sabato 4 ottobre 2014

I licenziamenti al Teatro dell'Opera di Roma
E ora l'ex sindaco Alemanno cavalca i sindacati...

Alemanno negli anni  Settanta 
Buongiorno a tutti. Capito? Sempre a proposito dell'Opera di Roma: prima l'ex sindaco Gianni Alemanno ha mostrato di non essere in grado di contrastare lo strapotere sindacale di un pugno di musicisti ingrati (che invece di essere felici del proprio bellissimo lavoro, pensavano solo ai soldi), ora vuole cavalcare la protesta dei sindacati. Ecco una sua dichiarazione di ieri:
" Mentre noi puntavamo a risolvere i problemi di bilancio rilanciando attraverso il maestro Muti investimenti e sponsor, Fuortes ha subito puntato all'applicazione della legge Bray che si traduce in una pesante ristrutturazione della Fondazione. Di fronte a questo progetto è partita la protesta sindacale che Fuortes non solo non ha fatto nulla per gestire, ma ha acuito puntando a dividere e contrapporre le sigle sindacali. In questo periodo va di moda scaricare ogni responsabilità sui sindacati, ma non sempre i sindacati hanno tutte le colpe e le responsabilità. É inutile quindi scaricare solo su di loro la responsabilità del clima difficile che ha indotto il maestro Muti ad abbandonare la direzione del Teatro. Il Maestro ha compreso perfettamente che non c'era nessuna intenzione nè da parte del Sindaco, nè da parte del sovraintendente, di investire sulla qualità del Teatro" ( cfr. la Pagina Fb dell'ex sindaco: si notino tutti gli accenti sbagliati) .
Certo, ex sindaco Alemanno, si chiama Muti per rilanciare... E come si investe nella "qualità del Teatro"? Abbandonando Muti nelle mani di orchestrali sindacalizzati e prepotenti, da ben prima dell'approvazione della legge Bray. Il "clima" all'Opera era (ed è) quello della famosa felliniana "Prova d'orchestra"... All'estero ci ridevano (e ridono) dietro. E si scommetteva sulla capacità di resistenza di Muti... 
Questa è la verità. Questa è la destra italiana. Punto. E i più confusi sono quelli che provengono dal neofascismo (come prova la foto)... Marino ha fatto quel che era giusto fare. Bravo!

Carlo Gambescia

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