La storia insegna che un' istituzione debole, quando cede sui fondamentali presto si sfalda
La Perestrojka di
Papa (Gorby) Francesco
Quando elessero questo Papa (dico Bergoglio, non l’altro in
pensione) lo trovai subito simpatico, per
il suo stile spiccio, periferico, garibaldino-peronista. Tant’è vero che gli dedicai una miniserie
eroicomica, “Comandante Francisco” (eccola qui:http://piccolozaccheo.wordpress.com/2013/04/18/comandante-francisco-1/ ).
Di solito, faccio bene a fidarmi della prima impressione.
Stavolta, però, ho paura che la prima impressione mi abbia fregato. Spiego
perché in due parole, nello stile
spiccio di cui sopra.
Dei provvedimenti tipo l’asfaltatura dei Francescani
dell’Immacolata non parlo, non ne so abbastanza e anche se ne sapessi, non sono
affari miei. Parlerò invece degli affari miei, cioè della linea di Papa
Bergoglio su diritto di famiglia, omosessuali, etc., e delle parole che usa per
sostenerla. Quelli sono affari miei perché una famiglia ce l’ho anch’io; e
perché le parole servono anche a me.
Cominciamo dalle parole. Al Sinodo o pre-Sinodo, Papa Bergoglio e i prelati del suo partito
hanno fatto largo, larghissimo uso di parole quali “amore”, “misericordia”,
“perdono”, “accoglienza”. In sé, niente di strano e nuovo. Rilevo però che
queste belle e tenere parole cristiane sono state rivolte prevalentemente
all’indirizzo di gruppi di pressione che godono già dell’appoggio unanime dei powers that be: a favore degli
omosessuali e del loro diritto a sposarsi e ad avere figli si sono schierati
non solo i principali media del mondo occidentale, ma addirittura il Presidente
degli Stati Uniti e gli amministratori delegati di istituzioni finanziarie come
Goldman Sachs. Certo, anche i ricchi piangono, e anche i potenti sono figli di
Dio. Non li vedo però tanto
discriminati, tanto umiliati e offesi, tanto vittime da avere un impellente
bisogno di soccorso. In diverso ambito, per esempio politico, il tono di
Bergoglio & C. si chiamerebbe “correre in soccorso del vincitore”, o se si
preferisce l’americano, “bandwagoning”.
Sono già in tanti a conformarsi,
uno più uno meno il risultato non cambia: tranne che per la Chiesa.
La linea. La linea di papa Bergoglio pare la seguente. La distanza tra il dire e il fare, tra
vissuto quotidiano dei popoli non solo occidentali e dogmatica e morale
cattoliche è così grande, che per non uscire dal mercato la Chiesa deve adattare le sue
politiche di marketing al profilo del
consumatore, che così si fidelizza. Di qui, uscite come il celebre “Chi sono io
per giudicare?” (Risposta: “Sei il Vicario di Cristo, ciò che leghi e sciogli
in terra sarà legato e sciolto in Cielo; e siccome la Persona della Quale fai le
veci è momentaneamente fuori stanza, su questa terra non puoi passare la
pratica a Lui”). Il tutto, condito di colpi al cerchio progressista e colpi
alla botte tradizionalista, in collaudato stile curial-gesuitico, per
presentarsi come leader al di sopra delle parti.
Non so se funzionerà. Secondo me, funzionerà nel breve
periodo, non funzionerà nel medio e lungo. Certo sono opinioni... Del resto se Scalfari si permette di dare del "tu" a Dio, dal momento che ha scritto libri come "Incontro con Io" e L'uomo che non credeva in Dio", potrò ben scrivere questa paginetta, sul mio io [minuscolo] e il Papa. Al contrario di Scalfari, non ho un canale privilegiato con Dio: la mia
prognosi è puramente temporale e umana. La storia insegna che una istituzione
debole, quando cede sui fondamentali – ideologici e/o organizzativi – presto si
sfalda.
Si è visto bene con l’URSS. Colà, la distanza tra il dire e
il fare, tra vissuto quotidiano dei popoli e dogmatica e morale comuniste era
come minimo uguale a quella che indebolisce, oggi, la Chiesa cattolica. (Con
l’aggravante che le promesse declinate in un futuro temporale e visibile che
non arriva mai hanno gambe più corte delle promesse declinate in un Aldilà
eterno invisibile per definizione). Arriva Gorbaciov, che subito si distingue
dai suoi predecessori per l’aria spiccia, periferica, garibaldina. Dopo le mummie brezneviane, “Finalmente una
persona normale!” pensarono in tanti (anche io). Gorby attacca con la glasnost,
dice pane al pane, ammette che proprio non ci siamo, che bisogna rimboccarsi le
maniche e rifare se non tutto quasi; e in sostanza lascia intendere che il
comunismo è meglio lasciar perdere, anche se evita smentite ufficiali del dogma
e della morale comuniste. Dice semmai che quanto di buono c’è nel comunismo
come promessa e intenzione (giustizia, eguaglianza, etc.) si può realizzare
solo sbaraccando le istituzioni comuniste: e in effetti le sbaracca.
Nel frattempo, apre un cordiale dialogo con il nemico di
sempre, gli USA capitalisti e imperialisti. Nel corso del dialogo, Gorby avanza
una proposta: “Noi togliamo il disturbo nei paesi del Patto di Varsavia, e li
lasciamo liberi di andare per la loro strada. In cambio, voi mi promettete di
non espandere la NATO
in quei paesi.” Il presidente USA accetta al volo la straordinaria apertura, e
così travolgente è l’entusiasmo per la storica svolta di progresso e libertà,
che le delegazioni sovietica e statunitense si scordano di mettere l’accordo
per iscritto. Risultato: oggi, Rep.
Ceca, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania,
Slovacchia, Slovenia, Albania, Croazia sono membri NATO. Sono inseriti nel Membership Action Plan (procedura di pre-adesione alla NATO)
Bosnia-Erzegovina, Georgia e Ucraina. Il confine ucraino dista 465 km . di pianura sarmatica
(percorsi dalle FFAA tedesche per l’attacco all’URSS nella IIGM) da Mosca.
Attenzione ai travolgenti entusiasmi, Santità.
Roberto Buffagni
Roberto Buffagni è un
autore teatrale. Il suo ultimo lavoro, attualmente in tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo fondamentalista, musiche di Alessandro Nidi, regia di Cristina Pezzoli,
con Veronica Pivetti e Isa Danieli. Come si vede anche dal titolo di questo
spettacolo, ha un po’ la fissa del Risorgimento, dell’Italia… insomma,
dell’oggettistica vintage...
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