Meno stato, meno tasse, meno burocrazia
Destra e questione fiscale
Buondì a tutti. Sulla rapporto tra destra e questione fiscale, cui accennavo ieri sera, invito a leggere un libro molto bello da me recensito qualche
tempo fa For Good and Evil. L’influsso della tassazione nella storia
dell’umanità di Charles Adams, Liberilibri Editrice (*). Testo da leggere
attentamente perché in Italia purtroppo, manca una cultura antifiscale, degna di questo nome. Soprattutto a destra. Nel
senso di un collegamento alto (in termini di autori, valori e costumi sociali)
tra il rifiuto di pagare le tasse, quando si fanno esorbitanti, e la libertà individuale minacciata da una autentica espropriazione, mascherata con finalità pesudosociali. Gli italiani - dispiace dirlo - credono
(o fingono di credere...) alla storiella dello stato Robin Hood, redistributivo, che a fin di bene toglie al
ricco per dare al povero... Che vi creda
chi vota sinistra, può essere
compreso... Secoli di odio di
classe non scompaiono con un colpo di bacchetta magica... Ma chi è
di destra, e quindi dalla parte dell'individuo e non del collettivo,
dovrebbe sapere che lo stato non è assolutamente il prolungamento sociale della bontà
umana. E quindi dovrebbe imparare a diffidare delle burocrazie statali che ne sono il braccio
operativo, come dire il pendant strutturale. Voraci e capaci di alimentare solo se stesse.
E invece no. Anche a destra si propongono - tirando fuori il senso
dello stato e gonfiando il petto - politiche redistributive. E in che modo? Promettendo tutto a tutti e imponendo tasse e imposte,
ovviamente, crescenti. Perché, come prova
Adams, lo stato fiscale, non dà nulla per nulla. E quel che dà, lo dà male, perché le burocrazie, come ogni altro gruppo
sociale, pensano solo a se stesse. Più
lo stato interviene, più cresce la pressione fiscale, più le burocrazie
rifiutano di ridurre le risorse a propria disposizione. Infatti, in “natura sociale” non esiste alcun gruppo
disposto a cedere risorse, per giunta gratuitamente. Di qui la favoletta della redistribuzione ad
uso e consumo dei burocrati: siamo qui per fare il vostro bene, cari cittadini…
E invece, come è naturale che sia, fanno il loro. Qui, infatti, sono i cittadini - ecco la mancanza di una diffusa cultura antifiscale - che non non fanno il proprio interesse, che consisterebbe non nella pura e semplice protesta fiscale ( o peggio nell'atomistica evasione..), bensì nell'imporre la traduzione politica - quindi operativa - di una riforma fiscale in grado di tagliare - metaforicamente s'intende - la testa ai burocrati. Sicché, in assenza, di una reazione a livello "politico" (del resto, come abbiamo detto, non sollecitata a livello sociale), le burocrazie continuano a rendere impossibile qualsiasi riforma. Tutto questo va ad alimentare quel circolo vizioso della paura, che sembra attanagliare la destra, timorosissima dello scontro sociale, come prova la passività del governi Berlusconi. Purtroppo il cambiamento non è mai indolore. Come del resto dimostra
quel che sta accadendo a Renzi entrato in rotta di collisione con le
burocrazie sindacali.
Perciò, concludendo, qual è la
ricetta per una destra che voglia ritenersi tale? Meno stato, meno tasse, meno burocrazia. Il che però richiede innanzitutto un coraggio
e un' intelligenza politica che finora la destra non ha mai mostrato di possedere. Anche perché, una cosa è cavalcare la rivolta
fiscale per vincere le elezioni, un’altra tradurla in serio programma
di governo, da applicare in modo inflessibile.
Carlo Gambescia
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