L'attentato islamista di Barcellona e la crisi della sinistra
europea
La
sinistra ha perduto le sue radici "politiche". O meglio, il senso
profondo del "politico": quello della distinzione amico-nemico. E
in qualche modo la
Spagna ,
del dopo Barcellona, ne è l’esempio più lampante, da estendere all’intera
sinistra europea: si è passati dal “No pasarán!”, della Ibárruri , con le armi in pugno,
contro il “fascista” Franco, al “Non
cambieremo le nostre vite” e al "Non cederemo al ricatto di chi
vuole farci vivere nella paura". Come ieri, nella Rambla
riaperta ai pedoni, e subito ricolonizzata da un pacifismo,
condiviso e incoraggiato da media e politici di sinistra, punteggiato
di lumini, orsetti e altri gadget da
liceali a vita. Anzi, della vita.
Cosa vogliamo dire? Che, gli
ultimi epigoni dei valorosi (ma anche molto feroci) miliziani
antifascisti sono quelli spaccano le vetrine, scendono in piazza, quando si
riuniscono i grandi del mondo? E
che quindi, una sinistra armata, come la destra razzista, altrettanto
belluina, dovrebbe dare subito inizio, nelle nostre città, a cominciare da
Barcellona, alla caccia
all’immigrato islamico? Per mostrare di non essere cambiata?
No. Perché a quel
punto sarebbe guerra civile. Come nel 1936.
Diciamo che tra una sinistra alla camomilla e una sinistra di delinquenti, c’è un largo spazio politico per
interpretare quel “No pasaran!”, concettualmente. Come? Elaborandolo in
termini di difesa attiva
del nostro sistema di vita. E non di una pura enunciazione di dolciastri princìpi
pacifisti, completamente fuori luogo dinanzi a un nemico che ci sta azzanando
alla gola e che interpreta lumini e orsetti per quello che sono: un
infantilismo politico che tenta di esorcizzare
la paura regredendo fin dentro il ventre materno. Si potrebbe tranquillamente parlare della reazione fetale della sinistra... Anzi, addirittura di una sinistra fetale.
Naturalmente, il recupero concettuale - concettuale ripetiamo - del “No
pasaran!” non può riguardare direttamente le masse, come un tempo si chiamavano a sinistra. Ma l’establishment: i quadri dirigenti, politici,
ministri, capi di stato. Coloro
che contano e decidono: l' élite della sinistra, soprattutto mediatica.
Se la sinistra europea,
quindi non solo quella spagnola, sposasse
la causa (logica, se si vuole polito-logica) del “No pasaran!”, invece di flirtare con i
pacifisti, allora saremmo davanti una svolta politica: si potrebbe finalmente imporre una linea dura, condivisa, quasi da tutti (si pensi
solo all’influenza della cultura di sinistra sui mass media), sia sul piano della sicurezza,
del controllo dei flussi, e di una strategia militare interalleata in Medio
Oriente (con chiunque ci stia): non da una botta e via, bensì di conquista
e controllo stabile del territorio. Si dovrebbe ristudiare da capo la storia
del colonialismo britannico. E la sinistra per prima. Altro che l'
anticolonialismo...
Riusciranno i nostri "eroi" a recuperare senso e significato di una regolarità metapolitica, ben compreso invece dalla Ibárruri: quello della divisione amico-nemico? Difficile fare previsioni. In Spagna vinse Franco, politico intelligentissimo: quindi "passarono". Il Generalissimo seppe però garantire un lungo periodo di pace e, in seguito, di sviluppo economico, prendendo le distanze dal fascismo stesso.
Riusciranno i nostri "eroi" a recuperare senso e significato di una regolarità metapolitica, ben compreso invece dalla Ibárruri: quello della divisione amico-nemico? Difficile fare previsioni. In Spagna vinse Franco, politico intelligentissimo: quindi "passarono". Il Generalissimo seppe però garantire un lungo periodo di pace e, in seguito, di sviluppo economico, prendendo le distanze dal fascismo stesso.
Pace che invece, non garantirono, né Hitler né Mussolini, che a
differenza del Caudillo, uomo prudente , si
vantarono fin troppo di "essere passati"… Soprattutto Mussolini. Però finirono
malissimo.
Se la sente la sinistra di spianare la strada, con il suo
infantile pacifismo, non a
un nuovo Franco, che tutto sommato, seppe governare, e bene, la Spagna , ma ai nuovi nazifascisti del terrorismo jihadista?
Carlo Gambescia