L’ultima di Fusaro
Aiuto! Gli americani ci hanno rubato il logos...
Preve
non c’entra. Il buon Costanzo
argomentava. Era un realista politico. Si veda
un libro ricco, costruito a
strati, come L’ideocrazia imperiale
americana. Dove Preve affiancava
all’analisi dell’ anti-americanismo quella del filo-americanismo. Un genio. O quasi. E, comunque
sia, un filosofo che disprezzava scorciatoie e luoghi comuni. Un autentico ragionatore, nemico delle frasi fatte.
L’esatto
contrario di Diego Fusaro, che, purtroppo, sembra non aver imparato nulla dalle assidue frequentazioni previane. In un pezzo aberrante, dove egli difende il
tiranno Maduro dalla “monarchia del dollaro”. Leggere per credere:
È la triste storia di come, a
maggior ragione dopo il 1989, la monarchia del dollaro – il nuovo Leviatano atlantico –delegittima, destabilizza, diffama, rovescia e financo bombarda tutti i governi e i popoli non allineati cadavericamente
con il Washington
consensus e con il
nuovo ordine mondiale ultraclassista.
Merce da "carnevalate"
primi anni Cinquanta, celebrate nella Bassa, da cortei in maschera, ordinati dal Pci di Togliatti contro gli americani, colpevoli di avvelenare, come si faceva credere ai braccianti, il fieno italiano. Pardon per
l'inciso.
Fusaro, dicevamo, nello
stesso articolo parla di “logotomizzazione delle masse defraudate del
logos come capacità del libero intendere raziocinante”. Logos,
che invece - per contrasto - abbonderebbe in Maduro
e accoliti. Quando si dice il caso...
Tradotto: gli americani come ladri di
Logos. Maduro come ultimo difensore di Platone e Aristotele.
Proprio come Mussolini, Hitler e Stalin lo furono di Hegel...
Va detto che il giochino non
è nuovo: a parte Platone e Aristotele, Heidegger (nemico giurato
dell'idea di tecnica ) e Cacciari (nemico giurato di ogni
idea originale) sono arrivati prima di Fusaro.
Forse è nuovo il termine: "logotomizzazione". Ora, però Fusaro lo deve spiegare a Maduro. E pure a Trump.
Forse è nuovo il termine: "logotomizzazione". Ora, però Fusaro lo deve spiegare a Maduro. E pure a Trump.
Carlo Gambescia