domenica 5 aprile 2020

Il liberalismo e i suoi nemici
Alesina e Giavazzi, il Gatto e la Volpe
  
Per capire quanto sia presuntuosa la sinistra, crediamo basti leggere l’editoriale virologico sul “Corriere”  di Alesina e Giavazzi (*), dove in pratica,  si pone l’alternativa tra populismo virale  e sinistra civilizzata, o presunta tale.  Trump -  in compagnia di  Xi e Putin - viene trattato come una specie di responsabile uno e trino del Coronavirus. Oltre che di una pericolosa involuzione autoritaria del mondo intero verso un populismo che inevitabilmente si trasformerà in qualcosa di molto somigliante al fascismo. Rischio, secondo i due editorialisti  che rischia di  travolgere anche l’Europa se non troverà un accordo sulle necessità di un sostegno creditizio e  finanziario  prolungato  ai paesi membri  più toccati dall’epidemia di Coronavirus, quindi Italia, Spagna, Francia.
Ora che Trump sia un  personaggio poco raccomandabile è verissimo, come è altrettanto vero che gli europei sono profondamente divisi, nonché  minacciati da pesanti intrusioni politiche russe e cinesi. 
Il quadro politico tracciato da Alesina e Giavazzi  si può anche condividere.  Ciò  che invece non si può accettare è l’assegno  in bianco  che l’elettore dovrebbe firmare a una sinistra che ai tempi dell’Unione Sovietica prendeva letteralmente  a calci il liberalismo, opponendosi all’unificazione europea. E che dopo il crollo, facendo finta di nulla, si è autopromossa a campione dell’ europeismo, portando però dentro l’Europa  un  pesante  welfarismo post-comunista. Un mix di statalismo e monetarismo standard che non è liberismo  né liberalismo: un approccio  che  crede  di poter far ciò che vuole  della moneta.  Il che spiega l’ appoggio sostanziale  all’ unificazione monetaria, evento fondamentale, ma che andava accompagnato da una parlamentarizzazione delle istituzioni europee (dare quindi più potere a un parlamento composto di partiti europei, punto di partenza di  un governo europeo espressione della dialettica liberale maggioranza-opposizione). Insomma, un progetto politico per il quale occorreva e occorre  una visione concretamente liberale,  progetto che la sinistra, fino a quando è esistita l’Unione Sovietica, non ha  mai facilitato:  forse qualche volta a parole, giammai nei fatti.  E neppure dopo.
Ora,  Alesina e Giavazzi, due presuntuosi dalla memoria corta,  si permettono di fare la lezioncina agli italiani,  agli  europei e ai veri liberali,   in un Paese, l'Italia,  dove tra l'altro la sinistra governa, e malissimo, con i populisti.  E come?  Chiedendo cambiali in bianco  agli elettori in nome dell’antipopulismo e dell’antifascismo. Un atto di fede in onore di  chi fino al giorno prima  sputava sulla liberal-democrazia. 

Non è la prima volta, che  Alesina e Giavazzi, giocano con le parole. Giavazzi, qualche  anno fa sosteneva, addirittura in modo entusiastico, la natura di sinistra del liberismo. Un prestigiatore... Certo che può diventare di sinistra: basta reinventare il liberismo (se non tutto il liberalismo)  a colpi di patrimoniale e politica dei redditi. Una specie di lamalfismo, ma trent’anni dopo. Con la scusa di creare, via Stato, la concorrenza perfetta si uccidono  libertà di mercato e diritti di proprietà.  In realtà, si tratta, più semplicemente,  di  liberalismo macro-archico, dove lo stato inderogabilmente  decide chi sia liberale chi no…
Il punto è che  Alesina e Giavazzi  al fondo,  sono liberal-socialisti. Credono di poter comandare all’economia e affidare allo stato il compito di redistribuire il reddito prodotto da un mercato in libertà condizionata.   Altro che liberisti e liberali.  Il che spiega le loro  politiche economiche del bastone e della carota: un misto di incentivi, tassazione progressiva e balletto dei tassi di interesse.  I prodotti più puri  del giavazzismo-alesinismo sono due personalità come  Monti e Draghi,  sicuramente competenti, ma né liberali né liberisti, semplici funzionari bancari  dell’ideologia welfarista dello stop and go del credito. Di un'economia della domanda contrabbandata come economia dell'offerta. Una truffa ideologica  di due signori che si ritengono furbissimi.  Per  la serie il Gatto e la Volpe...
Su queste basi, dello stop and go, sarà molto difficile battere il populismo del go and go.       

Carlo Gambescia