mercoledì 15 aprile 2020

Il calo a tre cifre dei positivi
Una notizia passata inosservata. Perché?



La vera notizia di oggi, che poi è di ieri, è che per la prima volta dall’inizio della pandemia psichica (“psichica”, attenzione) il numero  dei positivi è passato a tre cifre (675),  nonostante, tra l’altro siano aumentati i  tamponi…

Invitiamo a scorrere le prime pagine dei  principali giornali: la notizia non c’è (https://giornali.it/quotidiani-nazionali/prime-pagine/).
Ci si occupa della “ricostruzione”, delle liti sul Mes, delle inchieste (a orologeria) sulle case di riposo, della recessione prossima annunciata, ma non di un dato che potrebbe, sottolineiamo “potrebbe”, indicare  che l’epidemia, (non psichica, ma "effettiva"), come qualsiasi altra influenza stagionale stia rientrando nei ranghi della normalità.
Perché questo silenzio?
In primo luogo, perché hanno taciuto  i professoroni della virologia, probabilmente in  imbarazzo, ai quali l’epidemia, anzi la pandemia psichica ha concesso il famoso mezzo minuto di gloria, nonché, a breve, cosa più corposa,  finanziamenti a pioggia per costruire “intensive”, che come l’ospedale da campo della Fiera di Milano, non userà nessuno.
In secondo luogo, ogni emergenza mette  in moto un  interventismo governativo, che  come insegna la sociologia,  una volta attivato non  può  non  assumere  una tremenda  forza inerziale (del tipo, per semplificare, "la funzione  che crea l'organo"). E così è stato con la pandemia psichica.  Di conseguenza,  le buone notizie, sul possibile ritorno alla normalità, sono quantomeno mal metabolizzate.
In terzo luogo, intorno alla pandemia  psichica (ripetiamo, non epidemia reale, "effettiva") si è creata un' economia del Coronavirus: le ingenti risorse promesse dal Governo, preludono a giganteschi  patti redistributivi, quindi imprenditori, sindacati, forze di governo e di opposizione stanno affilando le lame,  sicché anche  in questi ambienti  le buone notizie non sono gradite.
In quarto luogo,  si è rinforzato  un immaginario catastrofista, questa volta da Coronavirus,  sul quale vivono mass media, editori e scrittori, attori, cantanti, gruppi anticapitalisti, il circo equestre ambientalista, manipoli di  utopisti e nostalgici. Tutti soggetti più o meno pubblici  che si augurano di passeggiare, o addirittura danzare,  come sosteneva Mises,   tra le  rovine dell’Occidente. Vivono di capitalismo ma lo odiano. Sicché ogni buona notizia  rischia di  allontanare il masochistico ballo finale in maschera tra la macerie.

Esageriamo?  No. Un’indagine storica, anche superficiale, non può che attestare l’alto grado di autolesionismo che contraddistingue la società occidentale. Un masochismo, in  qualche misura storicamente unico, proprio come la moderna società liberale,  che invece rappresenta, per ora, il punto più alto dell’evoluzione umana. Una società che però sembra coltivare al suo interno un odio inestinguibile verso se stessa. 
Sembra soffrire di una grave forma schizofrenia... Spiegare perché porterebbe lontano. Per ora  crediamo sia sufficiente afferrare i motivi  per cui un buona notizia, tutto sommato,  come quella del calo dei  positivi, sia passata, per così dire, inosservata.

Carlo Gambescia