Maduro e Maradona
Il socialismo nazionale del Pibe De Oro
Allora, niente di nuovo sotto il sole? Fino a un certo punto. Perché va ricordato che Maradona, rispetto a Kusturica, politicamente più soft, non
disdegna i dittatori. Quindi esiste, come dire, una
sinistra al caviale, ma hard. Del resto, che pensare della famosa storia d’amore (politica) tra il Pibe De Oro e Fidel Castro? Poi estesa a Chavez e Maduro? Quest’ultimo è addirittura
il nuovo mito politico di Maradona.
"Quando Maduro lo ordinerà, mi vestirò da soldato per
combattere contro l'imperialismo": con queste parole, Diego Armando
Maradona ha espresso il suo totale appoggio al presidente venezuelano accusato
di aver lanciato un golpe antidemocratico a Caracas. In un breve messaggio pubblicato
su Facebook, l'argentino ex 'Pibe de oro' si definisce "chavista fino alla
morte" e pronto a prendere le armi per combattere "coloro che
vogliono impossessarsi delle nostre bandiere, che sono la cosa più sacra che
abbiamo". "Viva i venezuelani purosangue, non i venezuelani
interessati e ammanicati con la destra!": così si conclude la
dichiarazione di Maradona, dopo i rituali "Viva Chavez! Viva Maduro! Viva
la rivoluzione!".
Le parole di Maradona lasciano senza fiato. Ma solo apparentemente. In America Latina, il cosiddetto pensiero rosso-bruno - un vero e proprio socialismo nazionale - resta tuttora molto diffuso e potente. E
Maduro ne è l’interprete, Maradona il testimonial calcistico. Però, al di là
dell’anti-americanismo, esiste una linea
di pensiero (e di azione), più generale,
all’interno del marxismo-leninismo che va da Stalin, passando per Castro, Ceaucescu, fino a Maduro
e Kim Jong- un che guarda
al socialismo nazionalista e "militarizzato" come importantissimo fattore di coesione interna. A
prescindere, si intende, dalla qualità del nemico. Se si vuole, uno strumento disciplinare, che "addestra" al socialismo prossimo venturo.
Come si possa stare dalla parte di un comunismo pedagogico, feroce e
armato può apparire un mistero. In realtà una spiegazione c’è. Anzi più di una: 1) L’ idea di
essere dalla parte della ragione, rappresentata dal proletariato e vissuta come doverosa fusione tra umanitarismo a
autoritarismo ; 2) la pretesa di voler costruire un mondo perfetto a ogni costo
e con qualsiasi mezzo, sicché lo slancio autoritario si trasforma in distaccato totalitarismo;
3) il principio del socialismo in un solo paese, che rappresenta,
pragmaticamente, il fattore di
collegamento con il nazionalismo dei militari; 4) l’identificazione del
nemico con gli Stati Uniti, addirittura quale continuazione
dell’hitlerismo: gli Usa sono visti come
uno dei due volti del capitalismo, da un lato, quello cupo delle camere a gas, di matrice nazi-tedesca; dall’altro, quello, altrettanto nefasto, nazi-americano, del liberalismo politico ed
economico, destinato a sfociare nelle camere della tortura di Abu Ghraib.
Siamo dinanzi a una miscela ideologica potente, una specie di fede religiosa - sorda alla ragione liberal-democratica - in cui molti credono, rifiutando ogni evidenza
in senso contrario. Sicché, la natura religiosa del socialismo nazionale costituisce il punto di discrimine tra la sinistra soft alla Kusturica. diciamo laica, e quella hard, religiosa, alla Maradona. Quindi non è una questione di soldi, ma di intensità della “fede” nella possibilità di realizzare
il paradiso in terra. Maradona ci crede ancora, Kusturica, no. Perché no? Perché, il
regista bosniaco, prima di diventare
famoso, da intellettuale squattrinato, si è "sciroppato" Tito. Altro socialista, nazionalista e "militarizzato". Pertanto il regista sa, perfettamente, come stanno le cose. Maradona no.
Carlo Gambescia