venerdì 24 aprile 2020

Cambio della guardia a  “Repubblica” e  “Stampa”…
Anche i direttori dei giornali italiani sono scelti da Putin?

In prima battuta, il cambio della guardia tra Giannini e Molinari, due direttori che appartengono a giornali dello stesso gruppo editoriale (semplificando:  alla famiglia Agnelli-Elkann  con quella  De Benedetti ormai in posizione minoritaria *),   potrebbe essere  visto come un slittamento  su posizioni centriste  di “Repubblica” (ora diretta da Molinari), al quale  risponde lo spostamento  più a sinistra della “Stampa” (ora diretta da Giannini).
In realtà, si tratta di  sfumature, forse di cambiamento di  toni, anche perché la chiassosa e pittoresca destra salviniana resta comunque  invisa a “Repubblica” e  “Stampa”.  Con la Meloni, che probabilmente sarà trattata meglio da Molinari. Forse  avremo su “Repubblica” più interviste alla ruspante Giorgia, in versione  "destra caviale". Vedremo.
In realtà, al di là delle questioni “politichesi”, il fatto che sconcerta e di cui oggi si parla poco,  anzi si tace proprio,  è  un altro. 
Molinari viene rimosso dalla carica in quattro e quattr’otto, dopo aver trascorso una vita alla “Stampa,” come inviato e  corrispondente da New York, nonché direttore negli ultimi quattro anni.
Perché?   In realtà, Molinari  ha subito  pesanti attacchi da parte russa, addirittura con minacce fisiche (“chi si scava la fossa, ci cade dentro**)  per aver pubblicato un articolo di Jacopo Iacoboni, all’inizio di aprile.  E, cosa evidentemente più grave ancora, per averlo giustamente difeso. Nell’articolo di Iacoboni si  avanzavano dubbi sull’utilità e  genuinità etica, per così dire, dell’aiuto russo all’Italia, aiuto in medici militari in occasione dell’epidemia di Coronavirus.
Molinari, che ha sempre difeso giustamente l’Occidente quale comunità di libertà e grande esempio di società aperta,  è un caso da manuale: il classico giornalista atlantista e filo-israeliano - magari ce ne fossero di più -  malvisto ovviamente da Putin e fedeli cani da guardia.  
Attenzione però:  poiché si tratta, di uno scambio  alla pari di direttori, tra testate ugualmente importanti, i russi non possono gradire... E probabilmente, alla prima occasione,  Molinari sarà attaccato di nuovo.

Il fatto deve far riflettere su certe debolezze costitutive, diremmo caratteriali, della grande  editoria italiana,  che  tra l’altro si considera furba, illudendosi  di poter accontentare i russi, gente che non si tira indietro davanti a nulla,  con un semplice “giro di valzer”.  
Sono veramente mezzucci degni di un mondo editoriale meschino.   
Al posto di Molinari non avremmo accettato il nuovo incarico: meglio dimettersi e denunciare subito l’imbroglio politico. Anche perché i russi torneranno all’attacco fin quando non saranno riusciti  a mettere sul podio  un direttore “amico”. E Molinari che farà? Dovrà subire o dimettersi o “essere dimesso”.
L’ “irresistibile”  ascesa di  Marcello Foa alla Presidenza Rai  è lì a documentare la prepotenza dei russi…  Eppure.     

Carlo Gambescia

P.S. Il coevo spostamento di Mattia Feltri alla direzione di  HuffPost  merita trattazione a parte quale tratto più che altro di tipo fumogeno...   Ferme restando - cosa ovvia  - le sue buone capacità professionali..