giovedì 10 agosto 2017

    Pignorati i beni di Gianluca Vacchi. E i Social salgono in cattedra
  Tutta invidia




Appena si è sparsa la notizia che Gianluca Vacchi, pieno di debiti, rischia il sequestro esecutivo  dei beni, subito i pauperisti dei Social sono passati  sadicamente  all’offensiva: ora non balla più, vada a lavorare, la pacchia è finita, eccetera, eccetera.
Indubbiamente, chi di Social ferisce, di Social perisce. Sociologia elementare,  Watson.  Del resto, in Italia,  ogni sovraesposto rischia sempre di finire a testa in giù: si pensi a  Mussolini, preceduto, secoli prima,  da Cola di Rienzo.  Solo per citare i più famosi.   
Le  serve giudiziarie del “Fatto”  già  mettono in discussione, con quella cavalleria tipica del quotidiano più letto nelle procure,  i 12   milioni di follower  di Mister Enjoy: se li sarebbe comprati.  Ricco e corrotto, il massimo per quel mediocre impiegato del catasto giornalistico di Marco Travaglio.  
Ma al di là dei pernacchi sui  balletti, con bellissima al fianco,  roba in fondo da liceali bene ( i balletti),  c’è  la questione dell’invidia  verso la   ricchezza.  Un must  che  ha sempre diviso gli italiani in due categorie, però complementari: quella di coloro  che, invidiosi,   la odiano,  ma che appena capita si mettono in tasca pure il resto sbagliato;  e quella di coloro che  si prostrano davanti al ricco, sempre però morsi sotto sotto dall' invidia,   pronti perciò ad  affondare la lama nella scapola, quando l’epulone di turno cade in disgrazia.
Due "modalità" di comportamento  che con il rispetto capitalistico per la ricchezza, come frutto delle proprie capacità,  e con il conseguente sdegno per chiunque la dilapidi,  non hanno nulla a che vedere.
Si dirà:  Mister Enjoy non ha lavorato mezzo minuto. Si gode i frutti  dell’altrui lavoro. Giusto. Però, l’atteggiamento dell’italiano medio, non bada ai  danni che Gianluca Vacchi provoca  al processo di accumulazione familiare e sociale, bensì al fatto che il Nostro spende e spande, senza chiedere permesso a nessuno. Gli si rimprovera, insomma, di farsi i cazzi suoi (pardon), e per giunta a livello di roof garden:  ciò  che la stragrande maggioranza degli italiani sogna da sempre. E che da secoli  si sforza di fare in piccolo, senza riuscirvi. Di qui,  l’invidia esagerata che sfocia nel doppio registro del pauperismo e del servilismo.  Riassumendo, non sdegno ma invidia.
Ovviamente, i Social, sorta di sfogatoio universale dei peggiori lati umani, moltiplicano  al cubo.  Dal momento che all’invidia  per la ricchezza  si somma l’invidia per l’alto numero di follower: il  sogno proibito di chiunque apra una pagina sui Social.   E anche qui ci si divide, in pauperisti e servili… E così via.
Grande Gianluca, continua a fregartene. Balla, balla,  balla,  falli scoppiare. Se ancora puoi.


Carlo Gambescia