L’Isis? Profeti (quasi) disarmati…
Non
siamo esperti di questioni
internazionali, però non possiamo non notare come l’Isis - certo con quella gradualità legata ai tempi dei
processi geopolitici - sia magnificamente riuscita a ricompattare contro di sé, amici e nemici di vecchia data: dai turchi ai curdi,
dagli iracheni agli iraniani. Per non parlare del composito fronte arabo e
musulmano che ora invece sembra essere d’accordo sulla sua pericolosità
Ciò
significa che la ferocia del
progetto islamista (per dirla alla
francese), è così palese se non
sfrontata, da preoccupare, e seriamente, non
solo l’Occidente.
Cosa
vogliamo dire? Che il mix di tecnologia e tradizione - semplificando YouTube e Corano (ovviamente, un "certo" modo oltranzista di interpretarlo) - alla
lunga rischia di ritorcersi militarmente contro le stesse forze che cercano di avvalersene. Detto altrimenti: la
teorizzazione della violenza allo stato
puro, ancora peggio se mediatizzata, non
paga mai, a meno che non sia effetto di
un straordinaria forza militare. Insomma, non si può essere reazionari e modernisti a
metà… Anche se, altro punto importante, non basta vincere: per durare bisogna convincere e tollerare. La paura, come
strumento di consenso sociale, da sola non basta. Come del resto
evidenzia la storia dell’ espansione islamica medievale segnata
da conquiste militari e guerre, ma anche da periodi, più o meno lunghi, di
convivenza e tolleranza, come dire, di flessibilità valoriale. D’altra parte,
con il tempo, i regimi, anche i più duri, si ammorbidiscono. La routine uccide la mistica guerriera e non sempre le nuove generazioni
accettano i valori delle
vecchie.
Naturalmente, non si pretende di ridurre una questione
complessa come lo scenario mediorientale a pura questione socioculturale. Probabilmente, se l’Isis, non avesse
guadagnato terreno, militarmente parlando,
sarebbe rimasto uno dei tanti gruppuscoli jihadisti, da controllare e contrastare a
distanza. Per contro, a mostrare troppo i denti, grazie all’aiuto della
tecnologia, quando non si ha forza militare adeguata , si rischia grosso. Per dirla con Machiavelli,
guai ai profeti (quasi) disarmati.
Carlo Gambescia
"Prolegómenos" de Abenjaldún parece el nuevo libro de cabecera de Occidente.
RispondiEliminaCorrecto :-) Aunque, es el Maquiavelo de la otra parte...
RispondiEliminaEcco! ... el "Maquiavelo del enemigo" explica claramente (entre tantas cosas....) dos: a) que todos los movimientos políticos que triunfan en el mundo musulmán utilizan SIEMPRE como excusa combatir una herejía y purificar la fe de Mahoma; y b) que todos se DESCOMPONEN rápidamente: son como una rambla que se precipita al mar cuando ha llovido mucho. Buona giornata Carlo.
RispondiEliminaEs una “roca muda” que, para abandonar la metáfora, se llama realidad política... :-) Buona giornata anche a te!
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