mercoledì 29 aprile 2020

Il giusto monito dell’agenzia di rating
Grazie Fitch!


L’economia, ossia la realtà, si vendica sempre. L’agenzia di rating Fitch ha declassato  l’Italia (da “BBB” a “BBB-”. Tradotto:  siamo a un solo passo dalla trasformazione del nostro debito sovrano  in  sovrana spazzatura.
Ovviamente, la destra nazionalista griderà al complotto plutocratico e demo-eccetera,eccetera. Mentre la sinistra populista, attualmente a governo, proverà a fare finta di nulla, giocando sull’outlook stabile (da negativo),  sventolando l’importanza dei finanziamenti pubblici a pioggia, per ora solo sulla carta ( ammesso e non concesso, che una  volta erogati funzionino), sui quali, si lascia intendere, l’Ue chiuderà un occhio.
Invece l’Italia dovrebbe far tesoro del declassamento. E capire che è sulla strada sbagliata.  Perché?  
Si legga l’intervista di oggi  al “Corriere della Sera”  di  Colao. Certo,  viene fuori il classico ritrattino del mediocre  burocrate che cerca di non scontentare chi  lo ha nominato.  Una cosa però dice, e interessante: parla di una crisi (probabilmente per difetto, per non dispiacere a  Conte)  che si prolungherà per dodici-diciotto mesi. Un’eternità dal punto di vista economico.

Se si continuerà a tenere tutto chiuso, o comunque a giocare con il fuoco economico della rateizzazione delle riaperture, l’Italia andrà a fondo. Si rischia la morte, per contagio  di imbecillità statalista, dell’apparato produttivo e commerciale italiano. Al punto che potrebbero  mancare  i denari per pagare stipendi e  pensioni.  Non solo:  una crisi prolungata  potrebbe ridurre di due terzi i valori immobiliari italiani: non dimentichiamo che un italiano su due ha una seconda casa (o comunque  un buco al paesello). Beni immobili che  si trasformerebbero in un peso, da svendere sul mercato per sopravvivere,  con conseguente crollo dei valori. 
Senza soldi, senza beni immobili,  appesi a un miserabile welfare della sopravvivenza:  questo potrebbe essere il futuro, neppure così lontano, degli italiani.  Se, ovviamente, si continuerà a ragionare in termini di  chiusure, blocchi, soprattutto indifferenziati. Colao, tra l’altro, in un momento di lucidità asserisce che si dovrebbe procedere invece per “micro-localizzazioni”,  neppure regionali, ma comunali, se non frazionali, nel senso di isolare solo le possibili micro-zone rosse, per consentire appunto al resto dell’Italia “di ripartire”. Cosa che però, aggiunge, richiederà  tempo. Non sia mai...
In realtà, l ’Italia, per due terzi o quasi con contagi ridottissimi, dovrebbe, confidando nel senso di responsabilità dei cittadini, di riaprire tutto e subito (escluse ovviamente le zone rosse). Si dovrebbe lanciare  un segnale forte, di coraggiosa normalità. Accettando il rischio a viso aperto, condividendolo con i cittadini, Senza buonismi e lamenti. 
Può sembrare una battuta,  ciò che stiamo per dire, ma non è così. L’atteggiamento del governo populista, sembra ritagliato su quello del grande chirurgo, che una volta terminato l’intervento, rivolgendosi ai congiunti del paziente in trepida attesa, parla di operazione perfettamente riuscita ma, purtroppo,  di malato morto. Ragionamento alla Brusaferro.

Ecco, l’ insistenza del governo populista, sulla necessità di pervenire a un tasso vicino allo zero di contagiati e deceduti in tutta Italia,  rischia invece  di uccidere  l’economia italiana. Ciò che da un punto di vista astratto, epidemiologico,  può avere un fondamento teorico,  non lo ha da quello reale. Perché dando credito al rating cervellotico (questo sì) dell’ISS,   il rischio è di far morire di fame un’Italia che si dice guarita…      
Ecco perché il declassamento di Fitch  è un importante richiamo alla realtà. Che però, sospettiamo, sarà ignorato.


Carlo Gambescia