duemila pagine (si consiglia l'edizione Utet, curata da G. Busino). Per una scorciatoia si veda V. Pareto, Trasformazione della democrazia(1921), Edizioni Il Foglio 2018, con una nostra introduzione:https://www.ibs.it/trasformazione-della-democrazia-libro-vilfredo-pareto/e/9788876067693

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