sabato 11 aprile 2020

Oltre le polemiche sul Mes
L’idea europea?
Solo per pochi…



L’idea di Europa unita  è grande, bella e forte.
Grande perché l’idea di  Europa una  ha animato i grandi spiriti  della storia, da Dante a Erasmo, da Montesquieu a Goethe, da Croce a Einaudi, solo per nominare alcuni giganti del pensiero, sulle cui spalle oggi  siamo abbarbicati, tentando di scrutare l’orizzonte.
Bella perché rimanda a un’idea di unità nella diversità, che però ha le sue radici nell’idea di libertà individuale, che rinvia al diritto romano, al cristianesimo, all’illuminismo, al liberalismo.
Forte, perché  credere  veramente nell’unità europea, significa realizzarla, quindi attribuire all’idea una forza reale, capace di superare ogni ostacolo, politico, economico, sociale. Certo, non con la violenza, ma con il ragionamento politico.
Quel che invece notiamo in questi giorni - si pensi solo alle polemiche lillipuziane sul Mes rispetto alla grandezza, forza e bellezza  dell’idea europea -   è il ritorno, non da oggi certamente,  del  nazionalismo. Ha cambiato nome, si chiama sovranismo, si dice teso alla difesa dei valori nazionali, il che però  non esclude, cosa che non viene detta da neoprofeti sovranisti, l’autodifesa, attraverso la guerra preventiva, che, come la storia prova, in realtà è sempre guerra di magnificenza, in nome della gloria, dell’onore, della potenza di imperatori, re, principi, presidenti, per la grandezza dell’impero, della monarchia, dei principato, dello stato, repubblicano o monarchico che sia.
Di regola, politici, filosofi, storici  ritengono  che le idee siano più buone degli uomini che tentano di realizzarle.  Pertanto dinanzi alle dure repliche della storia e della sociologia,  si sostiene che  il fallimento di un’idea sia dovuto alla sua applicazione, non alla bontà dell’idea in sé. Un principio cognitivo e di costruzione sociale  esteso perfino, assolvendola,  a una dottrina aberrante come il comunismo, al quale tuttora molti riconoscono  le buone intenzioni…
E sia.  Ma allora,  perché, a maggior ragione,  non riconoscere la bontà dell’idea europea?  Le sue buone intenzioni?  Frutto per giunta  di una visione dialogica e contrattuale dello sviluppo politico? Un’idea non fondata sulla lotta classe o sulla supremazia razziale?  L’idea europeista, l’idea in sé, non è afflitta da alcuna idea di potenza, non sogna guerre di magnificenza, ma solo pace e progresso in una società aperta e tollerante.  
Certo, si tratta di un “esperimento”, e in questo senso il processo di unificazione europea, racchiude numerosi e inquietanti  elementi di costruttivismo, o se si preferisce  non nasconde   l’ambigua  pretesa di  tutto prevedere, fin nei minimi dettagli. Il che purtroppo  implica la sovrapposizione allo spirito europeo (l’idea)  della  lettera burocratica (il fatto). Quanto più al  contratto si oppone l’amministrazione  tanto più la lettera dell Europa reale, burocratizzandosi,  rischia di  allontanarsi  dallo spirito europeista, favorendo le critiche dei suoi nemici.
Si prenda il Mes, che non è che un modesto  meccanismo di erogazione del credito,  e che quindi, economicamente parlando, non può non rispondere a criteri di cautela e garanzia.
Ora, i nemici dell’unificazione europea hanno trasformato una questione di “lettera” in un questione di “spirito", in questo  caso però, antieuropeo.  Sia il Presidente  Conte che i suoi avversari, Salvini e Meloni, ragionano di “lettera”,  non di “spirito” europeo, al quale sono tutti  e tre  assolutamente contrari.
Il Mes è un meccanismo economico, e non può essere altro. Probabilmente, i suoi nemici  ne sono consapevoli  e  proprio per questo  forzano le cose,  per distruggere insieme spirito e  lettera dell’idea europea.
Insomma, la stessa condiscendenza che si ha verso gli errori, che in realtà sono orrori, dell’idea comunista, non la si  nutre verso l’idea europeista, che invece ha garantito parecchi decenni di pace e progresso.   Anzi, peggio ancora,  si evoca  il nazionalismo,   una contro-idea  che ha portato  solo guerre e rovine.  E che purtroppo  sembra piacere al popolo più dell’idea europea.
Stupidità, ambizione, istinto animale?  Difficile rispondere.
Però, come insegnano Platone e Aristotele,  la bellezza, la grandezza e la forza di un’idea  sono soltanto per pochi spiriti eletti capaci di andare oltre il contingente.  Insomma, di comprendere ciò che nel  processo storico  è  impossibile (che avvenga) da  ciò che non lo è.  E l'Europa unita è possibile. Ma siamo in pochi a saperlo.  E ancora meno, pare, a  difendere questa idea.      
Spesso ci si chiede che cosa sia la verità. Bene, l'Europa unita è qualcosa di possibile e dunque di vero in senso vichiano.  Negarla significa negare la verità.  Una negazione, di cui  purtroppo, come per ogni menzogna,  la storia  si vendicherà.            
                             

Carlo Gambescia