mercoledì 29 ottobre 2014

    La storia insegna che un' istituzione debole, quando cede sui fondamentali presto si sfalda
La  Perestrojka di  
Papa (Gorby) Francesco




Quando elessero questo Papa (dico Bergoglio, non l’altro in pensione) lo trovai subito simpatico, per  il suo stile spiccio, periferico, garibaldino-peronista.  Tant’è vero che gli dedicai una miniserie eroicomica, “Comandante Francisco” (eccola qui:http://piccolozaccheo.wordpress.com/2013/04/18/comandante-francisco-1/ ).
Di solito, faccio bene a fidarmi della prima impressione. Stavolta, però, ho paura che la prima impressione mi abbia fregato. Spiego perché in due parole,  nello stile spiccio di cui sopra.
Dei provvedimenti tipo l’asfaltatura dei Francescani dell’Immacolata non parlo, non ne so abbastanza e anche se ne sapessi, non sono affari miei. Parlerò invece degli affari miei, cioè della linea di Papa Bergoglio su diritto di famiglia, omosessuali, etc., e delle parole che usa per sostenerla. Quelli sono affari miei perché una famiglia ce l’ho anch’io; e perché le parole servono anche a me.
Cominciamo dalle parole. Al Sinodo o pre-Sinodo,  Papa Bergoglio e i prelati del suo partito hanno fatto largo, larghissimo uso di parole quali “amore”, “misericordia”, “perdono”, “accoglienza”. In sé, niente di strano e nuovo. Rilevo però che queste belle e tenere parole cristiane sono state rivolte prevalentemente all’indirizzo di gruppi di pressione che godono già dell’appoggio unanime dei powers that be: a favore degli omosessuali e del loro diritto a sposarsi e ad avere figli si sono schierati non solo i principali media del mondo occidentale, ma addirittura il Presidente degli Stati Uniti e gli amministratori delegati di istituzioni finanziarie come Goldman Sachs. Certo, anche i ricchi piangono, e anche i potenti sono figli di Dio.  Non li vedo però tanto discriminati, tanto umiliati e offesi, tanto vittime da avere un impellente bisogno di soccorso. In diverso ambito, per esempio politico, il tono di Bergoglio & C. si chiamerebbe “correre in soccorso del vincitore”, o se si preferisce l’americano, “bandwagoning”.  Sono già in tanti a conformarsi,  uno più uno meno il risultato non cambia: tranne che per la Chiesa.
La linea. La linea di papa Bergoglio pare la seguente.  La distanza tra il dire e il fare, tra vissuto quotidiano dei popoli non solo occidentali e dogmatica e morale cattoliche è così grande, che per non uscire dal mercato la Chiesa deve adattare le sue politiche di marketing  al profilo del consumatore, che così si fidelizza. Di qui, uscite come il celebre “Chi sono io per giudicare?” (Risposta: “Sei il Vicario di Cristo, ciò che leghi e sciogli in terra sarà legato e sciolto in Cielo; e siccome la Persona della Quale fai le veci è momentaneamente fuori stanza, su questa terra non puoi passare la pratica a Lui”). Il tutto, condito di colpi al cerchio progressista e colpi alla botte tradizionalista, in collaudato stile curial-gesuitico, per presentarsi come leader al di sopra delle parti.
Non so se funzionerà. Secondo me, funzionerà nel breve periodo, non funzionerà nel medio e lungo. Certo sono opinioni... Del resto  se Scalfari si permette di dare del  "tu" a Dio, dal momento che ha scritto libri  come  "Incontro con Io" e  L'uomo che non credeva in Dio",  potrò ben scrivere questa paginetta, sul mio   io [minuscolo] e  il Papa.   Al contrario di Scalfari, non ho un canale privilegiato con Dio: la mia prognosi è puramente temporale e umana. La storia insegna che una istituzione debole, quando cede sui fondamentali – ideologici e/o organizzativi – presto si sfalda.
Si è visto bene con l’URSS. Colà, la distanza tra il dire e il fare, tra vissuto quotidiano dei popoli e dogmatica e morale comuniste era come minimo uguale a quella che indebolisce, oggi, la Chiesa cattolica. (Con l’aggravante che le promesse declinate in un futuro temporale e visibile che non arriva mai hanno gambe più corte delle promesse declinate in un Aldilà eterno invisibile per definizione). Arriva Gorbaciov, che subito si distingue dai suoi predecessori per l’aria spiccia, periferica, garibaldina.  Dopo le mummie brezneviane, “Finalmente una persona normale!” pensarono in tanti (anche io). Gorby attacca con la glasnost, dice pane al pane, ammette che proprio non ci siamo, che bisogna rimboccarsi le maniche e rifare se non tutto quasi; e in sostanza lascia intendere che il comunismo è meglio lasciar perdere, anche se evita smentite ufficiali del dogma e della morale comuniste. Dice semmai che quanto di buono c’è nel comunismo come promessa e intenzione (giustizia, eguaglianza, etc.) si può realizzare solo sbaraccando le istituzioni comuniste: e in effetti le sbaracca.
Nel frattempo, apre un cordiale dialogo con il nemico di sempre, gli USA capitalisti e imperialisti. Nel corso del dialogo, Gorby avanza una proposta: “Noi togliamo il disturbo nei paesi del Patto di Varsavia, e li lasciamo liberi di andare per la loro strada. In cambio, voi mi promettete di non espandere la NATO in quei paesi.” Il presidente USA accetta al volo la straordinaria apertura, e così travolgente è l’entusiasmo per la storica svolta di progresso e libertà, che le delegazioni sovietica e statunitense si scordano di mettere l’accordo per iscritto. Risultato: oggi,  Rep. Ceca, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania, Croazia sono membri NATO.  Sono inseriti nel Membership Action Plan (procedura di pre-adesione alla NATO) Bosnia-Erzegovina, Georgia e Ucraina. Il confine ucraino dista 465 km. di pianura sarmatica (percorsi dalle FFAA tedesche per l’attacco all’URSS nella IIGM) da Mosca.
Attenzione ai travolgenti entusiasmi, Santità. 

Roberto Buffagni


Roberto Buffagni è un autore teatrale. Il suo ultimo lavoro, attualmente in tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo fondamentalista, musiche di Alessandro Nidi, regia di Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e Isa Danieli. Come si vede anche dal titolo di questo spettacolo, ha un po’ la fissa del Risorgimento, dell’Italia… insomma, dell’oggettistica vintage...

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